Torna in primo piano il caso di Giovanni Trotta, “don Gianni”, ridotto allo stato laicale nel 2012. L’uomo, oggi 56enne, sarà processato con il rito abbreviato dal 14 marzo. Trotta, ex sacerdote ed ex allenatore di una squadra di calcio giovanile, è imputato a Bari per violenza sessuale aggravata, produzione e diffusione di materiale pedopornografico e adescamento di minori. I fatti contestati, commessi in due piccoli centri del foggiano (Pietramontecorvino e Casalnuovo Monterotaro), risalgono al 2014. Lui si spacciava ancora per sacerdote e si faceva chiamare dai bambini e dai genitori “don Gianni”. Nell’udienza preliminare, iniziata oggi dinanzi al gup del Tribunale di Bari Roberto Oliveri del Castillo, l’imputato ha chiesto ed ottenuto di essere processato con il rito alternativo. Trotta, già condannato in primo grado a otto anni di carcere per violenza sessuale su un 11enne, è ora accusato di altri 9 casi di abusi su altrettanti minorenni tra i 12 e i 13 anni che facevano parte dello stesso gruppo di giovani calciatori del primo ragazzino.
La Chiesa aveva scoperto tutto senza mai denunciarlo ma limitandosi a toglierli l’abito talare. “Non divulgare i motivi del suo allontanamento per evitare scandalo”, scrisse il 16 marzo del 2012 la Congregazione per la Dottrina della fede, l’ex Santo Uffizio, nel provvedimento di dimissione dello stato clericale.
La Congregazione, all’epoca guidata dal cardinale Joseph Levada, impose al vescovo che “la nuova condizione di sacerdote dimesso non dia scandalo ai fedeli”. “Tuttavia – aggiunse – se sussiste il pericolo di abuso per i minori l’Ordinario può divulgare il fatto”. Silenzio, quindi. In pochi in paese sapevano, in realtà, che Trotta non era più un prete. “Al funerale del padre aveva il collarino ecclesiastico” raccontano oggi. “Frequentava la chiesa, ci aveva detto che era in attesa di una nuova destinazione”. Cominciò così ad allenare la squadra giovanile. I ragazzini furono bombardati dalle sue avance eppure nessuno denunciò. Il 15 novembre la dirigenza della squadra lo allontanò per “motivi etici”, senza avvisare la polizia che arriverà qualche giorno dopo su delega della pm di Bari, Filoni. È a quel punto che si aprì uno scenario definito “agghiacciante” dagli inquirenti.
Ma perché nessuno lo ha fermato? Perché gli è stato consentito di frequentare bambini nonostante i suoi precedenti? “Da un punto di vista del diritto canonico il provvedimento della Congregazione è inattaccabile: è stato inflitto il massimo della pena e la legge italiano non impone la denuncia” dicono i tecnici a Repubblica. Ma quella decina di bambini violati avrebbero potuto avere un futuro, se il vescovo dell’epoca, monsignor Domenico Cornacchia, lo avesse denunciato anche soltanto quando Trotta ha cominciato ad allenare, come d’altronde imponeva la direttiva del Vaticano.
“Ma io non sapevo nulla di Trotta – risponde ora Cornacchia – Non era un presbitero diocesano, avrebbero dovuto controllare il suo superiore generale e provinciale “. Monsignor Giuseppe Giuliano è il nuovo vescovo di Lucera. È arrivato da due giorni. Ha la voce provata: “Non sapevo nulla. Tremo a pensare a quei bambini – dice – È troppo tutto questo male”.