Ennesimo colpo alla rete di Olinto Bonalumi, il “Lupin foggiano”. Ieri il sequestro da 1,5 milioni della Guardia di Finanza che ha dato l’ennesima mazzata al noto rapinatore. Una vita “da film” quella del 58enne Olinto, in passato invischiato in numerosi fatti di cronaca. Su tutti, il colpo in stile “Ocean’s eleven” al caveau della NP Service l’1 maggio 2009. Bottino 5 milioni di euro. Dopo quella rapina, però, non gli si presentarono alla porta George Clooney e Brad Pitt, bensì i grandi capi della “Società Foggiana”, Tolonese, Mansueto, Soldo, Russo, Corvino, Ariostini, Francavilla, i tre Lanza e Di Brita. Bonalumi agì senza il consenso dei boss e per questo versò una tangente di 500mila euro per dormire tranquillo. Quel giorno il bottino, in contanti, venne portato via senza lasciare tracce, senza far scattare nessun allarme e con i monitor dei vigilantes che durante la rapina non avevano trasmesso nulla di strano. La banda di Bonalumi acquistò della sofisticatissima strumentazione elettronica e manuali per aprire camere di sicurezza in diversi paesi d’Europa (soprattutto Germania) e in America.
Eppure almeno fino al 2012, Bonalumi non godeva di un tenore di vita particolarmente elevato. Nel gennaio di quell’anno, il criminale foggiano rimproverò il figlio Fabrizio durante una conversazione in carcere dove il giovane era detenuto per una rapina. Una tirata d’orecchie per la mancata restituzione di appena 300 euro che l’uomo aveva prestato al giovane e che quest’ultimo aveva diviso con i complici della rapina. Ma ad aprile dello stesso anno, Bonalumi era il ritratto della felicità. Al figlio regalò una nuova Vespa, vestiti per 3800 euro e una Mercedes SL a due posti (costo superiore ai 90mila euro). Poi ulteriori 2500 euro versati sul libretto di Fabrizio, tappeti nuovi, ancora vestiti e scarpe. Inoltre Patrizia Di Biase, moglie di Bonalumi, acquistò appartamenti a Vico del Gargano (compreso un palazzotto signorile) tramite versamento di numerosi assegni da 5 e 10mila euro. Edifici poi sequestrati dalla Guardia di Finanza.
L’uomo, secondo gli inquirenti, stravolse la sua vita dopo il colpo al Banco di Napoli in Piazza Puglia a Foggia nel marzo 2012 (Operazione Goldfinger). La sua banda svaligiò 165 cassette sulle 500 presenti nell’istituto. Bottino 15 milioni. Lui e i suoi soci, tra cui Stefano Virgili, “il mago delle vedove”, grande amico del “Nero” Massimo Carminati, boss della Banda della Magliana arrestato in “Mafia Capitale”, spiccarono letteralmente il volo.
Privè e champagne a Barcellona
Anche il braccio destro di Bonalumi, Federico De Matteis cominciò a disporre di grandi disponibilità economiche nonostante un passato da nullafacente. L’uomo acquistò una Toyota Yaris di 12.400 euro ed era interessato all’acquisto di un’unità immobiliare di Foggia, all’interno di un complesso residenziale di pregio ed elevato valore economico, probabilmente a nome della madre. Fino alla fine del 2011, De Matteis abitava con la famiglia in una baracca all’estrema periferia di Foggia.
Ad aprile 2012, poche settimane dopo il colpo in banca, De Matteis si recò a Barcellona in aereo assieme a Venturo Ricchiuti e Giovanni Maffei, membri della banda arrestati in “Goldfinger”. In Spagna fu festa grande. I tre malviventi impegnarono un privè in un rinomato locale della città catalana al costo di 10mila euro, spassandosela a bere champagne. Poi, al ritorno in Italia, nel maggio dello stesso anno, De Matteis acquistò un’Audi A5 cabriolet, ultimo modello, valore 50mila euro, importata direttamente dalla Germania. Anche Domenico Di Sapio, guardia giurata e complice della banda, cambiò il tenore di vita affittando una casa al mare e concedendosi un viaggio nel Regno Unito.
Durante l’intercettazione di una conversazione in carcere tra il detenuto Fabrizio Bonalumi, il padre Olinto e la madre Patrizia Di Biase, il giovane chiese al genitore del furto al “caveau” (parola che il giovane pronunciò distintamente nel corso della conversazione) e se vi avesse preso parte anche De Matteis. Una domanda “scomoda” visto che papà Bonalumi rispose seccato: “Non sono affari tuoi”. Tornato calmo, il capo della banda rivelò al figlio che De Matteis gli aveva comprato un paio di Burberry. “Quelle estive di tela… Ti vanno bene?” “Aivoglia!” rispose eccitato Fabrizio. “Ma sono quelle della pubblicità?” “Si, si. Proprio quelle”. Un’intercettazione che rese ancora più evidente il rapporto tra De Matteis e la famiglia Bonalumi, protagonisti negli ultimi anni di una vita da film.
Nel mirino della banda anche “Sarni Oro”
La polizia stanò l’organizzazione criminale nel 2015, dopo quasi tre anni di indagini. Gli agenti ricostruirono le dinamiche di un inedito sodalizio, quello tra la malavita foggiana e quella romana. Oltre al furto al caveau del Banco di Napoli ci fu anche il tentato colpo alle due gioiellerie “Sarni Oro” della “Mongolfiera” a Foggia ad agosto del 2012. Un tentato furto emerso durante le indagini, realizzate attraverso servizi di pedinamento e intercettazioni telefoniche (come si vede nel video in alto con le conversazioni tra Bonalumi e De Matteis e Bonalumi e Virgili).
Ed è in quell’occasione che venne fuori Stefano Virgili, esperto nel violare anche i sistemi di allarme più complicati, vicino in passato alla “Banda della Magliana” e coinvolto nel clamoroso furto al caveau del Palazzo di Giustizia di Milano compiuto nel luglio del 1999 assieme proprio a Massimo Carminati. I foggiani Bonalumi, De Matteis e Ricchiuti furono accusati di aver tentato il furto alle gioiellerie Sarni assieme a Virgili, Izzi, Vincenzo Facchini (romano del ’53), Ruggero Racano (foggiano del ’65), Franco Papa (romano del ’53) e Gianluca Contini (foggiano del ’74 detto “u bell fat”). Accusati di aver riciclato il denaro preso dal caveau Ricchiuti, Antonio Caputo di Cerignola (classe ’65) e Patrizia Di Biase. Un altro arrestato, il foggiano Corrado Folchino del ’61, fu invece accusato di aver ricettato altro materiale proveniente dal furto. Gli inquirenti ricostruirono tutto il mosaico dopo tre anni di indagini fino ad identificare un totale di quindici persone.