
Dopo i sindaci (Leggi), anche i sindacati sono sul piede di guerra per l’atto aziendale dell’Asl di Foggia. Il “documento di dignità” della sanità foggiana, così come è stato ribattezzato dopo l’ultimo incontro infuocato con il direttore generale Attilio Manfrini, ha provocato parecchi mal di pancia. Al punto che si è dovuto decidere per la sospensione dell’efficacia, rinviando ogni decisione al parere definitivo della Regione Puglia. Difatti, dopo le numerose bozze, l’atto era stato consegnato all’assessore Donato Pentassuglia senza “la necessaria concertazione con le parti”. Così, sindaci e sindacati hanno alzato un vero e proprio muro contro l’ingegnere di Cerignola, colpevole, a parer loro, di aver sbilanciato fortemente le decisioni a tutto vantaggio dell’ospedale “Tatarella”.

“Non si può pensare di chiudere un documento così importante senza ascoltare nessuno – spiegano a l’Immediato i rappresentanti sindacali -, l’ultima interlocuzione sul punto l’avevamo avuta con l’ex direttore generale Ruggiero Castrignanò. Con Manfrini non abbiamo mai affrontato la questione. Ciò che ci stupisce è il fatto che potesse passare un atto completamente illegittimo, perché sbagliato sotto l’aspetto tecnico. Detto in altri termini, per esempio: come si può pensare di svuotare l’ospedale di Manfredonia, privandolo di ben due strutture complesse come l’Anestesia e l’Utic?”.
Il punto sollevato dagli scontenti è proprio questo: dalla guerra dei primariati, ancora fortemente influenzata dal viavai di consiglieri regionali a Piazza della Libertà, non potrà che uscirne la chiusura de facto di 2 ospedali (San Severo e Manfredonia) sui 3 rimasti in piedi in Capitanata. Così è stato anche per la polemica sui distretti (Leggi). “Ci sono delle regole chiare, per le quali non si possono eliminare strutture strategiche come il Pronto soccorso, mentre dall’altra parte si potenzia all’ennesima potenza un ospedale che, tra l’altro, sta avendo un occhio di riguardo anche sulle assunzioni in deroga. E ancora, davvero non si riesce a comprendere il potenziamento della struttura amministrativa, con l’area tecnica (precedente ufficio dell’attuale dg, NdR) fortemente valorizzata in direzione Cerignola”. A pagar davvero pegno sinora è stato il “Lastaria” di Lucera, altro pomo della discordia: “Secondo le previsioni dovevano essere garantiti ben 85 posti letto, e non si doveva puntare al declassamento da ospedale a poliambulatorio – spiegano ancora i sindacati -, non era prevista da nessuna parte la chiusura. Qualcuno ha parlato di ‘sperimentazione’, un termine che non è stato utilizzato in nessun documento ufficiale della Regione Puglia”.
Ciò che però emergerebbe con forza è “il fallimento dell’Asl unica nelle decisioni del management”. Le vecchie incrostazioni delle ex Ausl Foggia 1, 2 e 3 sarebbero ancora vive e vegete, e influenzerebbero in maniera determinante la politica di indirizzo dell’azienda. “I rapporti di forza della politica, le logiche di campanile, continuano ad essere preponderanti – ci dicono -. Del resto, non può trattarsi di una mera interpretazione – concludono, promettendo battaglia -: ci sono gli atti ed i fatti a dimostrarlo”.