È stata rovente la direzione provinciale del Pd, una delle prime dopo il congresso. La discussione si è sviluppata sui risultati delle elezioni e sulla possibilità di dimissioni del segretario provinciale Raffaele Piemontese. Ad esser presi in esame, i risultati elettorali e gli scenari politici nei singoli comuni. In questi giorni è stata animata dai pareri e dalla critiche di alcuni rappresentanti istituzionali del partito. Come riportato da l’Immediato, molto severa è la posizione dell’eurodeputato Elena Gentile, sia nel chiedere “lo scalpo” del candidato perdente del Pd a Orta Nova Iaia Calvio (LEGGI), sia, soprattutto, su Raffaele Piemontese. “Come costruiamo l’unità del partito ed allarghiamo il campo del Pd e del centrosinistra? – si chiede-. Come? Per parte mia, l’ipotesi di soluzione più produttiva di effetti positivi non può, e non potrà essere quella di una generica discussione che alla fine lasci tutto così com’è ora, magari chiamando il destino cinico e baro al ruolo di capro espiatorio, bensì il coraggio e la responsabilità di un passo indietro da parte del segretario provinciale, che consenta a tutti – quorum il Partito provinciale, lo stesso segretario e la parte più avvertita della sua segreteria – di farne tre in avanti. Sapendo che l’epilogo non potrebbe mai essere quello riservato dal Presidente Eisenhower e dal Senato americano al Senatore Joseph McCarthy. Sarebbe cretino e irresponsabile – conclude -, e non gioverebbe a nessuno, tantomeno a chi scrive”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere comunale Clemente, primo degli eletti del Pd e prossimo agli scranni di via Capruzzi (scattando dopo la Gentile che vola a Bruxelles): “Dovrebbe essere Piemontese a mettere il suo mandato a disposizione perché si apra una discussione a tutto campo, questo per avere un partito più unito. Non credo che abbia, però, questa maturità politica. Sono mesi che non si riunisce la direzione provinciale, da dopo un congresso che non ha sancito nessun vincitore, un congresso sostanzialmente in pareggio, nel frattempo non si è mai raggiunta una vera partecipazione”. Elena Gentile aveva parlato di “divisione strumentalmente manichea in buoni e cattivi connessa all’ossessione, ossificazione e perpetuazione delle logiche congressuali” come “un grave errore politico, che ha condizionato in negativo, al netto delle singole specificità territoriali, tutta la campagna elettorale. Nella città capoluogo, in particolare, ci ha fatto percepire dall’opinione pubblica più avvertita e,in primo luogo, dal nostro popolo di riferimento, come una monade ripiegata su se stessa e sulle proprie battaglie interne, e non come il soggetto politico cui affidare la legittima speranza di futuro migliore”.
Franco Ognissanti, altro consigliere regionale del Pd, ha mostrato una posizione più morbida, come Claudio Sottile in un colloquio a l’Immediato. Era stato il sottosegretario Scalfarotto a parlare di “rinnovamento con gente credibile”, cosa cui crede il renziano Sergio Clemente: “Va tenuto presente- dice- che nemmeno Renzi ha vinto il congresso la prima volta, bisogna insistere”.
Nel frattempo Raffaele Piemontese ha inviato un comunicato, il giorno dopo i ballottaggi, in cui metteva in guardia contro “la caccia alle streghe” e, in buona sostanza, ne faceva una questione di numeri: 366 voti in meno a Foggia, 100 e qualcosa a Orta Nova, a Lucera Tutolo vince con le “energie uscite dal Pd”, a S. Severo si scontano divisione interne. In queste fasi di discussione alla direzione provinciale, pare che i motivi addotti siano gli stessi. L’analisi, come detto, si fa comune per comune: Foggia, S. Severo, Lucera, Orta Nova e Apricena, i cui sindaci sono risultati o esponenti di liste civiche o di centrodestra.