Il sistema penitenziario italiano è al collasso e, secondo il Sappe (Sindacato autonomo della polizia penitenziaria), le carceri sono ormai diventate delle vere e proprie piazze di spaccio e commercio illecito di telefonini. L’allarme arriva dal segretario nazionale del sindacato, Federico Pilagatti, che denuncia una situazione fuori controllo, in cui i detenuti riescono a gestire traffici criminali direttamente dall’interno delle strutture grazie ai droni e alla cosiddetta vigilanza dinamica, introdotta nel 2013.
“Qualcuno dovrà spiegare agli italiani perché lo Stato combatte la criminalità all’esterno ma permette ai boss di continuare a gestire i loro affari all’interno delle carceri”, afferma Pilagatti, che ipotizza anche un legame con il fallito tentativo di abolizione del 41 bis.
Secondo il sindacato, negli ultimi anni il fenomeno dell’ingresso illecito di droga e cellulari nei penitenziari pugliesi ha raggiunto livelli allarmanti. “Se fino a qualche anno fa si sequestravano poche decine di telefonini, nel solo 2024 ne sono stati trovati oltre 500, oltre a quantità significative di droga”, dichiara Pilagatti, facendo riferimento agli istituti di Lecce, Foggia, Bari, Taranto, Trani e Brindisi.
Droni e vigilanza dinamica: il mix che favorisce la criminalità
Il metodo principale di contrabbando sono ormai i droni, che permettono la consegna di merce illecita con rapidità e minori rischi rispetto ai canali tradizionali (pacchi, colloqui con i familiari, complicità di agenti infedeli). La “vigilanza dinamica”, invece, con la libera circolazione dei detenuti per tutta la giornata, ha ridotto la presenza degli agenti nei reparti detentivi, lasciando ampio margine d’azione ai criminali più violenti.
“Questa misura ha di fatto consegnato le carceri ai delinquenti, che ora possono gestire i loro traffici senza ostacoli, punire i detenuti più deboli e perfino ordinare azioni criminali all’esterno tramite smartphone”, denuncia il segretario del Sappe.
Il traffico di telefoni ha generato un vero e proprio mercato nero: i prezzi vanno da centinaia di euro per i micro-telefonini a migliaia di euro per gli smartphone, che permettono ai boss di seguire in diretta le azioni criminali dei loro affiliati. Anche la droga circola senza problemi, alimentando violenze interne tra detenuti, spesso tossicodipendenti, pronti ad aggredire altri carcerati o agenti pur di ottenere una dose.
L’allarme degli inquirenti: “Servono misure concrete”
Nonostante le difficoltà, l’impegno della polizia penitenziaria e del Nucleo Investigativo Regionale (NIR) ha permesso il sequestro di ingenti quantitativi di merce illegale e l’arresto di numerosi responsabili. Ma, secondo il Sappe, è necessaria un’azione più incisiva: “Finalmente alcuni magistrati stanno chiedendo provvedimenti concreti per fermare questo mercato prima che sia troppo tardi. Il rischio è che, oltre a droga e telefoni, i droni possano essere usati per introdurre armi ed esplosivi, con conseguenze devastanti per la sicurezza”.
Il sindacato ha chiesto l’intervento immediato dei prefetti, sottolineando che la situazione carceraria riguarda anche la sicurezza pubblica. Tra le misure proposte dal Sappe, vi è la convocazione urgente di un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, un rafforzamento dei controlli esterni agli istituti per contrastare l’uso dei droni, e l’installazione di reti di protezione alle finestre e sopra gli spazi aperti come i passeggi, per impedire le consegne aeree.
“La lotta a questo mercato illecito non è solo una questione di legalità, ma anche di giustizia per quei detenuti che, soggiogati dai più violenti, sono costretti a subire sopraffazioni quotidiane”, conclude Pilagatti. “Lo Stato deve intervenire ora, prima che sia troppo tardi”.