Per anni una coppia di anziani ha vissuto un autentico incubo all’interno della propria abitazione, vittima delle continue persecuzioni di una vicina di casa. Una donna di 81 anni, R.S., è stata riconosciuta colpevole di stalking condominiale dal Tribunale di Foggia, che ha accertato una serie di vessazioni e molestie protrattesi nel tempo, causando nelle vittime stati d’ansia e paura tali da alterare radicalmente la loro quotidianità. Per l’imputata condanna a nove mesi con il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena.
Secondo quanto emerso nel corso del procedimento, l’anziana donna ha reso la vita impossibile alla coppia di coinquilini, entrambi ultraottantenni, mettendo in atto una lunga serie di azioni persecutorie. Tra gli episodi più gravi: il lancio di uova e terra, il suonare ripetutamente il campanello, il danneggiamento della caldaia, insulti e offese verbali, fino ad arrivare a gettare candeggina, che in un’occasione ha colpito un uomo di 90 anni, parente delle vittime.
Vittime ostaggio in casa
Il quadro descritto dall’accusa tratteggia una situazione al limite della sopportazione. Le vittime erano ormai costrette a barricarsi in casa, temendo costantemente nuove aggressioni e vivendo in un clima di ansia e stress. “I miei assistiti erano assaliti quotidianamente da stati di ansia e paura – ha dichiarato l’avvocato Pierpaolo Fischetti, legale della coppia – subendo un sistematico turbamento della tranquillità domestica, tanto da essere costretti a modificare le proprie abitudini di vita”.
Il legale ha evidenziato come, sebbene lo stalking condominiale non sia un reato tipizzato in modo specifico nel codice penale, la giurisprudenza negli ultimi anni lo abbia riconosciuto come una fattispecie aggravata di atti persecutori, attribuendogli piena rilevanza penale. “Oggi vi è una diversa sensibilità da parte degli organi competenti nell’affrontare tempestivamente queste vicende – ha aggiunto Fischetti – che, nel caso specifico, rischiavano di rovinare l’ultimo periodo di vita di persone che chiedevano soltanto un po’ di serenità”.
Una condanna simbolo
Il caso di Manfredonia rappresenta un precedente significativo nel contrasto alle violenze psicologiche e fisiche che possono consumarsi tra le mura domestiche, in ambito condominiale. Episodi di questo tipo sono sempre più frequenti e spesso restano impuniti per la difficoltà nel raccogliere prove e testimonianze. La sentenza del Tribunale di Foggia conferma invece che anche in contesti apparentemente “ordinari”, come la convivenza tra vicini, le molestie possono configurarsi come reati gravi, con conseguenze penali per chi li perpetra.