Il clan dei montanari non aveva mai conosciuto pentiti. Fino ad oggi. Matteo Pettinicchio, 40 anni, storico braccio destro del boss Enzo Miucci, ha deciso di collaborare con la giustizia, segnando un clamoroso punto di rottura nella storia criminale del gruppo Li Bergolis-Miucci. La sua scelta, anticipata settimane fa in esclusiva da l’Immediato, arriva dopo l’operazione “Mari e Monti”, che ha portato all’arresto di numerosi esponenti della mafia garganica.
L’ordinanza cautelare firmata dal gip dipinge Pettinicchio come l’unico affiliato a godere della piena fiducia di Miucci, capo indiscusso della consorteria mafiosa, nonché dell’alleanza con il clan Sinesi-Francavilla. Pettinicchio non era solo un semplice esecutore, ma un vero e proprio luogotenente, dotato di autonomia decisionale e coinvolto direttamente nelle strategie operative della cosca.
L’ombra di Pettinicchio su omicidi, droga ed estorsioni
Le intercettazioni contenute nell’ordinanza confermano il suo peso all’interno dell’organizzazione. Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, gestiva direttamente le attività illecite tra Manfredonia e Monte Sant’Angelo, con il controllo del traffico di cocaina e delle estorsioni. Pettinicchio era l’unico uomo con cui il boss si confrontava alla pari, tanto che spesso gli chiedeva consiglio sulle decisioni più delicate.
Le rivelazioni del pentito Andrea Quitadamo confermano questo ruolo privilegiato. Secondo la sua testimonianza, le direttive del clan venivano impartite da Miucci e trasmesse ai sottoposti, ma solo dopo un confronto con Pettinicchio, che aveva voce in capitolo sulle operazioni strategiche. Un potere che lo distingueva dagli altri affiliati, rendendolo un punto di riferimento assoluto nell’organizzazione.
Il legame con i Sinesi-Francavilla e la strage di San Marco
Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, Pettinicchio e Miucci erano strettamente legati al clan Sinesi-Francavilla, storica cosca foggiana con cui avevano stretto un’alleanza strategica per il controllo dei traffici illeciti. A confermarlo è anche la deposizione del collaboratore foggiano, Carlo Verderosa, che ha riferito di aver sentito direttamente Francesco Sinesi (figlio del boss Roberto) vantarsi della loro spietatezza, descrivendoli come “gente di strada” pronta a sparare senza esitazione.
Le rivelazioni di Quitadamo potrebbero inoltre contribuire a fare luce su uno degli episodi più sanguinosi della mafia garganica: la strage di San Marco in Lamis, avvenuta il 9 agosto 2017. L’agguato, costato la vita al boss Mario Luciano Romito, al cognato e ai due fratelli Luciani, rientrava nelle logiche di potere tra i clan rivali. Pettinicchio, con la sua conoscenza diretta delle dinamiche interne, potrebbe ora fornire dettagli cruciali per chiarire ruoli e responsabilità nella strage.

Le rivelazioni dei pentiti: il peso di Pettinicchio nella mafia garganica
Anche il collaboratore Marco Raduano detto “Pallone”, ex boss della criminalità viestana, ha confermato il ruolo centrale di Pettinicchio, definendolo “uno importante nel gruppo” e sottolineando la sua influenza nelle dinamiche criminali del Gargano.
A rincarare la dose è il pentito Danilo Della Malva alias “U’ Meticcio”, che ha raccontato come Pettinicchio, in assenza di Miucci, fosse uno degli uomini chiave per la gestione della cosca, insieme a Raffaele Palena detto “Strizzaridd”, altro nome di spicco del clan. Della Malva ha descritto Pettinicchio come un personaggio di rilievo anche a Vieste, dove si sarebbe recato per riscuotere debiti per conto del clan.
Le intercettazioni dell’ordinanza “Mari e Monti” mostrano un Pettinicchio sempre più consapevole della pressione investigativa. In alcune conversazioni, si lamenta con Miucci della crescente attenzione di stampa e forze dell’ordine e suggerisce di allontanarsi dal Gargano, cercando protezione attraverso contatti con la criminalità calabrese.
Un terremoto che fa tremare clan e colletti bianchi
Il pentimento di Pettinicchio rappresenta un colpo durissimo per il clan Li Bergolis-Miucci, il primo nella storia della cosca. La sua collaborazione potrebbe portare nuove indagini e processi, aprendo scenari mai visti prima per la mafia garganica.
Con la sua conoscenza diretta delle strategie del clan, Pettinicchio potrebbe rivelare nomi, ruoli e affari ancora sconosciuti non solo nel mondo della mafia garganica, ma anche in quello dei colletti bianchi e delle altre organizzazioni criminali del Sud Italia, contribuendo a decifrare i misteri di una delle organizzazioni criminali più chiuse e pericolose della Puglia. L’omertà dei montanari è stata infranta. Ora la giustizia ha la possibilità di scrivere una pagina decisiva nella lotta contro la criminalità organizzata del Gargano.