A distanza di più di un anno dall’avvio dell’inchiesta sulle morti sospette all’Hospice di Torremaggiore, la Procura della Repubblica di Foggia ha richiesto l’archiviazione del procedimento a carico dell’infermiere accusato di aver somministrato impropriamente il farmaco sedativo Midazolam a diversi pazienti, causando il loro decesso.
L’indagine era iniziata dopo una dettagliata denuncia presentata dai familiari di alcuni pazienti deceduti in un breve lasso di tempo presso la struttura sanitaria. In seguito a tali segnalazioni, la Procura aveva disposto la riesumazione di 14 salme per effettuare approfondite analisi tossicologiche e determinare l’eventuale presenza del farmaco incriminato.
Secondo le consulenze tecniche commissionate dalla magistratura foggiana, in tre casi non è stata rilevata alcuna traccia di Midazolam. In un solo caso, il farmaco era presente ed era stato regolarmente inserito nel piano terapeutico del paziente. Negli altri casi, pur essendo state riscontrate tracce del medicinale, le quantità non erano tali da poter essere considerate letali o da determinare il decesso dei pazienti.
Di conseguenza, la Procura ha ritenuto che non vi siano elementi sufficienti per sostenere l’accusa di somministrazione impropria del farmaco da parte dell’infermiere, il quale ha sempre dichiarato la propria innocenza sin dall’inizio del procedimento.
L’avviso di archiviazione è stato notificato ai familiari delle presunte vittime, che ora hanno la facoltà di opporsi alla richiesta dei magistrati. In tal caso, la decisione finale spetterà al gip in sede di Camera di Consiglio. L’udienza è prevista nelle prossime settimane.
Il contesto dell’inchiesta
L’inchiesta aveva suscitato grande clamore mediatico e preoccupazione nella comunità locale. Le indagini si erano concentrate sull’ipotesi che l’infermiere avesse somministrato dosi eccessive di Midazolam, un sedativo utilizzato principalmente per alleviare le sofferenze dei malati terminali, senza adeguata prescrizione medica, accelerando così il decesso dei pazienti.
Durante le indagini, erano emersi dettagli inquietanti: in almeno 12 dei 15 pazienti deceduti nell’Hospice di Torremaggiore, le analisi tossicologiche avevano rilevato la presenza di Midazolam, nonostante il farmaco non fosse stato prescritto nel piano terapeutico. Tuttavia, l’impossibilità di determinare quantitativamente la presenza del farmaco ha reso difficile stabilire un nesso causale diretto tra la somministrazione del sedativo e la morte dei pazienti.
Le reazioni delle parti coinvolte
L’avvocato Luigi Marinelli, difensore dell’infermiere indagato, ha sempre sostenuto l’innocenza del suo assistito, sottolineando l’assenza di elementi indiziari tali da giustificare un’imputazione definitiva. “Il mio assistito si dichiara completamente estraneo ai fatti contestati. Ha ribadito di aver eseguito solo le prescrizioni fornite dal medico”, aveva dichiarato il legale durante le fasi iniziali dell’inchiesta.
Dall’altra parte, alcuni familiari dei pazienti deceduti si erano detti sorpresi dalle indagini, affermando di non aver notato anomalie nel decorso clinico dei loro cari. “Quando il loro congiunto è mancato dopo una lunga malattia, non hanno notato nessuna anomalia. Era un malato terminale e sarebbe potuto succedere da un momento all’altro”, aveva riferito l’avvocato di alcuni parenti delle presunte vittime.