Ci deve essere un motivo se le iscrizioni nelle università pugliesi precipitano del 30 per cento. Evidentemente, la fiducia dei giovani è ridotta quasi allo zero. L’ulteriore conferma arriva dai dati Almalaurea (XVI rapporto) sull’occupazione dei neolaureati. Dai tempi biblici d’attesa per il primo lavoro, alle paghe basse, fino al lavoro nero (quasi il 15 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver accettato un incarico senza contratto), sono troppi i fattori negativi.
Il primo dato di sintesi dello scenario non proprio roseo lo fornisce la “condizione occupazionale”. A Bari, Foggia e Lecce, infatti, vengono registrati tassi di disoccupazione (dopo la laurea) rispettivamente del 34,6, 41,4 e 39,9 per cento. Il “record” di occupazione dell’ateneo Aldo Moro dà il senso della difficoltà di trovare lavoro: il 47,9 per cento degli intervistati risponde positivamente. Le donne fanno sempre più fatica, facendo registrare forbici di differenza dai colleghi maschi anche del 5-6 per cento. Fa eccezione Foggia, dove la differenza è minima: i ragazzi occupati sono il 37,8 per cento a fronte del 36,6 per cento delle ragazze.
Per trovare il primo lavoro si attendono almeno 4,7 mesi (Lecce) e al massimo 5,1 mesi (Foggia). Per di più, il lavoro “stabile” continua a rappresentare una fetta minima delle situazioni emerse. Ecco che le voci “parasubordinato”, “non standard” e “contratti formativi” prendono il sopravvento, facendo sfiorare cifre tra il 60 ed il 70 per cento. Le stesse percentuali caratterizzano la capacità di assorbimento, con il settore privato più reattivo del pubblico (situazione favorita dall’assenza di concorsi negli ultimi anni).
Il settore di punta per il reclutamento, a Foggia e a Bari, è la sanità, con il 28,3 ed il 17 per cento delle assunzioni complessive. A Lecce tira invece l’Istruzione e la ricerca (16 per cento). Ad essere poco reattivi, i settori “metalmeccanico e meccanica di precisione” e l'”edilizia”. Un altro tasto dolente è senza dubbio quello della retribuzione. Anche in questo caso non esiste certo una parità di genere accentuata. Lecce fa peggio di tutti, con 952 euro per gli uomini e 655 per le donne. Segue Bari con 1018 (uomini) e 729 (donne). Chiude la classifica Foggia, dove la differenza ancora una volta è meno marcata: 1013 per gli uomini rispetto a 820 per le donne.
La stabilizzazione a cinque anni dal conseguimento del titolo avviene nel 70 per cento dei casi all’università Aldo Moro, mentre scende al 50 per cento nel caso di Foggia. Qui, a piangere più degli altri sono gli “avvocati e giuristi”, di cui lavora solo il 57 per cento con una retribuzione media mensile di 700 euro. A Bari, invece, due terzi dei laureati in Biotecnologie, a tre anni dalla laurea, non trovano un impiego. Ad essere vincenti, invece, Medicina, Economia ed Ingegneria dove la percentuale di occupazione oscilla tra l’80 ed il 90 per cento.