Questa mattina, i carabinieri del Comando Provinciale di Barletta-Andria-Trani – supportati dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori Puglia – hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari – su richiesta della Procura della Repubblica di Bari, Direzione Distrettuale Antimafia – nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza nei confronti di due soggetti indagati – a vario titolo – per tentato sequestro di persona a scopo di estorsione e tentata estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso.
Il provvedimento cautelare scaturisce dalle indagini condotte dal Nucleo Investigativo di Bat – sotto la direzione della Dda di Bari – sul tentato sequestro di persona a scopo di estorsione di un imprenditore andriese avvenuto a Bisceglie nella serata dell’11 novembre 2021 quando la vittima – che percorreva la SP 13 Andria / Bisceglie a bordo della sua auto – fu costretta a fermarsi da quattro soggetti – armati – che viaggiavano a bordo di un’autovettura di grossa cilindrata dotata di un lampeggiante blu, e riuscì a darsi alla fuga mettendosi in salvo.
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip – fatta salva la valutazione nelle successive fasi processuali condotta anche alla luce del contributo della difesa – l’evento delittuoso era scaturito a seguito della mancata adesione della vittima ad una richiesta estorsiva finalizzata ad ottenere utilità per l’assistenza in favore dei detenuti avanzata attraverso una lettera anonima – ricevuta nel giugno 2021 – contenente il codice identificativo del gruppo di appartenenza “666” che sarebbe servito per stabilire un contatto nel caso in cui l’imprenditore avesse deciso di soggiacere alle pretese.
Una missiva dello stesso tenore e contenente il medesimo codice identificativo del gruppo di appartenenza “666” era stata poi ricevuta – nel dicembre 2022 – da un altro imprenditore locale con richieste estorsive rivolte a lui e ai suoi due soci.
Gli approfondimenti condotti sotto la direzione della Dda di Bari – attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi delle immagini di videosorveglianza, servizi di osservazione e accertamenti tecnico scientifici – hanno consentito di far emergere che il gruppo identificatosi con il codice “666” – già a partire dall’anno 2017 – aveva posto in essere condotte estorsive – attraverso l’invio di lettere anonime – nei confronti dei titolari di altre imprese locali ed hanno permesso di raccogliere elementi in relazione alla dinamica del tentativo di sequestro di persona avvenuto l’11 novembre 2021 e circa il ruolo nella vicenda dei due indagati i quali avrebbero monitorato i movimenti e le abitudini di vita della vittima con appostamenti e pedinamenti, segnalandoli ai complici – non ancora identificati – entrati in azione la sera dell’11 novembre 2021 e poi avrebbero avvicinato l’imprenditore, proponendosi quali mediatori rispetto alle richieste estorsive che gli erano state avanzate, reiterate con una ulteriore lettera anonima ed alcuni sms – provenienti da utenze sconosciute – ricevuti tra il gennaio ed il febbraio 2022.
“È importante sottolineare che il procedimento – ricordano i carabinieri in una nota – si trova nella fase delle indagini preliminari e che – all’esecuzione della misura cautelare odierna – seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza -in ordine ai reati contestati- dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti”.
Gli arrestati sono ora in carcere, a disposizione del gip, ove si trovava già uno degli indagati che era stato tratto in arresto – il 16 marzo 2022 – in flagranza del reato di detenzione illecita di sostanze stupefacenti poiché trovato in possesso di 170 chili circa di hashish.