Sono senza fine i problemi e i contenziosi derivanti dalla variante al Piano di Zona 167 approvata dal Consiglio comunale nel 2009, che si tradusse con l’assegnazione di maggiori volumetrie, le famose “volumetrie disperse della 167”. Una delle tante criticità di quell’articolata distribuzione di suoli effettuata dall’Ufficio del Piano ai tempi delle due amministrazioni foggiane di centrosinistra, Ciliberti e Mongelli, è rappresentata dalla vicenda della cooperativa il Poggio Margherita, che nel 2010 stipulò una convenzione con atto pubblico per la compianta notaio Alba Mazzeo, che aveva ad oggetto la concessione del diritto di proprierà di un terreno del Comparto Insula Via Bari. Per la realizzazione del programma costruttivo, che comprendeva immobili residenziali, box auto e posti auto da destinare ai soci, la coop Poggio Margherita, titolare del suolo tra Corso del Mezzogiorno, Via Gramsci e Viale Kennedy e dei due terzi di un lotto al Rione Biccari, stipulò un contratto di appalto con l’impresa edile Elisa Costruzioni srl, ora Sole Costruzione srl della famiglia dei palazzinari foggiani Salice.
Dal 2010 ad oggi però, nemmeno l’ombra di una casa per i sottocrittori, che si sono dissanguati i risparmi tra quote ed interessi. In quella zona ci sono due palazzine quasi complete, ma interrotte. Vuote. Palazzi che sulla planimetria si sarebbero dovuti affacciare su Corso del Mezzogiorno e che invece sono stati soppiantati da un edificio commerciale, che crea rendita solo al costruttore. Ma andiamo con ordine.
L’entusiasmo iniziale per la coop
Che a costruire fosse Corrado Salice per tante coppie vogliose di acquistare un appartamento era motivo di orgoglio perché sinonimo di qualità. Il mercato edile non era ancora in coma profondo, i prezzi delle case non erano ancora crollati e molti, ignari di quel che sarebbe accaduto dopo, versarono la loro quota nella coop a scatola chiusa pur di avere i loro 80 metri quadrati in quella zona.
Gli scavi per le fondamenta si avviano solo nel 2011, quando l’impresa per mezzo del CdA della coop chiede di versare una nuova somma, con la garanzia che le case sarebbero state consegnate entro due anni al massimo.
Nel 2012 col secondo versamento, però, i lavori cominciano a fermarsi, ma nel 2013 tra gli applausi e la benedizione dei soci la filiale di Mps vicino alla Questura, oggi chiusa, concede un mutuo di ben 5 milioni di euro. Il vecchio presidente della coop Francesco Paolo Basile viene sostituito da La Salvia amministratore unico, mentre Salice con i suoi due figli fidejussori resta ditta appaltante.
Il mutuo erogato per circa il 90% dei Sal alla coop e ai costruttori da 5 anni produce interessi di preammortamento ad un tasso dell’8,9%, che pagano i diversi soci. Ma il nodo della questione è tutta qui: gli appartamenti costruiti e promossi sulle planimetrie sono 58, mentre i soci su cui gravano i costi solo 28.
Ben 25 soci mancano all’appello. Son venuti meno o forse non sono mai esistiti, dal momento che le riunioni assembleari convocate dai costruttori appaiono oggi come “farlocche”, una vera e propria messa in scena.
Nel frattempo nel 2016 arriva una citazione in giudizio di Salice che vanta nei confronti della coop un credito di oltre 2 milioni di euro sul contratto d’appalto. Ma dove sono finiti dunque i 4 milioni e passa del mutuo già erogato? Perché l’amministratore unico La Salvia non ha pagato l’impresa?
Un mutuo milionario
Secondo quanto sostenuto dalla Direzione dei Lavori e dalla stessa Sole Costruzioni S.r.l., ad oggi i lavori sono stati effettuati nella percentuale pari al 90,66% dell’intero contratto di appalto, con conseguente maturazione di ulteriori crediti in favore della ditta appaltata, il tutto per la complessiva somma di 2.520.758,50 euro oltre IVA come per legge.
Da qui la richiesta al Comune di Foggia da parte della Cooperativa di impegnarsi a trasferire e cedere – quale prestazione in luogo dell’adempimento – alla Sole Costruzioni S.r.l., 25 unità immobiliari residenziali, 25 box-auto e 25 posti-auto, a totale soddisfazione di quanto, dalla società appaltatrice, maturato sino ad oggi, per i lavori realizzati.
Le divergenze tra Avvocatura ed Area tecnica
L’Avvocatura civile si pronuncia positivamente sulla questione tanto da rilevare che la convenzione tra Comune e Poggio Margherita è un atto amministrativo a contenuto complesso, caratterizzato dalla coesistenza di aspetti privatistici con gli obiettivi di interesse pubblicistico, quale è quello della politica abitativa diretta a consentire ai cittadine meno abbienti l’acquisizione della proprietà della casa, distinguendo tra clausole a contenuto necessario e clausole a contenuto pattizio. Tra le prime vi sono quelle relativa all’assegnazione degli alloggi. Insula Bari era inserita un piano di edilizia agevolata a prezzo precostituito vincolato in favore di soggetti aventi i requisiti soggettivi per raggiungere l’obiettivo legislativo.
Per l’Avvocatura del dirigente Mimmo Dragonetti la richiesta della cooperativa non apporta “profitto lucrativo”, ma esclusivamente il vantaggio di poter raggiungere lo scopo sociale mediante l’assegnazione degli alloggi rimasti nella sua disponibilità. L’avvocato suggerisce solo all’impresa di assumersi il rischio di una commercializzazione degli appartamenti a prezzi vincolati a favore di soggetti con i requisiti qualificati.
Segue quindi anche il parere positivo e la determinazione del dirigente dell’Urbanistica, l’ingegner Paolo Affatato, datata 1 settembre 2017. Il 17 novembre però, il giorno prima della stipula e della cessione degli appartamenti, il super dirigente foggiano blocca tutto, ritira la determina in autotutela e revoca il suo assenso, inviando una lettera alla coop.
L’atto transattivo tra coop e Salice deve passare per il Consiglio comunale, spiegano a l’Immediato dagli uffici dell’Urbanistica. Questa vicenda secondo qualcuno si lega ad altre storie, che il nostro net journal ha già raccontato in ordine al Contenzioso 167. Gli stessi soggetti in lotta dentro il Poggio Margherita sono interessati da un lato al Comparto 28 e dell’altro, con Coop Casa e La Salvia, alla vicenda del rustico che ha ostruito la villetta bifamiliare di Saverio Normanno, Madaga srl. Il tutto mentre mancano i 30 alloggi che il Consorzio Coop Casa avrebbe dovuto consegnare al Comune di Foggia.
I dubbi
Non si contano le transazioni e i tentativi di conciliazione. A fronte dei suoi oltre 3 milioni di danni richieste all’Ente, La Salvia potrebbe ricevere alcuni suoli al Rione Biccari, proprio per realizzare i 30 alloggi, suoli che secondo i bene informati sarebbero stati individuati in un suolo da espropriare dietro all’Enaip, con urgenza e per pubblico interesse.
Fonti vicine ai soci si chiedono perché il dirigente Affatato abbia ritirato il suo atto. In cosa si è leso l’interesse pubblico? In una città così disperata e con un mercato edile saturo perché 30 appartamenti già libere e quasi ultimati non vengono utilizzati per coprire parte dell’emergenza abitativa? Che necessità c’è di costruire ancora un altro comparto? Perché il complesso di Via Bari è in piedi da 8 anni e fermo da 2? “Vogliamo i nomi dei soggetti cooperativistici pronti ad investire i loro risparmi al Rione Biccari. Gli amministratori hanno mai percorso lo sfacelo di Corso del Mezzogiorno?”, la domanda di alcuni soci, che cade nel vuoto.