Tre condanne per tentato omicidio aggravato e rapina. Il gup Michela Valente ha motivato la sentenza con cui ha inflitto un totale di 35 anni e 4 mesi di carcere a Antonio Raffaele Palladino, Luigi Cognetti e Matteo Gesualdo per il violento pestaggio di Nouredine Ennil, avvenuto nella notte del 23 giugno 2023 in piazza Mercato. Il giudice ha escluso qualsiasi attenuante, sottolineando la ferocia dell’aggressione, l’assenza di pentimento e la volontà di umiliare la vittima.
L’attacco si consumò nel cuore della movida foggiana, quando Ennil, cittadino marocchino, fu assalito senza motivo apparente mentre beveva una bibita in un locale. Un gruppo di cinque giovani, tra cui due minorenni già condannati in appello a 8 anni di reclusione, lo trascinò al centro della piazza e lo sottopose a un pestaggio brutale, immortalato dalle telecamere di videosorveglianza e da uno dei minori che riprese la scena con il cellulare.
Secondo la ricostruzione del gup, Ennil fu colpito inizialmente con un pugno al volto da uno dei minorenni, poi con una sedia in testa da Palladino. Successivamente, intervennero Cognetti e Gesualdo, che lo scaraventarono a terra e lo presero a calci e pugni mentre era inerme. Quando un passante cercò di aiutarlo, la furia del branco non si placò: l’uomo fu colpito di nuovo fino a perdere i sensi. Palladino prese la rincorsa e gli sferrò un calcio alla testa, mentre un altro aggressore gli spense una sigaretta sul costato.
La consulenza medica ha documentato almeno 15 pugni e 4 calci inferti da Palladino, mentre Cognetti e Gesualdo assestarono numerosi colpi al volto della vittima. La prognosi fu di 40 giorni, ma i medici inizialmente si riservarono per la gravità delle lesioni. Per il giudice, gli imputati agirono consapevoli che le loro azioni avrebbero potuto provocare la morte e solo l’intervento di passanti e polizia evitò il peggio.
Le condanne e il ricorso in appello
Il 21 novembre 2024, al termine del processo con rito abbreviato, il giudice ha emesso le seguenti condanne:
- Antonio Raffaele Palladino: 14 anni di reclusione
- Luigi Cognetti: 11 anni e 4 mesi
- Matteo Gesualdo: 10 anni
I tre dovranno anche risarcire la vittima, costituitasi parte civile con l’avvocata Maria Lucia Mastropaolo. Palladino si trova in carcere, mentre gli altri due sono agli arresti domiciliari dal 27 luglio 2023, quando furono fermati dalla squadra mobile.
Gli avvocati della difesa avevano chiesto l’assoluzione dall’accusa di rapina e la derubricazione del tentato omicidio a lesioni personali, sostenendo che la vittima non fu mai in pericolo di vita. Tuttavia, il giudice ha ritenuto le prove schiaccianti e ha accolto la ricostruzione del pm Roberto Galli, che aveva chiesto 34 anni di reclusione in totale e aveva respinto la proposta di patteggiamento di Gesualdo a 4 anni di carcere.
Movente futilissimo e assenza di pentimento
Secondo il gup, l’aggressione è stata alimentata da motivazioni abiette e futili. Gesualdo e Cognetti hanno giustificato la violenza dicendo di aver visto un amico minorenne litigare con Ennil e di essere intervenuti senza sapere il motivo del diverbio. Cognetti ha riferito che tutto sarebbe iniziato dopo il rifiuto di una cartina per sigarette, seguito da una risata della vittima, interpretata come un gesto di scherno.
“Non sono pentito di quanto successo perché ci aveva mancato di rispetto”, avrebbe dichiarato Cognetti. Il giudice ha definito queste affermazioni un mero pretesto per dare sfogo a impulsi violenti, evidenziando l’intento umiliante del pestaggio, testimoniato dall’uso dei telefonini per filmare la vittima in stato semi-comatoso.
Infine, la corte ha sottolineato l’assenza di resipiscenza da parte degli imputati: Palladino si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Cognetti e Gesualdo hanno fornito versioni minimizzanti, smentite dai filmati. Né la lettera di scuse di Gesualdo né la dichiarata volontà di risarcire la vittima sono state considerate attenuanti, in quanto non accompagnate da gesti concreti.
La difesa ha già annunciato il ricorso in appello, ma il quadro probatorio delineato dalla sentenza di primo grado appare solido e difficilmente ribaltabile.