Sono passati pochi mesi e la polemica sulla gestione del Cup (centro unico di prenotazione) passa dall’Asl di Foggia agli Ospedali Riuniti. A Piazza della Libertà i sindacati denunciarono la “riduzione degli stipendi dei lavoratori”, quasi un’anticipazione della richiesta di chiarimenti sollevata dal consigliere regionale Rosa Barone (cinquestelle). “A partire da questo mese – scrive in una nota l’inquilina di via Capruzzi – i lavoratori del Cup degli ospedali Riuniti di Foggia, a seguito del subentro della nuova società Gpi di Trento aggiudicataria della gara d’appalto pubblica che esternalizza il centro unico prenotazione per i ticket, vedranno il loro contratto decurtato con un contratto multiservizi part-time a 36 ore”. “La società Gpi secondo una ‘tutela’ (ma non clausola sociale) prevista dal bando – prosegue -, si sarebbe vista assegnare l’appalto per cinque anni, con un punteggio superiore se la stessa avesse trattenuto i 23 lavoratori attualmente impegnati presso il Cup ospedaliero con contratto di somministrazione dell’agenzia Etjca. Ad oggi però i lavoratori si sono ritrovati con un contratto peggiore per CCNL e livello, rispetto a quello attuale e con un periodo di prova di sei mesi”.
“Che il bando fosse sbagliato dall’inizio lo si intuiva da subito, che la stessa Dirigenza Ospedaliera fosse poi così superficiale nell’accompagnare questo passaggio lo dimostra la gestione delle assunzioni delle 23 unità”, è il duro commento di Rosa Barone che prosegue: “Ci sono molti interrogativi che pongo a questo punto alla dirigenza ospedaliera e al direttore Antonio Pedota, lo stesso che superficialmente definì questo passaggio ‘come un bubbone da risolvere’: mi chiedo ad esempio come sia possibile che una dirigenza ospedaliera non faccia degli accertamenti in merito alla tipologia di contratti che vengano applicati ai lavoratori, a maggior ragione se questo parametro ha influito nell’assegnazione di un punteggio più alto all’azienda vincitrice. Vorremmo inoltre comprendere le ragioni di un periodo di prova di ben sei mesi, nonostante tutti riconoscano a questi lavoratori la professionalità derivante da 9 anni di servizio prestato presso il Riuniti. Vorrei capire inoltre se è vero che vi sia stata una negligenza da parte della dirigenza, che non avrebbe comunicato nei tempi e nelle modalità corrette all’agenzia Etjca il passaggio alla società Gpi, costringendo di fatto i lavoratori a recedere dai contratti di somministrazione per firmarne di nuovi. A pagare le scelte ‘leggere’ di questa dirigenza non devono essere i lavoratori, nel silenzio di tutti, compreso quello del presidente Michele Emiliano che ha trattenuto per sè la delega alla sanità, un settore che non riesce evidentemente a seguire adeguatamente. Chiediamo che il presidente Emiliano venga a riferire in Consiglio in merito a questa faccenda. Il presidente – conclude Barone – è ancora in tempo per riformare completamente la dirigenza del Riuniti, sul cui operato noi come Movimento 5 Stelle vigileremo costantemente. Questa vicenda è solo la risultante di tanti altri episodi similari che in passato come oggi hanno coinvolto tra gli altri il direttore Pedota o l’allora dirigente Teresa Romei”.
La replica: “Lavoratori più tutelati”
Passare da un’agenzia interinale alle dipendenze di una società leader nel settore non sarebbe poi così male. Almeno secondo la dirigenza degli OO.RR. “Siamo in una fase di approfondimenti – commenta il direttore amministrativo, Michele Ametta -, sicuramente qualcosa potrà essere migliorato nei prossimi giorni (il passaggio da 36 a 40 ore settimanali e la mancata previsione dei sei mesi di prova, NdR). Abbiamo già incontrato i direttori di area per comprendere cosa si può fare. L’azienda ospedaliera, però, non può andare oltre l’affidamento, può solo preoccuparsi della tutela del servizio pubblico. Il resto riguarda i rapporti privatistici tra la società che gestirà il servizio e i dipendenti”.
La perdita lorda calcolata sarà di poco superiore a 250 euro al mese. Cifra che potrebbe essere ridotta con un aumento delle ore. “Con le società interinali il lavoro era precario, perché il rapporto non poteva durare più di 3 anni (con la stessa agenzia) e non c’era alcuna clausola di salvaguardia (procedura per la quale la società subentrante si impegna ad assumere il personale nello stesso servizio, NdR) – continua Ametta -. Per di più, circa 3 anni fa hanno rischiato di perdere il posto di lavoro, perché se il servizio fosse stato affidato alla stessa società (Temporary) e non Etjca, non avrebbero potuto più lavorare”. Il sogno della “stabilizzazione” nel pubblico per i lavoratori è saltato perché sono stati assunti dopo la legge regionale del 2006 (allora c’era Vendola al comando) e non è mai stato possibile portare a compimento un provvedimento “bis” che allargasse la platea degli interinali “fortunati”. “I lavoratori devono stare tranquilli – conclude Ametta -, adesso saranno più garantiti rispetto al passato. Nelle manutenzioni per esempio, grazie alla clausola sociale, i dipendenti lavorano da 25 anni. Per questo sono fiducioso nella risoluzione positiva di ogni possibile malcontento”.