Chiesta la revoca dell’obbligo di dimora. Questa la mossa dell’avvocato Paolo D’Ambrosio, legale di Luigi Tannoia, il 54enne carabiniere, comandante del NIL (Nucleo Investigativo Lavoro), coinvolto nell’inchiesta “Mercanti nel Tempio” della Guardia di Finanza. Tannoia, durante l’interrogatorio davanti a pm e gip ha respinto le accuse. “Ha fornito spiegazioni che ritengo sufficienti affinché i magistrati riconsiderino la vicenda”, le parole del legale.
Tannoia, stando alle accuse, avrebbe provato ad eludere le indagini della Guardia di Finanza fornendo dritte alla dirigenza dell’Ispettorato e provando a scoprire l’oggetto dell’indagine dei berretti verdi. Un comportamento che per i pm avrebbe “condizionato negativamente le intercettazioni e il monitoraggio della stessa direttrice in una fase cruciale e determinante dell’indagine”.
Il carabiniere avrebbe provato – senza riuscirci – a scoprire a chi appartenesse l’auto notata pedinare un ispettore del lavoro, avrebbe chiesto informazioni a un finanziere sull’indagine in corso e avrebbe suggerito alla direttrice dell’Ispettorato (non indagata) di far bonificare gli uffici a caccia di eventuali microspie e telecamere: “Quelli con la scusa del calendario verificano gli uffici”, la frase del comandante del NIL relativa ad alcuni militari da lui personalmente conosciuti che in occasione della consegna del calendario augurale di fine anno avevano, nella circostanza, eseguito un sopralluogo con finalità investigative specificando che il reparto di appartenenza dei militari si occupava di investigazioni di natura complessa, mentre la consegna dei calendari augurali era di norma effettuata da personale non operativo e in uniforme e non, come si era verificato il 15 dicembre 2016 da un capitano e un luogotenente in abiti borghesi.
Il carabiniere raccomandò anche di prestare attenzione a qualunque attività tecnica esterna. Nell’ordinanza sono riportate queste intercettazioni: “Rimanete un poco con le orecchie tese per vedere se ci sta gente strana che entra in ufficio con qualsiasi scusa che ne so… il tecnico del telefono o cose e che ti viene a mettere… bisogna seguirlo passo passo per vedere quello che…” E ancora: “Se devono lavorare e devono mettere la telecamera, devono lavorare sulla linea telefonica, devono far vedere che fanno qualche cosa per poter…” Tannoia avrebbe infine suggerito le attività utili a scongiurare eventuali movimenti di natura investigativa: “Se lei ci mette sempre il marcatore fisso ad uomo sopra… quelli non possono muoversi in una certa maniera”.
La difesa respinge in toto ogni accusa e parla di frasi generiche tra Tannoia e la direttrice, evidenziando che il carabiniere non avrebbe mai tentato di eludere le indagini, anche perchè non sapeva nulla riguardo all’inchiesta stessa.
“Se davvero il mio assistito avesse svolto un ruolo di favoreggiatore, cosa che non ha fatto, avrebbe confermato e non sviato sui sospetti che oggetto dell’indagine fosse l’attività degli ispettori ed è quanto ho rimarcato nell’istanza di revoca dell’obbligo di dimora”, ha concluso l’avvocato D’Ambrosio.