La Provincia di Foggia è ufficialmente senza guida politica. L’ultima seduta del Consiglio provinciale ha sancito la definitiva rottura tra il presidente Giuseppe Nobiletti e le forze che, fino a ieri, avevano garantito un equilibrio istituzionale. Il Partito Democratico e il gruppo CON hanno bocciato il Rendiconto di Gestione 2024, negando così i numeri necessari alla sua approvazione e certificando la fine della maggioranza.
“Presidente isolato e senza visione”
Il voto contrario dei consiglieri provinciali del Pd e di CON è stato accompagnato da un duro atto d’accusa nei confronti del presidente Nobiletti. “Un presidente isolato, senza maggioranza e senza visione”, hanno dichiarato in una nota congiunta, sottolineando come la sua condotta sia “caratterizzata da arroganza e mancanza di responsabilità politica”. L’affondo si concentra sull’atteggiamento assunto rispetto alla mozione di sfiducia: secondo l’opposizione, Nobiletti avrebbe evitato la discussione con “pretestuose motivazioni burocratiche”, sottraendosi così a un confronto istituzionale trasparente.
La denuncia: “Ricatti politici e uso distorto delle risorse”
Il giudizio negativo non si limita all’aspetto politico, ma entra nel merito dell’azione amministrativa. Pd e CON parlano di “assenza di strategia” e denunciano un utilizzo strumentale dell’avanzo di amministrazione. Le risorse, denunciano, sarebbero state “miratamente destinate ai comuni rappresentati da consiglieri di opposizione”, con l’obiettivo di guadagnare consensi e prolungare un mandato politicamente esaurito. Ancora più grave, secondo i firmatari della nota, sarebbe il tentativo di inserire progettazioni “strumentali” nei comuni di appartenenza dei consiglieri del Pd e di CON: San Giovanni Rotondo, Torremaggiore, Lucera e Troia. “Un atto ignobile che stigmatizziamo con forza”, affermano.
La richiesta: “Un nuovo corso politico per la Capitanata”
L’opposizione si appella ora al Ministero dell’Interno e al Prefetto, preannunciando una richiesta formale di incontro per porre fine alla paralisi istituzionale. “È tempo di restituire la parola ai rappresentanti del territorio”, dichiarano, invocando l’apertura di una nuova fase politica “basata sulla trasparenza, la partecipazione e una visione condivisa per la Capitanata”. Il loro voto contrario viene definito un “atto di responsabilità” e un messaggio inequivocabile: “Non c’è più alcuna legittimità politica alla guida della Provincia”.
Le firme della rottura
Il documento congiunto porta la firma dei consiglieri provinciali del Partito Democratico – Emilio di Pumpo, Leonardo Cavalieri, Giuseppe Mangiacotti, Anna Rita Palmieri – e del gruppo CON – Pasquale Ciruolo, Antonio De Maio, Giosuè del Vecchio. Una frattura che ora mette in discussione l’intera tenuta amministrativa dell’ente provinciale e apre scenari di grande incertezza.