Il carcere di Foggia continua a essere uno degli istituti penitenziari più affollati d’Italia. A ribadirlo è stato questa mattina Claudio Ronci, comandante della Polizia penitenziaria, durante la cerimonia per il 208° anniversario della fondazione del Corpo, svoltasi all’interno della casa circondariale alla presenza della direttrice Giulia Magliulo e delle principali autorità civili, militari e religiose del territorio.
Nonostante l’arrivo di nuovi agenti, che sta contribuendo ad alleggerire la pressione sul personale, la situazione resta complessa. “È un momento difficile – ha dichiarato Ronci – ma gli sforzi stanno andando nella direzione giusta. Dalla fine del corso sono arrivati oltre venti nuovi agenti, in rinforzo a un reparto che era in forte sofferenza. Tuttavia, il numero dei detenuti continua a essere elevato. È un problema nazionale, e in Puglia le carceri sono tra le più affollate d’Italia: Foggia è ai primissimi posti”.
Un anniversario per ricordare i sacrifici e rilanciare la rieducazione
L’occasione del 208° anniversario è servita non solo a rendere omaggio al lavoro delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria, ma anche a riflettere sul senso più profondo della detenzione. “Questa giornata – ha aggiunto il comandante – deve essere un momento per richiamare l’attenzione sui sacrifici che tutto il personale, in divisa e non, compie quotidianamente per garantire condizioni dignitose alla popolazione detenuta, nonostante le difficoltà”.
Ma Ronci guarda anche oltre le mura dell’istituto penitenziario, chiedendo il coinvolgimento della società civile: “Serve un’alleanza con la comunità esterna, con il mondo del volontariato e delle istituzioni. Alcune realtà già collaborano con noi, ma abbiamo bisogno di rafforzare questo dialogo. Stiamo per firmare un protocollo con la Caritas, che prevede l’avvio di corsi di formazione professionale per i detenuti”.
Sovraffollamento e reinserimento: due sfide aperte
Il carcere di Foggia, come molte altre strutture penitenziarie del Sud Italia, è da tempo al centro dell’attenzione per l’alto numero di presenze rispetto alla capienza regolamentare. A ciò si aggiungono le difficoltà strutturali e la necessità di garantire percorsi efficaci di rieducazione, finalizzati al reinserimento sociale una volta scontata la pena.
Il comandante ha quindi rilanciato un appello alla responsabilità condivisa: “La sicurezza non si tutela solo con le sbarre, ma anche offrendo opportunità. Solo così si può spezzare il ciclo della recidiva. Abbiamo bisogno del sostegno di tutti per trasformare il carcere in un luogo di rinascita”.