TeleVisti n.30

Uno show da dimenticare. Ne ha parlato male persino Claudio Lippi, che pure nella sua carriera ha condotto più di un programma brutto.

Uno show da dimenticare. Ne ha parlato male persino Claudio Lippi, che pure nella sua carriera ha condotto più di un programma brutto. Però, certo, “Quanto manca” è davvero un insulto all’intelligenza del telespettatore medio. Non c’è un’idea, non un talento, un guizzo, nemmeno una battuta che per sbaglio faccia ridere. Un format di non chiara provenienza, che qualora la Rai avesse acquistato ci sarebbe da chiederne i danni economici e morali. Insomma, un programma completamente idiota che occupa la seconda serata della seconda rete del servizio pubblico radiotelevisivo. Una follia. E gli ascolti ovviamente non fanno testo: comunque bassi per una seconda serata, compresi tra il 3 e il 6% di share, e comunque mai oltre gli ottocentomila ascoltatori. La vulgata sostiene che la conduttrice, la comica Katia Follesa, sia pure brava (non lo sono certamente i suoi autori). Ci sarebbe Rocco Tanica (del gruppo di Elio e le storie tese) che è un talento assoluto, che però è in squadra col chiaro intento di occupare un po’ il tempo. E c’è l’onnipresente Nicola Savino, cui – come per Carlo Conti – manca solo la conduzione del telegiornale. La formula del programma vorrebbe essere “intrattenimento” senza grosse pretese. Un countdown scandisce il tempo che passa, di qui la genialata “Quanto manca”, e così il telespettatore – se non ha cambiato canale – è lì proprio per osservare il tempo che passa, senza uno straccio di motivo per continuare a guardarlo. Raidue, “Quanto manca” 

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Una seconda serata inutilmente glamour e politically correct. Di “Gazebo”, per statuto, si parla bene. Si deve parlare bene. C’è “Zoro”, alias Diego Bianchi – quello, uno dei tanti, che ha fatto fortuna parlando male del suo stesso partito – e c’è Marco Damilano (l’Espresso) che è uno di quei giornalisti della carta stampata che fa più ospitate in tv di quante righe scriva sul suo giornale. Certo, fanno i fighetti, c’è poco da fare. E passano buona parte del loro tempo a cercare inutilmente di convincere i telespettatori che però non è così, perché fondamentalmente “i più bravi siamo noi”. E allora, trascorrere una buona mezzora a fare la classifica dei tweet più scemi presi in rete dai personaggi più o meno famosi, se da un lato può essere carino, dall’altro può essere un’attività che ciascuno di noi può fare comodamente davanti al proprio computer senza che lo faccia qualcun altro per noi. Dunque il programma si propone come un ponte tra tv e social network che è quanto di più “glamour” si possa offrire al giorno d’oggi in tv senza necessariamente riempire di contenuti il programma medesimo. In altre parole, un format di puro intrattenimento superfluo, fatto di “trovate” ed “espedienti”, per ascoltatori mediamente “social” e molto a la page. Gli ascolti sono bassi ma non è questo il punto perché gli autori si difenderebbero: meno siamo meglio stiamo! Che bello invece sarebbe se, ogni tanto, la Rai proponesse qualcosa che abbia anche un minimo di sostanza. Raitre, “Gazebo” 

10850327_314482155421409_1052224711_nUno scialbo Ulisse in salsa rosa. Ci si aspettava molto dall’Ulisse con Alessio Boni (bravissimo). Il progetto era ambizioso: una produzione internazionale che ha visto Rai Fiction assieme a Arte France e Movieheart, che però ha avuto come unico sbocco il costo ragguardevole di una operazione che non verrà ricordata né per la qualità né per gli ascolti. Si dirà che la collocazione a ridosso delle feste natalizie non sarà stata la più felice, ed è anche così. Andrebbe però anche osservato che questo “Ulisse” altro non è che la solita fiction all’italiana, dove il plot di base deve essere necessariamente la vicenda “rosa” e quindi un eventuale intreccio amoroso, anche lì dove la storia non l’aveva previsto. Insomma, la patinatura non ha giovato. Questo prodotto avrebbe dovuto strizzare l’occhio – anche da lontano – ad un prodotto del livello de “I Borgia”, e invece è una specie de “Un posto al sole” in salsa omerica. Raiuno, “Il ritorno di Ulisse”