Violenze sessuali, molestie, minacce di licenziamento, sms pornografici. Un girone infernale vissuto da Anna Verde, oggi 40enne, nel convento di San Pio. “Satana nel convento”, il titolo dato dal settimanale L’Espresso che sul caso ha dedicato un approfondimento, anticipato ieri sulla nostra testata. La donna denunciò 14 anni da incubo alla polizia di Foggia e poi ai carabinieri della sezione della procura della Repubblica. Accuse confermate da tre frati che hanno vissuto nel convento in periodi diversi. Frati che raccontarono tutto anche a “Le Iene” prima di essere allontanati e mandati in esilio per aver “parlato”.
Anna Verde venne accolta quando era poco più che 20enne nel 1999. Aiutava in cucina lavorando in nero per i primi tre anni. Guadagnava 400mila lire al mese. “Pensavo di trovare la casa di Dio, l’amore cristiano, invece ho trovato un porcile“, si legge nella querela presentata nel febbraio 2014 alla procura di Foggia. Padre Gianmaria Digiorgio, economo del convento, la molestò sessualmente in cucina. “Mi veniva a trovare, metteva la mano sotto il saio e si masturbava”. Lei non ci stava e Digiorgio reagì così: “Mi rifiuti? Ed io allora vicino a te ti metterò i più maiali”. Frase ascoltata anche da un testimone e confermata davanti ai giudici. Digiorgio dal 2010 è stato trasferito a Foggia: “Anna ha denigrato l’abito che noi frati cappuccini indossiamo”, ha detto durante l’interrogatorio. “Ha denigrato l’abito del nostro confratello Padre Pio da Pietrelcina, facendo delle accuse contro la moralità”. E ancora: “Io ero seminarista con Padre Pio, siamo esenti da tutto questo malcontento che la signora Anna Verde ha presentato contro la nostra moralità. Noi diciamo quello che accade e che è accaduto ma senza offendere l’uno ed accusare l’altro. Abbiamo un abito da difendere”, in riferimento a coloro che hanno collaborato con la giustizia.
Anna scelse padre Felice Cangelosi, all’epoca vicario generale, oggi alla guida dei cappuccini di Messina, per un sostegno. Ma secondo i legali della donna, Cangelosi la isolò tanto da disporre che un frate la accompagnasse ogni volta che doveva uscire dalla struttura. Il frate scelto per questo “affiancamento”, avrebbe molestato la donna nell’estate 2009, durante un viaggio verso Bassano del Grappa.
Cangelosi ha sempre sminuito il problema, parlando solo di possibile mobbing. Eppure la donna ha raccontato ai giudici ben altre storie: “Ho continuato a subire avance da alcuni frati e ricevevo immagini sconce di frati in mutande. Volevano farmi impazzire per il disagio“. Ad ottobre 2013 un frate le disse: “Mi piaci con le gambe aperte“, conversazione registrata dalla donna.
Ben 328 i file audio registrati da Anna e centinaia di sms. Anna era prigioniera del convento. 14 anni infernali. Senza relazioni con l’esterno. E se avesse lasciato la struttura i frati avrebbero fatto in modo di ridurla in miseria. L’ultima molestia giunse da un laico che lavorava nel convento, Matteo Nardella, attualmente imputato al tribunale di Foggia. Nel luglio 2012 l’uomo provò a molestarla poi la aggredì. Anna dovette ricorrere alle cure del Pronto Soccorso e ai medici, preoccupati dalle sue condizioni, raccontò tutto. La vendetta dei frati fu tremenda: venne dapprima licenziata, infine sfrattata dall’abitazione messa a sua disposizione dagli stessi cappuccini a fronte di un piccolo affitto.
Nardella, come detto, è ancora sotto processo. Intanto la difesa si è opposta alla richiesta di archiviazione formulata dalla procura per i reati riguardanti i frati e bollati come semplici “maltrattamenti sul posto di lavoro“. Il gip dovrà fissare una nuova udienza per discutere la scelta della procura. I legali della parte offesa hanno impugnato anche il “licenziamento per giusta causa”, inflitto alla donna dai cappuccini. Si prevedono novità prossimamente.