“Abbiamo già illustrato la nostra posizione relativamente alla maggior parte delle accuse innanzi ad altra autorità giudiziaria. In questi giorni che ci separano dall’interrogatorio raccoglieremo tutta la documentazione in nostro possesso per chiarire i restanti aspetti della vicenda. Abbiamo grande fiducia nell’autorità giudiziaria procedente”. Così Michele Vaira, avvocato difensore di tutta la dirigenza della società coinvolta nell’operazione di Procura di Trani e Guardia di Finanza sul presunto giro di diplomi falsi tra Foggia, Bat, Calabria e Albania.
In carcere sono finiti Savino Cianci, sua moglie Lucia Catalano, Maria Saveria Modaffari, Giada Fortunata Modaffari, Maria Ornella Attisano, Leonardo Catalano, Marco Lombardi, Antonio Caporale e Maria M’Daraa. Oltre a loro figurano una trentina di indagati.
L’associazione a delinquere avrebbe intascato in media 8mila euro per ogni diploma o altro attestato falso rilasciato ad ignari corsisti. I titoli erano svariati: insegnamento di sostegno, laurea in criminologia, diploma alberghiero ed altre specializzazioni.
L’accoppiata Cianci-Catalano avrebbe persino corrotto un funzionario del governo albanese. Nelle carte del gip si legge che i due avrebbero donato una borsa Louis Vuitton di 1200 euro al presidente del Consiglio di Accreditamento dell’Ascal (Agenzia per la Garanzia della Qualità nell’Istruzione Superiore), Ente governativo del Governo albanese nominato direttamente dal presidente del Consiglio dell’Albania, per l’attivazione e la conclusione favorevole del procedimento di accreditamento dell’Università Wisdom.