Guai ad incappare in patologie all’addome o cardiovascolari a Foggia. Il rischio è di aspettare più di 7 mesi per una ecografia o un banale ecodoppler. E se nel frattempo l’eventuale patologia si aggrava? Tanto peggio per il paziente, costretto nella migliore delle ipotesi a fuggire in province pugliesi o, peggio, in altre regioni. Questa volta, tuttavia, non si tratterà più di “viaggi della speranza” per effettuare delicati interventi nelle “eccellenze” specialistiche della sanità italiana, ma di vere e proprie fughe per semplici esami diagnostici.
Non è un caso che proprio ieri, a Bari, l’assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, ha voluto incontrare tutti i direttori generali delle aziende pugliesi, per dettare la linea dura finalizzata a ridurre le bibliche liste d’attesa. Tra le peggiori performance c’è proprio Piazza della Libertà, con casi clamorosi segnalati alla nostra testata. Il caso della prenotazione del 19 dicembre scorso è emblematica: per una “Ecografia dell’addome inferiore urologica in urgenza”, da effettuarsi al secondo piano del palazzone ex Inam, il paziente potrà presentarsi alle 08 e 45 del 17 aprile 2015. È andata addirittura peggio ad un altro cittadino foggiano, recatosi il 7 gennaio all’Asl per richiedere un “eco (color) doppler dei tronchi sovraortici”. Per tutta risposta gli è stato riferito di ripresentarsi alle ore 11 del 16 luglio 2015 presso la Nefrologia dell’ex Inam.
Il direttore generale, Attilio Manfrini, afferma di essere “consapevole” della situazione, ed annuncia un “piano” per “ridurre i tempi di attesa del 25-30 per cento”. Una impresa da titani, se si considera che il suo mandato scadrà il 2 aprile prossimo. Nel frattempo, in ogni caso, ha spinto parecchio sull’acceleratore, assumendo 10 persone nel call center appena istituito e che dovrà servire da supporto al Cup, il centro unico per le prenotazioni. La manovra ha già scatenando un mare di polemiche per le presunte “operazioni politiche” in vista delle Regionali 2015. “Per le liste d’attesa soffriamo dei problemi che hanno tutte le Asl pugliesi, né più né meno – replica l’ingegnere cerignolano a l’Immediato -, con ritardi importanti nella radiodiagnostica per immagini e nella cardiologica. Sul primo fronte avremo risultati importanti con le nuove grandi macchine a San Severo e Cerignola, il resto verrà risolto con i piani che abbiamo già messo in campo”.
Le due parole chiave per il manager sono due inglesismi, “overbooking” e “recall”. Il primo (“sovraprenotazione”), mutuato dalla tecnica manageriale sviluppata perlopiù per le compagnie aeree e per il settore alberghiero, prevede che si possa accogliere un numero maggiore di prenotazioni rispetto all’effettiva capacità di risposta dell’azienda. “Per esempio – spiega Manfrini – se per una prestazione ci vogliono 10 minuti, ed è previsto che se ne facciano almeno 10 al giorno, con la nuova procedura potremmo spingerci fino a 15 prenotazioni: il gap verrà gestito o attraverso la compensazione dei buchi (persone che non si presentano all’esame) o con la previsione di un supplemento economico (quando si va oltre il numero delle prestazioni previste dagli standard) per i medici. Questi ultimi, inoltre, dovranno essere bacchettati, per una ragione su tutte, l’iter è gestito dai primari e spesso non al meglio”. Quanto al “recall”, che verrà gestito proprio attraverso le nuove assunzioni, servirà a “richiamare i pazienti che hanno prenotato per chiedere conferma della richiesta inoltrata all’Asl: perché spesso – conclude Manfrini -, proprio per i tempi lunghi di attesa, si rivolgono altrove, spesso al privato”. Proprio ciò che avrebbe potuto fare il Cup finora, ma che evidentemente non ha sortito gli effetti sperati visto i dati, impietosi, dell’attesa che devono quotidianamente sorbirsi i cittadini-contribuenti di questa fetta importante del sistema sanitario pugliese.