Al ballottaggio Augusto Marasco e Franco Landella, com’era nei pronostici oltre le sparate della prima ora, sul “vinciamo al primo turno”. Bel risultato per Leo Gioia, che pesca numeri uguali, quasi, a quelli che furono di Lucia Lambresa nel 2009. E’ il terzo polo che sempre trova spazio nelle competizioni elettorali, si unisce all’una o all’ altra coalizione con le incognite del caso. La propaganda anti-amministrazione, che ha infuriato in questi giorni da parte del centrodestra, non ha sortito i suoi effetti se solo un paio di punti separano Landella da Marasco.
Nessuno di due brilla per risultato personale di voti, cioè l’effetto traino dei candidati nelle classiche coalizioni non c’è stato, anzi, sono quelli che hanno fatto peggio. Landella: 27075 di preferenze personali, 26960 i voti di lista. Marasco: 24974 voti personali, 25751 i voti di lista, cioè addirittura sotto. Due grossi blocchi di alleati ingessati nella cornice tradizionale di sigle e incapaci di dargli la volata giusta. Leggermente meglio va per Leo Di Gioia, 15493 (personali), 14920 di lista. Miranda è quello che “si supera” meglio, oltre 1000 preferenze in più della lista, Rizzi stacca di 800 punti i cinque stelle.
Intercettare al ballottaggio
Certo il 48% del centrodestra al primo turno di cinque anni fa sembra definitivamente scomparso perché “è cambiato il mondo”, dicono da quelle parti, fra la fine di Berlusconi, la nascita del M5s e l’astensionismo. Entrambi le coalizioni sono da oggi impegnate per il ballottaggio e a intercettare quei voti difficilmente controllabili da un sindaco “silurato” e che possono essere indirizzati su versanti diversi.
Ma vediamo i risultati. Miranda si attesta al 7%, una performance di rilievo giocata in solitudine. Il M5s di Rizzi non supera il 7%, un dato che se confrontato con le europee è molto deludente.
Scenari vecchi e nuovi
L’elettorato ha votato secondo tre schieramenti principali, con qualche voto spalmato altrove e soprattutto sottratto al centrodestra. Quelle preferenze hanno vagato raminghe tra lista Lambresa, Miranda, forse i Cinque stelle e Di Gioia.
Lo scenario, che dà il centrodestra oltre il 30%, il centrosinistra di poco staccato e le liste civiche di Di Gioia al 18%, si configura, dicevamo, in molti tratti simile a cinque anni fa. Con una differenza di peso rispetto alle ultime votazioni, quando il gruppo di Landella, che allora candidava Santaniello, ottenne al primo turno il 48% dei voti contro un centrosinistra che espresse il 26%. Poi, un “rocambolesco” ballottaggio, ribaltò la situazione, e Lambresa, al 18%, scelse il centrosinistra.
Al Pd non giova la scia delle europee
L’effetto traino delle europee- sempre ammesso che esista oltre due schede nelle stessa cabina- non premia il Pd di Foggia. Nella competizione per Bruxelles il partito di Renzi ha toccato il 35,4%, numeri non replicati alle comunali. Fi ha ottenuto il 23,3%, dunque una decina di punti in meno rispetto al voto amministrativo oltre il 32%.
Forza Italia e i suoi alleati
Nella coalizione di centrodestra Fi si conferma il partito egemone anche se il Ncd mostra percentuali importanti di fronte ai dati nazionali delle europee, oltre l’8%. Anche la lista personale del candidato sindaco fa registrare un apprezzabile 6%. Offuscati nei numeri i partiti minori, dalla Puglia prima di tutto – che non riprende lo sprint del suo presidente Raffaele Fitto- a Fdi e alle Destre. In pratica i due partiti maggiori hanno svuotato gli altri, oppure i voti si sono spalmati altrove, possibile che abbia pesato l’astensionismo. La lista Schittulli, in fase di radicamento verso le regionali, dai dati inconsistenti registrati si direbbe che ne ha di strada da fare.
Socialisti di Foggia divisi
Esaminiamo la coalizione di Marasco. Il risultato del Pd va poco oltre il 14%, esattamente come 5 anni fa, dunque stazionario o leggermente in flessione. Nel partito socialista si rileva un 4,5% in confronto al dato unitario del 6,5% con candidato Mongelli. Diviso tra la parte di Lello Di Gioia nella coalizione piddina e la parte di Lonigro con Leonardo Di Gioia, va detto che il 5,6 degli alleati con l’assessore barese ha del valore aggiunto rispetto ai pronostici di partenza.
Udiccini e liste civiche
L’Unione di centro- alle europee con il Ncd- alle comunali ha scelto Marasco, nel 2009 era con Lambresa. Ottiene più del 5% e negli altri comuni in cui si è votato dà il suo contributo anche oltre quella soglia, da San Severo a Orta Nova. Fra le civiche che l’hanno sostenuto, il ‘Pane e le rose’ è quella che è andata maglio, mentre il primo esperimento di ‘Realtà Italia’ su Foggia, referente l’ex sindaco Emiliano, non sfiora l’1%.
Sono le due liste ‘Leonardo Di Gioia sindaco’ e ‘Lavoro e liberta’ a conferire al terzo classificato il maggior numero di voti, le altre raggiungono al massimo il 2,2%. In quelle in cui c’erano anche esponenti politici il voto ha premiato di più.
Perfomance personali
Luigi Miranda, con un rispettabilissimo 7%, riesce anche a ottenere 1000 voti in più della sua lista, un bel pacchetto di preferenze personali e una campagna giocata senza tregua in ogni angolo della città e con lista unica. Un risultato lusinghiero.
Vincenzo Rizzi ottiene il 7%. Il M5s, per la prima volta alla prova delle amministrative e con un forte strappo interno a causa di una serie di dissidenti, è molto distante da circa il 28% delle europee. Il candidato va sugli 800 voti oltre la lista.
Effetto Lambresa esaurito
Lucia Lambresa dimezza i numeri rispetto al 2009, sia personali (1482contro i quasi 3000 dell’altra volta), che di lista. Un fenomeno che calamitò il centro dalla sua parte in un’insolita accoppiata e che ebbe il suo coronamento nella nomina a vicesindaco da cui poi si dimise. Quel connubio col centrosinistra, dopo anni nel Msi e poi in An, non le ha portato bene, come si evince anche dal suo risultato attuale. Capacità propulsiva esaurita.
Sinistra, una candidatura di rappresentanza
Gianfranco Piemontese con ‘Foggia a sinistra’, raggiunge un risultato esiguo, 1234 voti. Del resto la lista Tsipras deve i suoi numeri oltre il 4% in Puglia non certo all’apporto della città dove ha registrato, per le europee, il 2,7%. Una crisi della sinistra che pare irreversibile da qualche anno. Resta l’allure di qualche candidato singolo, una buona capacità delle civiche di attirare voti se equamente contemperate con la politica dei partiti, oltre che la capacità in affanno dei volti legati alle sigle tradizionali di portare valore aggiunto.