La pm Roberta Bray ha sollevato un’eccezione di legittimità costituzionale contro l’assoluzione dell’ex sindaco di Foggia, Franco Landella, dall’accusa di abuso d’ufficio, un reato non più previsto dalla legge. La vicenda si inserisce nel processo sulla presunta compravendita e illecita assegnazione di case popolari, che coinvolge undici imputati. La posizione di Landella è stata separata da quella degli altri, per i quali il procedimento prosegue.
La richiesta alla Consulta
Nell’udienza di ieri, la pm ha chiesto ai giudici di sospendere il processo e inviare gli atti alla Corte Costituzionale, ritenendo che l’abrogazione del reato di abuso sia in contrasto con le normative europee. Il difensore di Landella ha invece richiesto il rigetto dell’istanza, depositando una sentenza del Tribunale di Reggio Emilia che respingeva un’eccezione analoga. Ha inoltre chiesto l’assoluzione del suo assistito.
La decisione è stata rinviata al 4 marzo, data in cui la Corte Costituzionale dovrebbe pronunciarsi su un caso simile sollevato dal Tribunale di Firenze. Landella, sindaco dal 2014 al 2021, è accusato di aver assegnato nel 2020 una casa popolare a una donna estranea all’inchiesta, un provvedimento che avrebbe dovuto essere firmato da un dirigente comunale.
Il processo principale: accuse e sviluppi
Intanto, il processo a carico degli altri dieci imputati prosegue. Nell’ultima udienza sono state acquisite le denunce di Antonio Bove, ex assessore al bilancio e alle politiche abitative, su presunte minacce e danneggiamenti alla sua auto. Il procedimento riprenderà il 18 febbraio con l’audizione di testimoni dell’accusa.
Tra i quindici capi d’accusa figurano reati come tentata estorsione, induzione indebita, minacce, danneggiamento, falso, occupazione abusiva di alloggi e traffico di influenze illecite. La Procura sostiene che nel 2019 Bove avrebbe accettato 1.500 euro da Domenico Napolitano per favorire l’assegnazione di un alloggio. Successivamente, Luigi Napolitano e Giovanni Ferrazzano avrebbero danneggiato l’auto dell’assessore per costringerlo a garantire l’assegnazione dell’alloggio.
Traffico di influenze e favori illeciti
Emergono anche accuse di traffico di influenze illecite. Lucia Livrieri avrebbe offerto un bracciale e un telefono cellulare a Silvia Pacello per intercedere presso Bove e ottenere un alloggio popolare, nonostante fosse già assegnataria in passato. Due dipendenti comunali, Anna Rosaria Ester De Nisi e Ida Paranzino, sono accusate di abuso d’ufficio e falso per aver alterato documenti relativi alle assegnazioni.
Le posizioni marginali
Raffaella Ziccardi e Luigi Cappuccio sono imputati per l’invasione arbitraria di un immobile di proprietà dell’Arca Capitanata. Le indagini, avviate nel 2019 a seguito del danneggiamento dell’auto di Bove, si sono sviluppate attraverso intercettazioni che hanno portato alla luce una presunta rete di illeciti legati alla gestione degli alloggi popolari.