L’Università potrebbe fornire degli assessori alla squadra della neo sindaca di Foggia? La risposta di Maria Aida Episcopo è netta: “Perché no. Siamo in fase di interlocuzioni – ha proseguito la prima cittadina -. La presenza dei politici sarà ampiamente soddisfatta, anche perché il politico amministrativamente riesce a raggiungere degli obiettivi topici per gli interessi di tutti. Però ci interessa anche molto, per alcune leve strategiche, una profilatura che possa essere tecnica e culturale”.
Sembrano in parte appianati i primi contrasti tra la coalizione e la ex dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, che in una prima battuta aveva chiesto per sé due assessorati, trattenendo anche la delega della Cultura. In tanti le hanno fatto notare nei vari tavoli delle trattative che non avendo ottenuto risultati brillanti con la sua lista civica, “Nessuno Escluso”, non può agire come una candidata indipendente.
“Episcopo non è Tutolo o Metta. Loro poterono fare il bello e il cattivo tempo con i partiti e i movimenti perché elessero molti consiglieri. Lo stesso accadde con le liste civiche di Franco Landella“, dice laconico un maggiorente della coalizione.
Il voto in provincia
Dipenderà dalla solidità e dai primi vagiti dell’esecutivo di Foggia, gran parte del futuro dialogo del campo largo anche per le amministrative di giugno 2024, quando si voterà a Torremaggiore, San Severo, San Giovanni Rotondo e Manfredonia.
Il patto tra Pd, MoVimento 5 Stelle, civici emilianisti e Azione, che Michele Emiliano vorrebbe veder replicato in ogni Comune, è per ora molto condizionato dal successo delle trattative foggiane. Qualcuno teme che con la carta dell’indipendenza di Episcopo, i pentastellati di Mario Furore possano fare l’asso pigliatutto e piazzare 4 o 5 personalità logate e stellate in Giunta.

Il Pd, ma sopratutto gli emilianisti, che pretendono 2 assessori, così come anche 2 sono le postazioni richieste da Azione, sono molto guardinghi.
Nei vari Comuni le ambizioni sono tante. A Manfredonia, dove il centrosinistra ritiene di poter vincere in scioltezza dopo la caduta di Gianni Rotice e gli strascichi nel centrodestra, che di certo potrebbe presentarsi diviso. Come abbiamo già scritto si contendono la candidatura sia i dem Maria Grazia Campo e Saverio Mazzone sia il pentastellato Raffaele Fatone, un tempo rivale dei piddini, ma ora più dialogante dopo due anni di opposizione insieme che hanno cementato i rapporti. Ma il nome unificante dovrebbe essere quello dell’ex parlamentare Michele Bordo. Tuttavia la riuscitissima manifestazione di Libera lo scorso sabato LiberiAMO Manfredonia ha mostrato che un certo elettorato, vicino anche alle istanze cattoliche, desidera un forte cambiamento e una personalità non assimilabile alle élite che hanno governato la città negli ultimi anni.

A San Severo la naturale prosecuzione dei 10 anni di amministrazione di Francesco Miglio passa per l’assessora Simona Venditti, ex Art 1 e oggi dentro il Pd, ma scalpita anche Francesco Sderlenga, mentre non dovrebbe essere della partita, perché punta alle prossime regionali, il civico ed emilianista Gigi Damone.
Nella città di Giuseppe Conte e di San Pio il MoVimento è diviso in tre rivoli. Mentre a Torremaggiore, città della parlamentare Gisella Naturale dove il centrodestra sembra aver puntato sulla meloniana Anna Lamedica, ma ci sono pure le leadership riconosciute dell’ex sindaco Lino Monteleone e del forzista Costanzo Di Iorio, non è scontato l’appoggio pentastellato al secondo mandato dell’attuale sindaco Emilio Di Pumpo.