Sette misure cautelari ma anche due indagati su cui non è stata applicata alcuna restrizione. Nell’inchiesta “Giù le mani” risulta indagato il 67enne comandante della Polizia Locale di Manfredonia, Vincenzo D’Anzeris, parente dell’ex sindaco Angelo Riccardi, primo cittadino all’epoca dello scioglimento per mafia del Comune nel 2019.
Nell’imputazione si legge che “nell’ambito del presente procedimento, richiesto dal Pubblico Ministero di fornire informazioni ai fini dell’indagine”, D’Anzeris “rendeva dichiarazioni false o comunque taceva in parte ciò che sapeva”. Sotto inchiesta figura, inoltre, il tecnico comunale Francesco Borgia, con la stessa accusa di D’Anzeris.
Il comandante della Locale è finito nella vicenda delle onoranze funebri di Grazia Romito, quest’ultima ai domiciliari. La sua agenzia, nonostante l’interdittiva antimafia, avrebbe continuato ad operare attraverso il prestanome Luigi Rotolo (divieto di dimora a Manfredonia).
Una serie di intercettazioni tra la Romito, l’ex assessore ai Lavori Pubblici Angelo Salvemini (finito ai domiciliari) e D’Anzeris non collimerebbero con quanto riferito dal vigile al pubblico ministero nell’escussione dell’1 marzo 2023. “Nel corso dell’audizione – riporta l’ordinanza cautelare di 190 pagine della gip Eronia – affermava di aver ammonito la Romito ad interrompere l’esercizio di ogni attività funebre (tra cui il recupero salme), in ragione dell’informazione interdittiva antimafia applicata ala ditta individuale della donna, precisando che avrebbe potuto accedere al cimitero di Manfradonia solo per motivi personali (culto dei defunti)”.
Successivamente D’Anzeris avrebbe dichiarato “di aver recentemente notato la Romito all’interno del cimitero di Manfredonia e che, in tale occasione, le chiedeva di giustificare la sua presenza; quest’ultima gli comunicava di poter accedere in quanto era una dipendente della Santa
Lucia Srls. D’Anzeris avrebbe inoltre riferito di aver ricevuto conferme dall’Ufficio Attività produttive del Comune in merito all’autorizzazione di tale impresa, aggiungendo che successivamente il titolare
della Santa Lucia Srls gli consegnò l’autorizzazione e il contratto di assunzione della Romito”. Sempre D’Anzeris “ometteva – si legge sempre nell’ordinanza – qualsiasi riferimento alle telefonate e agli incontri con la Romito organizzati per il tramite del Salvemini al fine di rassicurarla e di legittimare la presenza all’interno del cimitero (“… ecco perché dopo quando mi hai, quando mi hai scritto c’è bisogno di qualche?… no! Io poi, proprio per farla.. fare ehm… metterla a posto… ho detto fammi una richiesta dove vuoi partecipare… ai recuperi… ecco però… dice sì… sì… si dov’è il problema… e abbiamo chiarito… quella opera… tranquillamente”)”. Secondo la gip che firma l’ordinanza cautelare, il comandante D’Anzeris avrebbe mostrato asservimento al Salvemini, assessore della Giunta Rotice che – secondo l’impianto accusatorio – si sarebbe speso per salvaguardare l’attività della Romito.