Diciotto mesi per far ripartire Orta Nova dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Un tempo lungo ma insufficiente per dare risposte definitive alla comunità, a partire dal decoro urbano e dalla risistemazione organizzativa della macchina dell’Ente. A maggio ci saranno le elezioni amministrative per riportare la politica al comando. Sino ad allora, la commissione prefettizia (Angelo Caccavone, Francesco Fasano e Maria Rita Iaculli) “traghetterà” il Comune per garantire la gestione ordinaria e per completare la definizione dei corposi investimenti previsti dal Governo con il “Decreto Periferie”. Abbiamo intervistato il viceprefetto e capo gabinetto della Prefettura di Foggia, Angelo Caccavone.
Commissario, è tempo di bilanci dopo 18 mesi. Il vostro mandato è scaduto? Ci sarà un’ulteriore proroga?
Il mandato è terminato a fine gennaio, senza proroghe. La norma lo prevede come possibilità, ma in questo caso l’incarico si conclude dopo 18 mesi e si estende fino alle elezioni di primavera. Si voterà il 25 e il 26 maggio.
Quali erano gli obiettivi principali del vostro incarico?
Una commissione straordinaria come la nostra opera in un contesto particolare. A Orta Nova sono stati accertati condizionamenti della macchina amministrativa da parte della criminalità organizzata, quindi il nostro compito è seguire un percorso già delineato nella relazione prodromica. Quel documento evidenziava le criticità dell’ente locale, ed è su quelle che abbiamo lavorato. Non arriviamo con un programma ex novo, ma con l’obiettivo di rimuovere le opacità emerse nei sei mesi di indagine e nei successivi approfondimenti degli organi superiori.
Quali erano le priorità? Siete riusciti a risolvere le criticità segnalate?
Abbiamo lavorato intensamente, soprattutto sulla riorganizzazione amministrativa del Comune. Abbiamo rinnovato le figure apicali della tecnostruttura e ridefinito settori chiave per garantire maggiore trasparenza nella gestione delle procedure e dei servizi.
Può fare qualche esempio?
Siamo intervenuti in ambiti fondamentali come lavori pubblici, ambiente, illuminazione e gestione dei beni comunali. E, naturalmente, abbiamo garantito la continuità dei servizi ordinari di cui la comunità ha bisogno.
Ma il decoro urbano non è stato ripristinato: ci sono ancora problemi con illuminazione e ambiente. Perché è così difficile intervenire, anche durante una gestione commissariale?
Ci sono criticità strutturali inevitabili. Se un Comune arriva a uno scioglimento per infiltrazioni, significa che c’è stato un disordine amministrativo che ha compromesso la qualità dei servizi. In molti casi, procedure di gestione e rendicontazione sono state trascurate per anni. Questo rallenta il ripristino della normalità.
Cosa intende esattamente per “disordine amministrativo”?
Prendiamo la pubblica illuminazione. È un servizio essenziale, ma anche molto oneroso. Incide sul decoro, sulla sicurezza e sulla qualità della vita. In un Comune vasto come Orta Nova, richiede una programmazione accurata e un utilizzo oculato delle risorse. Se le basi tecniche ed economiche di una gara non sono solide, bisogna rifare tutto da capo, con un impegno straordinario.
C’era una gara per la pubblica illuminazione, ma sembra tutto bloccato. Bisognerà ripartire da zero?
Sono emerse criticità significative, quindi quella strada non è percorribile. C’è un contenzioso in atto e nella pubblica amministrazione non si riparte mai davvero da zero. Il problema è che la gestione del pregresso pesa sulla programmazione futura. È normale che il cittadino voglia semplicemente strade illuminate e pali sicuri, ed è giusto così. Ma dobbiamo amministrare il denaro pubblico con criteri di efficienza e sostenibilità a lungo termine. Per questo, a volte, serve più tempo.
Avete avviato anche un’operazione di razionalizzazione del bilancio, chiudendo alcuni mutui. La prossima amministrazione avrà margini per migliorare i servizi?
Me lo auguro. Se la gestione commissariale avrà lasciato un’eredità positiva, sarà quella di aver rafforzato nella tecnostruttura una metodologia di lavoro basata su legalità, trasparenza e imparzialità. Poi, naturalmente, spetterà alla nuova amministrazione politica decidere l’indirizzo. Ma senza una gestione corretta delle risorse e dei rapporti con fornitori e ditte, si rischia di lasciare spazio a interessi opachi che minano il buon andamento dell’ente.
Si dice spesso che nelle pubbliche amministrazioni ci siano problemi di organico. Vale anche per Orta Nova?
No, direi di no. Le risorse ci sono, sia in termini di competenze che numericamente. Ma devono essere messe nelle condizioni di lavorare serenamente. In questi mesi abbiamo rinnovato e ringiovanito il personale, ridisegnando i vertici dei servizi finanziari, del collegio dei revisori e del segretariato generale. Abbiamo cambiato i responsabili dell’ufficio tecnico e dell’urbanistica, inserendo due giovani ingegneri molto capaci. Alcuni vengono da fuori provincia e fanno sacrifici personali pur di lavorare qui.
Insomma, avete sostituito i ruoli chiave.
Esatto.
Ora c’è la grande occasione del Decreto Caivano bis. Sarà un’opportunità per rilanciare Orta Nova?
Le risorse sono importanti, ma vanno contestualizzate: si tratta di 180 milioni di euro da distribuire tra otto Comuni individuati dal Decreto Periferie, alcuni più grandi di Orta Nova. I dettagli sui progetti finanziabili arriveranno a breve.
Non sono ancora stati stabiliti?
No, bisognerà attendere fino al 31 marzo, termine dei 90 giorni concessi al commissario ad acta. Poi il Consiglio dei ministri approverà il piano.
Quanti progetti avete presentato?
Siamo in contatto costante con il commissario sin dal 3 gennaio, quando lo abbiamo ricevuto in Comune per discutere le priorità. Queste risorse sono destinate alla riqualificazione sociale, urbana, ambientale, culturale e infrastrutturale. Il modello operativo adottato a Caivano garantirà tempi rapidi e, in alcuni casi, deroghe alle normative ordinarie.
Chi gestirà le procedure?
Il commissario Periferie avrà una supervisione, con l’aiuto di subcommissari. Ma l’amministrazione comunale avrà comunque un ruolo attivo, dovrà accompagnare e sostenere i processi.
E gestirli…
Esatto. E questo è il punto cruciale. La vera sfida non è realizzare le opere, ma valorizzarle e farle durare nel tempo, coinvolgendo la comunità. Un bene pubblico abbandonato o mal gestito è uno spreco di risorse. Non basta inaugurare una struttura per dire che è tutto fatto. Il governo ha dato un’attenzione straordinaria a Orta Nova, ora sta a noi dimostrare maturità. La comunità e le associazioni dovranno fare la loro parte. Sono fiducioso, perché Orta Nova ha un buon tessuto associativo.
Quanto è importante la Tenenza dei carabinieri?
È fondamentale. Elevare la stazione a tenenza significa rafforzare il presidio sul territorio e migliorare i servizi di sicurezza. La Prefettura ci sta lavorando da tempo, già da prima del commissariamento. È un percorso lungo, perché servono risorse e una sede adeguata.
Avete individuato un immobile centrale, vicino al Municipio. Perché questa scelta?
Perché è un segnale importante. Non era facile trovare una struttura idonea: diversi avvisi pubblici della Prefettura sono andati deserti. Ora siamo passati dal rischio di perdere il presidio di polizia (l’attuale comando, Ndr) al potenziamento della sicurezza locale.
Ma il progetto è definitivo?
Il percorso è a buon punto, ma non ancora concluso. Anche la presidente Giorgia Meloni si è espressa in merito, quindi la questione è seguita a livello centrale e territoriale.
Il Decreto Periferie servirà più alla repressione o alla riqualificazione sociale?
L’obiettivo è duplice, ma la parte più difficile è la prevenzione, che passa dalla riqualificazione culturale della comunità. Prendiamo gli impianti sportivi: non sono solo campi di calcetto, ma spazi di aggregazione. Un ragazzo che non può permettersi la retta per fare sport può sentirsi escluso e sviluppare ostilità. Recuperarlo è essenziale. L’alternativa è prevedibile.