Gli ultimi dati del Sistema di garanzia Lea fotografano una sanità italiana a velocità diverse, con le Regioni del Nord in netto vantaggio rispetto a quelle del Sud. La Puglia, pur superando la soglia di sufficienza con un punteggio superiore a 60, si trova ancora a dover affrontare numerose criticità legate alla prevenzione e all’assistenza territoriale. Come riportato dal Sole24Ore, la Regione riesce a garantire interventi ospedalieri adeguati, ma fa più fatica nell’organizzazione dei servizi destinati ai pazienti al di fuori degli ospedali, come assistenza domiciliare, cure palliative e tempi di arrivo delle ambulanze.
I Lea in Puglia: promossi gli ospedali, bocciata la prevenzione
Secondo il report del ministero della Salute, il miglioramento generale riguarda solo gli ospedali, che pesano per il 50% sull’intera assistenza sanitaria e che, negli ultimi anni, hanno registrato progressi nell’efficacia degli interventi, dall’ictus ai tumori. Tuttavia, l’altra metà del sistema, quella legata ai servizi territoriali, rimane un tallone d’Achille.
I dati evidenziano una frattura tra Nord e Sud, con la Puglia che si colloca tra le Regioni che raggiungono la sufficienza, ma che non riescono ancora a garantire una sanità capillare ed efficiente sul territorio. Tra le principali criticità ci sono: bassa copertura vaccinale; screening oncologici insufficienti; difficoltà nell’assistenza domiciliare; uso inappropriato degli antibiotici e tempi di arrivo delle ambulanze non sempre adeguati.
La sfida del Pnrr: il tempo stringe
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha previsto investimenti per oltre 7 miliardi di euro per rafforzare la sanità territoriale, con la creazione di Case e Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali e lo sviluppo della telemedicina. Tuttavia, il traguardo fissato per giugno 2026 sembra ancora lontano, con molte Regioni in difficoltà nel raggiungere gli standard stabiliti dal Decreto 77 del 2022.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci punta molto sulla riforma della sanità primaria, cercando di trasformare la medicina generale con un passaggio dal convenzionamento alla dipendenza, in modo da integrare meglio i medici di famiglia all’interno delle Case di Comunità. Tuttavia, la misura è al centro di forti tensioni con i sindacati, che già avevano spinto il precedente ministro Roberto Speranza a fare marcia indietro su un progetto simile.
La sanità pugliese tra prospettive e ritardi
Se da un lato la Puglia può vantare buoni risultati nel settore ospedaliero, dall’altro deve colmare il divario nell’organizzazione dei servizi territoriali. I cittadini pugliesi, infatti, si trovano ancora a fare i conti con una rete di assistenza domiciliare inadeguata, screening non sempre accessibili e tempi di intervento delle ambulanze spesso troppo lunghi.
Il rischio, come sottolinea il Sole24Ore, è che la mancata riforma della sanità territoriale non solo penalizzi i cittadini pugliesi, ma comprometta anche la possibilità di accedere ai fondi premiali previsti dal Fondo sanitario nazionale. La sfida, dunque, è quella di accelerare i processi di modernizzazione e potenziare i servizi locali per garantire una sanità realmente equa e accessibile.