Un vero e proprio terremoto si è abbattuto sulla “San Giovanni di Dio”, colosso privato del settore socio sanitario, tra i più in vista di tutta la Puglia. Nelle scorse ore, la cooperativa sociale è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia.
La “San Giovanni di Dio” sarebbe a rischio condizionamento e infiltrazione da parte della criminalità locale e per questo la Prefettura di Foggia ha spiccato il provvedimento interdittivo allo scopo di bonificare l’impresa dal possibile malaffare. L’importante realtà sanitaria rischia ora lo stop all’accesso ai contratti pubblici e potrebbe andare incontro ad una lunga amministrazione giudiziaria.
Nell’organigramma, con il ruolo di direttore generale, risulta esserci il giovane imprenditore di Manfredonia, Raffaele De Nittis, ex presidente del Manfredonia Calcio e genero di Michele D’Alba, quest’ultimo già raggiunto da due interdittive, la prima alla “Tre Fiammelle”, l’altra nei confronti della “Lavit spa” del figlio Lorenzo. Sempre Michele D’Alba è inoltre imputato per favoreggiamento della mafia foggiana, accusa mossa nei suoi confronti dalla pm della Dda di Bari, Bruna Manganelli. Nell’interdittiva a “Tre Fiammelle”, la Prefettura di Foggia scrisse di un presunto “patto di non parlare” stipulato tra D’Alba, De Nittis e D’Alba junior nella sala d’attesa della Questura di Foggia con l’obiettivo di non denunciare le estorsioni del clan Moretti.
Le attività della cooperativa e l’impegno legalitario
Come spiegato sul sito ufficiale, “San Giovanni di Dio opera in diverse attività di prevenzione, educazione, riabilitazione e cura alla persona sia a domicilio che presso asili nido, strutture diurne, residenziali nonché in strutture protette pubbliche e private che eroghino prestazioni sanitarie”. Da tempo gestisce importanti complessi sanitari nel Foggiano, ma anche in altre province. Sempre sul sito ufficiale sono indicate quattro realtà di rilievo, dislocate a Monte Sant’Angelo, Troia, Adelfia in provincia di Bari e Oria in provincia di Brindisi.
Soltanto lo scorso anno la società aderì alla manifestazione antimafia “LiberiAmo Manfredonia” per dire “no” alla criminalità organizzata e ad ogni forma di violenza e sopraffazione. Pochi anni fa ottenne anche il “rating” di legalità, un “riconoscimento d’eccellenza che premia la politica etica aziendale”.