Vespa vince Mentana perde. Mentre impazza il talk show post elettorale dove tutti, mediamente, si affannano a spiegare che “hanno vinto”, riguardiamo un attimo indietro. Ovvero alla campagna elettorale in televisione. Il vero vincitore, a dispetto di ogni previsione e soprattutto per riconoscimento da parte di tutti, è Bruno Vespa. E non solo perché gli è riuscita l’operazione Beppe Grillo – che resterà l’evento tv meglio riuscito degli ultimi anni – ma anche perché subito dopo la trasmissione i colleghi di Vespa si sono messi in fila per intervistarlo! Dalla stampa alla tv, compresa la Gruber su La7, lo hanno interpellato perché raccontasse altri particolari – inesistenti peraltro – dell’intervista dell’anno e per farlo discettare sugli scenari della politica. E lui quasi a schermirsi e a richiamare tutti a diffidare dei sondaggi. Il vero sconfitto è Enrico Mentana, il suo “Bersaglio mobile” ha fatto tutt’altro che centro. Ascolti bassi e ritmo inesistente. L’ex direttore del Tg5 ha accusato soprattutto il botto che Vespa ha fatto con Grillo in studio. Ma il fatto singolare è che era stato proprio lui a intervistare Grillo per primo in tv, sbagliando completamente il format, ovvero proponendo un incontro registrato, palesemente ingessato. Grillo da’ il meglio live, lo si vede nelle piazze come lo si è visto a “Porta a Porta”. Ci sono spettacoli che funzionano solo in diretta. Unica consolazione per Chicco Mentata è che, al momento, le due interviste hanno quasi lo stesso numero di visualizzazioni su youtube, meno di cinquecento mila nei due caricamenti più cliccati. Ma magari significa un bel nulla. La7, “Bersaglio mobile”.
Jay Leno, lezione a Fazio (che non la capisce). Può darsi che se Fabio Fazio avesse continuato a fare “anche” l’imitatore, forse sarebbe riuscito meglio anche come intervistatore. Può darsi anche, che se avesse fatto parlare di più il suo ospite – Jay Leno la scorsa settimana – anziché parlarsi addosso tutto il tempo, avrebbe imparato qualcosa da uno dei massimi personaggi della tv americana, che peraltro ha appena lasciato il suo seguitissimo “Tonight Show” nello stesso anno in cui si è fatto da parte anche David Letterman. Ovviamente nessuno auspica che qualcuno si ritiri, di sua volontà, dalla tv (siamo pur sempre in Italia, dove nessuno si ritira da nulla!), ma che ci si aspetti che i nostri “anchorman” si decidano una buona volta a un bagno di umiltà quantomeno per imparare dai migliori sarebbe troppo?! Se poi, come molti usano fare nella tv italiana, usano l’ospite (chiunque sia) al solo scopo di rispecchiare se stessi e senza mostrare di avere un minimo di verve allora viene davvero voglia di cambiare canale, se non di spegnere la tv. Poi inutile stupirsi se gli ascolti migliori continuano a farli varietà senza capo né coda, e serial americani. E ancor meno stupirsi di chi evade il pagamento del canone perché deluso dalla tv di Stato. RaiTre, “Che tempo che fa”.
De Finis sfida la Rai. E vince. Di per sé il format di “ADR – A domanda risponde”, programma dedicato agli spazi autogestiti della campagna elettorale per le comunali di Foggia, andato in onda su Teleradioerre, non è male. Si è trattato del classico faccia a faccia col padrone di casa, il più che rodato Micky De Finis, che ha intervistato i vari candidati sindaci. De Finis padroneggia il mezzo televisivo come pochi in terra di Capitanata, gli va riconosciuto, non ammicca inutilmente verso le telecamere e fa domande dirette senza tanti fronzoli, che è il modo migliore per permettere al pubblico di seguire il filo logico di un discorso, qualunque esso sia. Per essere un programma di “spazi autogestiti” è stato molto più dignitoso delle tremende tribune imposte dalla commissione di vigilanza alla Rai attraverso l’incolpevole Rai Parlamento. Solo un dubbio: come mai De Finis seduto sul trespolo e l’ospite in poltrona? La regola tv non dice che è l’ospite che deve stare scomodo?! Teleradioerre, “ADR”.