Si parla di almeno altri due imprenditori finiti nel mirino di Fabio Caggiano, il fruttivendolo del mercato Rosati di Foggia arrestato per usura dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione “Sabbie”. L’uomo, 37 anni, stando alle carte dell’inchiesta, avrebbe minacciato di morte un giovane imprenditore della città, costretto a cedere un pub (valutato 19mila euro) del centro foggiano pur di soddisfare le pressanti richieste di Caggiano. Anni di inferno per la vittima, finita in una spirale senza uscita dopo aver ottenuto un prestito di 2mila euro dal suo aguzzino. “Ti taglio la testa, ti uccido – le minacce -. Se entro venerdì non mi porti i soldi, do fuoco a mezza città”. E ancora: “Non voglio più nulla, voglio solo abbracciarti così forte da toglierti il respiro, giuro”.
Un calvario cominciato nel 2013, quando la vittima chiese denaro a Caggiano per fronteggiare le spese di gestione del pub. Due anni dopo, grazie a un finanziamento regionale, l’imprenditore versò 9500 euro al 37enne per far fronte al debito che nel frattempo era salito a 13mila euro. In seguito pattuì un pagamento mensile di rate da 500 euro senza riuscire a saldare il conto, elevatosi ulteriormente fino a 19mila euro. Fu così che arrivò a cedere il pub al suo aguzzino.
Poi l’imprenditore avrebbe ottenuto 5mila euro da Caggiano per aprire un’altra attività con l’accordo di restituire circa 2500 euro di interessi e assumere il fruttivendolo come dipendente.
Ma la vittima non riuscì ad onorare il debito iniziando a subire minacce di morte dall’arrestato. Infine, l’aggressione e il pestaggio a fine luglio scorso a Parco San Felice. Intanto l’imprenditore aveva già denunciato il fruttivendolo. Infatti la Guardia di Finanza aveva disposto le intercettazioni, scaturite nel blitz di qualche giorno fa durante un incontro tra Caggiano e la vittima, nel nuovo locale dell’imprenditore.
La difesa di Caggiano
L’arrestato si è difeso davanti al gip del tribunale di Foggia, Elena Carusillo: “Non sono uno strozzino. Ho prestato soldi a un amico per aiutarlo e senza chiedere tassi d’interesse usurari”. Le minacce di morte? “Dovute al nervosismo del momento per la mancata restituzione del denaro”. Il gip, però, poco convinto dalla versione del fruttivendolo, ha confermato la custodia cautelare in carcere.
Altre vittime?
“Stiamo procedendo all’identificazione di un altro imprenditore usurato”, avevano detto i finanzieri in conferenza stampa. Ed infatti risulterebbe che la vittima avrebbe rivelato i nomi di altri imprenditori usurati (almeno due) da Caggiano in sede di denuncia. Le indagini continuano.