Due ordinanze cautelari, quasi 600 pagine totali e oltre 150 persone indagate (94+58). Questi i numeri di “Codice Interno”, la maxi operazione di Dda e Polizia di Stato che ha sconquassato Bari rivelando un presunto filo conduttore tra mafia e politica. Al centro dell’inchiesta le elezioni del 2019 che avrebbero favorito l’ascesa di Maria Carmen Lorusso detta Mari, attuale consigliera comunale entrata con l’opposizione ma poi passata con il sindaco Decaro. Lei è finita ai domiciliari mentre il marito, l’ex consigliere regionale ed avvocato Giacomo Olivieri è stato trasferito in carcere.
Arrestati anche il boss Savino Parisi detto “Savinuccio”, il figlio “Tommy il cantante”, noto neomelodico, e il boss Eugenio Palermiti detto “U’ Nonn”, capo del clan Parisi-Palermiti insieme a “Savinuccio”.
Nelle carte del gip Ferraro la scala gerarchica della mafia barese composta da una serie di nomi “tutti sottordinati ai capi indiscussi Parisi e Palermiti, detentori del potere direttivo e decisionale sul sodalizio mafioso-‘ndranghetistico. Savino Parisi detiene il massimo grado di ‘ndrangheta, ‘completo’. Palermiti, affiliato di Parisi, ha il grado della ‘ottava’“. Entrambi avrebbero tenuto i fili dell’organizzazione anche durante la detenzione.
Nell’ambito della maxi inchiesta sono state sottoposte ad amministrazione giudiziaria per un anno per infiltrazioni mafiose la municipalizzata barese Amtab spa e la Maldarizzi automotive spa, società sulle quali i clan avrebbero ottenuto posti di lavoro. Riguardo ad Amtab, l’azienda di trasporto pubblico di Bari, è scritto: “Assunzione a tempo determinato nell’Amtab spa di persone vicine o comunque imparentate con esponenti del clan Parisi di Bari”. Questo avrebbe garantito “un accrescimento del prestigio criminale e l’infiltrazione di uomini vicini al clan nel tessuto amministrativo ed economico locale attraverso un sistema di assunzioni clientelari“.
L’indagine ha svelato, inoltre, presunte combine nel calcio dilettantistico ordinate dai clan per Corato-Fortis Altamura del 30 aprile 2017 e del 7 ottobre 2018.

Olivieri, la Porsche e lo “scandalo mediatico”
Focale la posizione di Giacomo Olivieri, avvocato ed ex consigliere regionale. L’uomo avrebbe stretto un accordo criminale con i clan mafiosi Parisi, Montani e Strisciuglio per far eleggere, il 26 maggio 2019, la moglie Lorusso. “Organizzava e sosteneva la sua campagna elettorale facendo ricorso a consensi ottenuti da soggetti appartenenti o comunque contigui ad associazioni mafiose”. Nel mirino i presunti “accordi con soggetti mafiosi o comunque intranei alle organizzazioni di stampo associativo mafioso egemoni nelle varie aree cittadine. Avrebbe promesso loro denaro e/o altre utilità”.
“Dai suoi ‘dialoghi con sé stesso’ emerge la convinzione di detenere un forte potere tale da renderlo ‘intoccabile'”. Dalla carte è emerso anche l’episodio della Porsche rubata ad Olivieri e ritrovata poco tempo dopo dal clan proprio grazie agli agganci del politico nell’organizzazione criminale.
Ma non è tutto, Olivieri è accusato anche di aver bloccato un atto di precetto della Banca Popolare di Bari, tramite Cerved spa, nei confronti della “Fondazione Maria Rossi Olivieri”. Si parla di una cifra superiore al milione di euro.
Olivieri avrebbe minacciato “un vero e proprio ‘scandalo mediatico’, creato ad hoc con pubblicazioni sistematiche sul giornale online ‘Il Quotidiano Italiano’ – a lui di fatto riconducibile (anche assecondando una campagna di stampa ingaggiata dall’altro quotidiano ‘La Repubblica’, fornendo a quest’ultimo informazioni riservate) – aventi ad oggetto un ‘dossier’ nella disponibilità dell’Olivieri, contenente informazioni relative alla ‘Banca Popolare di Bari’, di cui era in procinto di essere eletto presidente del C.d.A. il già consulente legale Gianvito Giannelli“. Quest’ultimo sarebbe stato costretto a non adempiere al mandato ricevuto dalla Cerved spa.
“Poi quando arrivano gli articoli del ‘Quotidiano Italiano punto it’ non venissero a rompere i coglioni”. E ancora: “Io non mi fermo. Cioè qui io appena ho il precetto sarà guerra. ‘Repubblica’ avrà di sponda… Volete essere spaccati il culo? E va beh e… e cioè… vuol dire che ognuno giocherà al metodo suo…“.
Il padre oncologo
Tra gli arrestati, finito ai domiciliari, figura anche Vito Lorusso, padre della candidata, all’epoca oncologo presso l’Ospedale Oncologico Giovanni Paolo I di Bari, “il quale, al fine di ottenere voti per la figlia, si accordava, tanto da doverlo ringraziare per il successo elettorale, con Massimo Parisi, nella consapevolezza che si trattasse del fratello del capoclan Savino, offrendo in cambio il proprio interessamento per G.B. – malato oncologico poi deceduto – figlio di Isabella Parisi e nipote del capo clan Savino Parisi”.
Le mani sul calcio dilettantistico
Sono emersi “atti fraudolenti – si legge sempre nell’ordinanza – volti ad alterare il risultato dell’incontro di calcio del 30 aprile 2017 tra Corato Calcio e Fortis Altamura, partita valida per il campionato di promozione e finale dei play-off per l’accesso al campionato di Eccellenza, determinando la vittoria della squadra locale del Corato che, grazie a tale risultato, veniva promossa alla categoria superiore. Maldera, imprenditore e presidente del Corato Calcio, dopo aver cercato, senza risultato, un accordo con i referenti mafiosi della Fortis Altamura, tra i quali Giovanni Sforza, si rivolgeva a Mario Dammacco, noto esponente del clan Strisciuglio al fine di ottenere la vittoria della partita di calcio attraverso un risultato diverso rispetto a quello derivato dal leale svolgimento della competizione, così addivenendo alla promozione della propria squadra, versando per tale obiettivo somme di denaro al clan Strisciuglio tramite il suo referente Dammacco. Con l’aggravante in quanto il risultato della competizione influiva sullo svolgimento di scommesse regolarmente esercitate”.