La campagna del pomodoro nel Foggiano si annuncia tra le più difficili degli ultimi anni. A lanciare l’allarme è Coldiretti Puglia, che denuncia un quadro aggravato dalla siccità e dall’aumento dei costi di produzione, con pesanti ripercussioni sugli investimenti agricoli e sulla competitività del prodotto locale.
Ritardi nell’accordo sui prezzi e incognite sui trapianti
Secondo Mario De Matteo, presidente di Coldiretti Foggia, l’accordo sui prezzi medi di riferimento è arrivato in ritardo, complicando la pianificazione delle semine e degli investimenti. La forbice tra pomodoro tondo (147,50 euro/tonnellata) e lungo (155 euro/tonnellata) si è ridotta come mai prima, ma l’intesa non ha trovato il consenso di tutte le Organizzazioni dei Produttori. Inoltre, la richiesta di validità erga omnes del contratto quadro non ha trovato accoglienza favorevole tra i produttori, alimentando ulteriori tensioni.
Il vero nodo resta però l’emergenza idrica. “La mancanza di acqua apre scenari critici rispetto ai trapianti e alla quantità di prodotto, che quest’anno potrebbe risultare in calo drastico”, sottolinea De Matteo.
Foggia, cuore della salsa Made in Italy nel Mezzogiorno
La provincia di Foggia rappresenta l’87% della produzione pugliese di pomodoro da industria, con oltre 3.500 produttori attivi su circa 17mila ettari di terreno. Una realtà che contribuisce in maniera determinante ai 50 milioni di quintali di pomodoro prodotti in tutta Italia. Un ruolo da protagonista che rischia di essere compromesso da rincari mai rientrati dal periodo post-conflitto in Ucraina.
Coldiretti sottolinea che nel 2024 produrre un ettaro di pomodoro lungo è costato mediamente 3.000 euro in più rispetto alla media storica. Nonostante ciò, la remunerazione al produttore resta bassissima: in una bottiglia da 700 ml di passata venduta a circa 1,3 euro, solo l’8% è il valore effettivo riconosciuto al pomodoro, mentre il 53% finisce nella distribuzione commerciale.
Il pericolo delle importazioni e la battaglia per la trasparenza
A preoccupare ulteriormente è la crescita delle importazioni dalla Cina. Solo nel 2024, secondo dati Istat analizzati da Coldiretti, sono arrivati prodotti per un valore di 871 milioni di euro, tra cui concentrato di pomodoro e ortaggi semilavorati che spesso finiscono sul mercato italiano senza un’indicazione chiara dell’origine.
Il rischio, denuncia Coldiretti, è la presenza di residui di antiparassitari vietati in Europa, micotossine e contaminanti ambientali. Una situazione resa possibile anche dalla normativa europea che consente l’italianizzazione di prodotti stranieri tramite minime trasformazioni sul territorio nazionale.
Una proposta di legge per tutelare i consumatori e gli agricoltori
Per porre fine a questi inganni, Coldiretti ha lanciato una raccolta firme in tutta Europa a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare che renda obbligatoria l’indicazione dell’origine degli ingredienti su tutti i prodotti alimentari. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme per garantire trasparenza al consumatore e difendere il reddito degli agricoltori.
È possibile sottoscrivere la proposta nei mercati di Campagna Amica, presso tutte le sedi territoriali o direttamente online collegandosi al sito https://eci.ec.europa.eu/049/public/#/screen/home.