Fino a pochi minuti prima della Giunta decisiva, Attilio Manfrini poteva essere la vittima sacrificale delle scelte di Nichi Vendola sulla sanità pugliese. Invece, a fine anno è arrivata la “promozione” di metà mandato per il direttore generale dell’Asl di Foggia, risultato che gli consentirà di rimanere in sella fino alla “scadenza naturale del mandato”, il 2 aprile prossimo. Detto in altri termini, salvo ripensamenti dell’ultima ora, fino alla tornata elettorale per le prossime Regionali. Per la commissione incaricata della valutazione dell’ingegnere di Cerignola, sono stati centrati quasi tutti gli obiettivi (16 su 19) nel periodo di riferimento che va dalla firma del contratto (marzo 2012) a settembre 2013. “Sono soddisfatto della valutazione, perché dimostra ai detrattori la bontà del lavoro che si sta svolgendo a Piazza della Libertà”, afferma Manfrini al rientro dalle vacanze.
I punti controversi
I “viaggi della speranza”, la cosiddetta mobilità passiva extraregionale, continuano ad essere il tallone d’Achille dell’Asl foggiana. Migliaia di pazienti si spostano nelle regioni limitrofe (ed oltre) per soddisfare le proprie esigenze di cura. Con costi elevatissimi per le casse pubbliche e spreco di denaro dei cittadini-contribuenti. Anche Manfrini, come i predecessori, è dovuto passare sotto le Forche Caudine dell’obiettivo mancato. L’altro neo si chiama “spesa farmaceutica”, per la verità uno degli elementi più pesanti per la spesa sanitaria regionale, capace di assorbire più di un miliardo di euro l’anno. A Foggia, si precisa nel corpo della delibera di riferimento, i costi salgono per la “spesa ospedaliera”. “Sul punto abbiamo mancato l’obiettivo – spiega Manfrini – per l’aumento del costo dei farmaci oncologici dispensati dagli ospedali, e per i quali non abbiamo alcuna possibilità di intervento. Diverso è il discorso della farmaceutica territoriale, per la quale siamo i migliori in Puglia, essendo l’Asl di Foggia ben al di sotto della media regionale e di quella nazionale. Qui, dov’era possibile intervenire, siamo riusciti a contenere la spesa”.
Le grandi operazioni di fine impero
Assunzioni e appalti. Con alle porte la campagna elettorale per le Regionali 2015. Sono diversi i temi pregnanti di quest’ultimo scorcio di mandato di Attilio Manfrini, espressione del “Cerignola Power”, ovvero quel grumo di potere importantissimo nella sanità pugliese che ha raggiunto l’acme con l’assessorato alla Salute affidato all’attuale europarlamentare Elena Gentile. Una delle partite più complesse – e decisive – si chiama Sanitaservice. La società in house dovrà assumere centinaia di assistenti per le corsie degli ospedali di Capitanata a poche settimane dal voto. Il ricorso alle agenzie di lavoro per le selezioni ha già scatenato polemiche a non finire. Poi c’è l’appalto dell’anno: quasi 7 milioni di euro per il fitto di una nuova sede da destinare agli uffici e all’area riabilitazione, per 6 anni (rinnovabili). Le istanze di interesse potevano arrivare fino al 31, giorno successivo all’esito della valutazione del manager. Il pretesto dell’operazione sono gli elevati costi di “Affittopoli”, lo sperpero di denaro per locali non del tutto efficienti denunciati dal nostro giornale. “Vogliamo semplicemente tagliare gli oltre 1,2 milioni di euro che spendiamo ogni anno”, chiosa Manfrini a l’Immediato. Il collegamento alla città della Cicogna ha scatenato veleni sul cerignolano Michele Grieco, patron della fortunata catena di negozi Proshop, già nel giro dei “fitti d’oro” all’Asl e tra i primi a presentarsi per il “nuovo corso”. Del resto, è proprietario di un locale che aderisce perfettamente ai requisiti richiesti dal bando emanato da Piazza della Libertà. “Sicuramente ha degli immobili funzionali – ha chiosato il dg dell’Asl -, ma non è l’unico ad aver partecipato. Sul punto vorrei precisare una cosa: scriverò alla Guardia di finanza ed ai Nas per chiedere – se ne hanno voglia – si seguire passo passo le operazioni burocratiche dell’appalto…”. Con Grieco, si è fatta avanti la Camera di commercio di Foggia, con la “Cittadella dell’economia” in zona Fiera, realizzata ma ritenuta troppo esosa per le esigenze dell’ente dopo i tagli della spending review. E ancora le suore “Adoratrici del sangue di Cristo” dell’Istituto Maria Regina in viale Colombo, a due passi dal palazzone ex Inam, e i locali in costruzione all’ingresso della città, in via Bari. “Sono tutti immobili funzionali alle nostre esigenze”, ha precisato Manfrini.
2015, scontro frontale con la sanità privata
Dall’amore all’odio. Nei prossimi mesi si scatenerà una vera e propria guerra di nervi tra la sanità pubblica e privata. Tra Attilio Manfrini ed il duo Paolo Telesforo–Potito Salatto i rapporti non sono mai stati così conflittuali. Così, se da una parte si dichiara l’impossibilità di aumentare i tetti di spesa (vero terreno di scontro), dall’altra si portano “le carte in Procura per alcune consulenze…”. Proprio uno degli obiettivi non centrati dal manager – la riduzione della mobilità passiva – è stato il pretesto per la richiesta di aumentare il tetto di spesa, per una ragione molto semplice: con 2 milioni in più al sistema privato si possono abbattere i viaggi della speranza e, al contempo, far risparmiare moltissime risorse pubbliche. “È una fesseria – ribatte Manfrini -, gran parte dei servizi che offrono le cliniche private sono già coperti dal sistema pubblico, non ci sono prestazioni complementari che possono offrire il valore aggiunto capace di trattenere i pazienti foggiani sul territorio”. Un colpo d’ascia mortale, per un sistema che minaccia licenziamenti ogni giorno. “Alzare i tetti di spesa non può servire a questo – precisa Manfrini -, l’unico elemento utile potrebbe essere l’ortopedia, ma ci stiamo attrezzando con Manfredonia, ed esiste già un buon servizio a San Giovanni Rotondo. Se parliamo di lavoro e di profitto dell’imprenditore è un discorso, e posso capire le rivendicazioni che arrivano dal settore, ma se ci fermiamo ai bisogni di salute dei pazienti è tutta un’altra storia. Sto già facendo preparare un dossier, con i dati statistici, attraverso i quali il dottor Fernando Palma smentirà il nesso inesistente che hanno costruito in questi anni”. Per Manfrini, “diverso è il discorso quando si parla di salute mentale, anoressie e riabilitazione”, dove c’è “un effettivo ricorso a prestazioni fuori regione”. “Non si possono certo coprire con 2 milioni di euro perdite di 25 milioni di euro – conclude -, e sul lavoro dico agli imprenditori: vi lamentate per pochi milioni di euro divisi tra decine di strutture minacciando licenziamenti, mentre qui vicino, a Manfredonia, non si riescono a trovare le risorse per salvare 400 lavoratori della Manfredonia Vetro. La coperta è corta, e dubito si possano trovare risorse mentre si annunciano tagli per 400 milioni di euro. Per questo dovranno cercare soluzioni alternative, razionalizzando tutti i costi”.