Dieci anni di civismo e di centrosinistra, in una città profondamente di destra. Il sindaco Francesco Miglio, con maggioranze diverse e con diversi organigrammi legati al governo regionale, ha governato San Severo in un periodo difficile della sua storia. È complesso fare un bilancio. Noi de l’Immediato lo abbiamo intervistato a pochi mesi dalle prossime elezioni comunali.
Sindaco, Alessandro Baricco ha detto nei giorni scorsi una frase fulminante: “La narrazione è parte della realtà insieme ai fatti. I fatti senza narrazione non esistono, la narrazione senza i fatti è arte”. Quanto della sua amministrazione è stata narrazione unita ai fatti? E di quali fatti amministrativi va più fiero?
La mia sindacatura (la più lunga del dopoguerra) si racconta nei fatti che l’hanno indiscutibilmente caratterizzata. Nel 2014 ho preso in carico una città che sembrava inesorabilmente caduta nell’anarchia di gruppi criminali, che ogni giorno compivano anche più di un fatto criminoso. A distanza di anni, anche grazie ad una forte esposizione del sindaco, le cose sono cambiate in meglio. In questi anni abbiamo appaltato quasi cento milioni di euro di opere, assunto quasi cento persone, costruito un rapporto solido con le altre istituzioni. A tutti i tavoli a cui ci siamo seduti abbiamo ben rappresentato la comunità sanseverese che non ha mai sfigurato ed anzi ha sempre avuto considerazione ed ascolto.
Qualche detrattore mette in dubbio i risultati sulla legalità. Addirittura c’è chi dice che abbia comprato il premio Livatino. Quanta strada ancora deve fare San Severo per dirsi una città ripulita dalla criminalità?
La cosa più spiacevole dell’essere sindaco è il continuo dileggio se non diffamazione gratuita a cui si è sottoposti. Si diffama gratuitamente, salvo poi implorare piangenti la remissione della querela con tanto di scuse. Mi è capitato tante volte e oramai non ci faccio più caso. Il lavoro fatto sulla legalità e sulla sicurezza urbana è nei dati della delittuosità della nostra città. Dati in netto miglioramento. Questo dicono i numeri e, come amo dire, i numeri sono argomenti testardi, difficilmente confutabili.
Ritiene che dopo 10 anni di congiuntura col governo regionale, con Emiliano che spesso ha indossato la maglietta di San Severo, e in parte anche con quello nazionale, con due rappresentanti dell’Alto Tavoliere al Parlamento, la città dei campanili abbia avuto l’attenzione che meritava in termini di risorse e interventi?
Il comune di San Severo ha, come tutti i comuni italiani, avuto grosse opportunità di finanziamento attraverso il PNRR. Abbiamo attinto a molte misure di finanziamento e l’attenzione che abbiamo ricevuto dai livelli istituzionali superiori e’ originata sempre da idee e progetti validi. Mai da una comune appartenenza politica e/o territoriale.
San Severo è una città di destra, notabile, che vanta uno dei primi sindaci di Alleanza Nazionale, Giuliano Giuliani. Lei è riuscito in 10 anni a cambiare un vento e a portare temi spesso ostici- l’immigrazione, la realtà lgbtq +, la legalità- in una realtà ricca e agricola come la città dei campanili. Quanto resterà e perdurerà nella coscienza della comunità?
Negli anni della mia sindacatura ho sempre portato avanti progetti che ritenevo giusti, non curandomi della poca o tanta popolarità che essi potevano procurarmi. Ricordo nel 2018, cioè in anni in cui molto controverso era il tema dell’immigrazione con la Lega Nord al 30%, non esitai un attimo ad andare in Consiglio comunale ad approvare la variante urbanistica per le foresterie per i migranti. Fu una fatica enorme. Tanti dicevano che per quella scelta amministrativa avrei perso le elezioni nel 2019. Le cose andarono diversamente perché io credo che la politica debba avere anche il compito di educare, di elevare le intelligenze, di addolcire i cuori. Questo fa un ceto politico. Se, al contrario, ti lasci trascinare dal pensiero dominante, anche se ingiusto, abdichi al tuo ruolo di guida di una comunità, segui la scia e non svolgi alcuna funzione. In questi anni abbiamo svolto una funzione oserei dire pedagogica come deve fare un gruppo dirigente. La cittadinanza su molte cose ha riflettuto, ha approfondito e capito aldilà di qualche iniziale resistenza. Molti di questi temi oramai costituiscono patrimonio della coscienza collettiva.
Cosa avrebbe potuto fare e non ha fatto? Non manca forse un grande festival, una grande riconoscibilità del vino, del Barocco o anche di un artista come Andrea Pazienza per rendere San Severo imponente a livello regionale e nazionale?
In dieci anni pensare di aver fatto tutto è da presuntuosi ed io non lo sono. Sul piano culturale tantissime iniziative. Abbiamo, tra le tante cose, avviato il Festival sul paesaggio e la transumanza che,nelle nostre aspirazioni, dovrà acquisire la stessa capacità di attrazione turistica che ha raggiunto la Notte della Taranta in Salento. Certo, siamo agli inizi, la strada è ancora molto lunga ma ci siamo incamminati. Per onorare la figura di Andrea Pazienza abbiamo, con un contributo straordinario della Regione Puglia, acquisito la proprietà dell’ex Teatro Real Borbone che, attraverso un finanziamento ministeriale di quasi tre milioni di euro, sarà presto restaurato. Nelle nostre intenzioni dovrà diventare un contenitore culturale ( museo) dedicato al fumettista. Cosa non sono riuscito a fare? La pedonalizzazione del centro. Per ora si pedonalizza Piazza Incoronazione. Il mio successore dovrà proseguire su via Tiberio Solis sino al Teatro Verdi.
San Severo come tutta la Capitanata perde abitanti, cosa consigliare sul fronte del lavoro al suo successore?
L’inverno demografico riguarda l’Italia, non è una specificità della nostra città. C’è il crollo delle nascite e, quindi, l’invecchiamento della popolazione un po’ dappertutto. La fuga verso altri territori può essere arginata solo da politiche nazionali. La recente riforma sull’autonomia differenziata secondo me alimenterà ancor di più la corsa verso altre aree del nostro paese. Perché un laureato dovrebbe determinarsi a restare al Sud, quando al Nord può essere pagato meglio? Con i contratti integrativi che potranno essere attivati dalle Regioni, si darà luogo ad una concorrenzialità che le regioni meridionali non potranno reggere. Sono molto preoccupato: sullo sfondo non vedo nulla di buono. Al mio successore consiglio di avere sempre il coraggio di esprimere il proprio dissenso, a prescindere dalla bandiera politica, quando ciò è utile alla città.
Il centrodestra in questi anni ha fatto spesso molto baccano, una opposizione per lo più ostruzionistica. Quanto ha rallentato, se lo ha fatto, alcuni cambiamenti? E su quali versanti?
In questi anni solo una cosa ha rallentato la azione del governo cittadino ed è stato il Covid. I cantieri fermi per due anni, il rincaro abnorme del costo dei materiali che ha rischiato di far saltare molti lavori. Le procedure concorsuali bloccate e quindi il rallentamento delle politiche assunzionali. E tanto altro ancora. L’opposizione francamente non ci ha mai messo in vera difficoltà, pur potendolo fare in più di una occasione. Anzi, talvolta, quando sono stato in pericolo, ho avuto quasi la sensazione che i più preoccupati erano alcuni consiglieri di opposizione. Dicono io sia un ragazzo fortunato. Vuole la verità? Ammetto di essere stato fortunato ad avere avuto in questi anni questi avversari.
Infine, il campo largo. Come è possibile che non si peschi dall’esperienza delle sue consiliature e dei suoi governi per il dopo Miglio? Non ha saputo affidare il testimone a qualcuno dei collaboratori?
Il campo largo a San Severo si farà. Sono molto fiducioso e, secondo me, vincerà le prossime elezioni. Per noi la vera soddisfazione è vedere proseguire il cammino avviato. L’esperienza accumulata in questi anni è fondamentale. Sbaglia chi pensa (ammesso che qualcuno lo pensi) di poter archiviare il patrimonio esperienziale di questo decennio. Sarebbe perdente come strategia in quanto foriera di divisioni. Io sono favorevole e pronto a sostenere una candidatura a sindaco che, partendo da quanto di buono fatto in questi anni e magari migliorando ciò che poteva essere fatto meglio, riesca ed essere la sintesi necessaria per realizzare l’alleanza politica e amministrativa che chiamano “campo largo” e/o “campo giusto” che dir si voglia.