Doveva essere già pronto quest’estate l'”ospedale del futuro” di Foggia. Quasi 65 milioni di euro per un’opera imponente, con oltre 200 posti letto pronti ad ospitare il “polo” dell’emergenza-urgenza (Pronto soccorso, Chirurgia d’urgenza, Utic, Rianimazione, Stroke Unit). A battezzarlo, poco meno di 3 anni fa, arrivò il governatore Nichi Vendola, armato di cazzuola ed elmetto per la posa della prima pietra con il commissario straordinario – fedelissimo – Tommaso Moretti: “È uno dei cantieri più importanti del Mezzogiorno – aveva dichiarato il politico di Terlizzi -, tra i più importanti della storia di Foggia”. Prima della festa pomposa, per riaffermare la vision del “manager-palazzinaro” di Monopoli che in pochi anni ha stravolto gli Ospedali Riuniti rendendolo un vero e proprio cantiere a cielo aperto, pieno di nuove strutture ma senza personale per riempirle. Dopo l’effetto spot di quella giornata, però, sono arrivati i problemi. I lavori affidati al colosso di Modugno Debar Costruzioni Spa, dell’ex presidente Confindustria Puglia Domenico Di Bartolomeo, si sono arenati. Così, non è stato possibile rispettare il termine del 18 giugno 2014 per la conclusione dei “lavori in urgenza”, come previsto dal verbale di consegna firmato a marzo 2012. Già allora, tuttavia, una “perizia di variante in corso d’opera” aveva fatto slittare il termine a dicembre 2014. Nel frattempo, persino il cartello obbligatorio con i dettagli del “più grande appalto degli ultimi anni in provincia di Foggia” è collassato su se stesso, non si capisce se per via delle intemperie o di altri cause tutt’ora sconosciute. Fatto sta che al momento c’è ancora solo l’enorme scheletro dell'”ospedale del futuro” finanziato con le risorse destinate dalla legge dello Stato numero 67 del 1988, destinate all’edilizia ospedaliera.
I soldi ci sono, meglio spenderli
Se ci sono soldi per i “palazzi”, meglio spenderli. Poi si vedrà. È sempre stato questo il leitmotiv dell’eterno commissario di via Luigi Pinto, anche perché non si possono trasferire quelle stesse risorse verso altri obiettivi, come la continua carenza di personale. Solo che, al momento, il risultato non sembra essere dei migliori: dalla “sede dell’Onu” (la struttura in vetro alle spalle del Pronto soccorso), alle sale operatorie ultimate e mai avvitate (accanto all’università), fino all’asilo nido (che qualcuno vorrebbe addirittura destinare agli uffici amministrativi, per via della carenza di “materia prima”: dipendenti con figli da 3 mesi a 3 anni). Negli ultimi tempi negli uffici del management ci sono stati diversi incontri con il direttore amministrativo Michele Ametta, il direttore sanitario Antonio Battista ed il responsabile del procedimento, l’ingegner Donato Borrelli. All’ordine del giorno la necessità di mettere ordine nel quadro complessivo degli appalti. Al momento, è questa la situazione che sta preoccupando maggiormente i vertici, perché c’è la necessità di realizzare quanto prima la “piena capacità degli OO.RR. nel modo migliore tutti i reparti esistenti nonché dei reparti da attivare quanto prima: Cardiochirurgia, Chirurgia Vascolare, Centro Grandi Ustioni, Centro Trapianti”.
Meno posti letto, maggiore attesa (anche per gli stipendi)
“C’è qualche intoppo di percorso – afferma a l’Immediato Tommaso Moretti -, attendiamo la perizia di variante per l’adeguamento della struttura alle ultime norme in materia di sicurezza ed energetiche. Inoltre, bisognerà adeguarla al protocollo d’intesa firmato con l’Università di Foggia, che prevede modifiche al numero di posti letto per i reparti, in alcuni casi – come nella Cardiologia – con una riduzione della dotazione”. Secondo il commissario straordinario, “in questi giorni verrà consegnata la perizia e poi ripartiranno i lavori”. Sarà. “In questi 8 anni – ha affermato Nichi Vendola nei giorni della presentazione del progetto – gli Ospedali Riuniti sono stati un immenso cantiere a cielo aperto. A breve avremo strutture e macchinari d’avanguardia, e speriamo di poter rispondere anche con organici adeguati alla grande sfida della nostra sanità. Avevamo il pane e non avevamo i denti, adesso abbiamo i denti e non abbiamo il pane. Da domani avremo anche quello, con le nuove assunzioni previste dopo l’uscita dal piano di rientro”. Ecco, a distanza di 3 anni c’è poco dell’uno e dell’altro. Anzi, ci sono stati anche problemi nel pagamento degli stipendi, con i lavoratori che hanno protestato in Prefettura a dicembre scorso. Allora, la previsione fatta prevedeva un ritardo di 4 mesi per la ripresa dei lavori. Due sono già passati.
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