Nelle 374 pagine dell’ordinanza cautelare del gip Battista è ricostruito il presunto giro di tangenti per “manipolare” alcuni appalti in provincia di Foggia. “Dominus” del sistema, stando alle carte giudiziarie, sarebbe il 62enne imprenditore Antonio Di Carlo di Lucera, al centro dell’operazione “Ossigeno” di Procura di Bari e Guardia di Finanza. L’uomo è stato condotto in carcere mentre per la figlia Carmelisa sono stati disposti i domiciliari. Per favorire la sua azienda, la “Fratelli Di Carlo srl”, l’imprenditore avrebbe consegnato tangenti di vari importi a funzionari regionali per ottenere svariati appalti in comuni del Foggiano come Orsara di Puglia, San Marco La Catola, Casalvecchio di Puglia, Ordona, Rodi Garganico e Volturara Appula.
Di Carlo avrebbe mirato soprattutto ad interventi sul rischio idraulico portando a casa gli appalti in cambio di soldi. Come i 5mila euro in contanti che sarebbero stati consegnanti a Leonardo Panettieri, funzionario della Regione Puglia, Dipartimento Mobilità, Qualità urbana, Opere pubbliche, Ecologia e Paesaggio e componente della commissione giudicatrice dell’appalto integrato per la progettazione esecutiva e realizzazione delle opere di mitigazione e prevenzione dal rischio idraulico nei bacini idrografici del torrente Picone e della lama Lamasinata.
Spicca tra gli indagati, Raffaele “Elio” Sannicandro, direttore dell’Asset – sospeso dal governatore Emiliano dopo la notizia del blitz di Procura e Finanza – raggiunto da un’interdizione dai pubblici uffici. Stando all’ordinanza del gip, “risulta evidente – si legge – un rapporto tra Di Carlo e Sannicandro che travalica la mera conoscenza formale o istituzionale e che, al contrario, grazie al comune conoscente Sergio Schiavone, dimostra un evidente ‘apertura’ del Sannicandro, dirigente pubblico regionale, alle richieste dell’imprenditore foggiano a fronte della promessa e/o dazione di denaro e altre utilità (Schiavone: “Se le cose vanno bene cioè se questo ci dà dei riscontri positivi, io a Tonino (Di Carlo) gIi volevo dire vediamo un attimo che vogliamo che ne so quindici… quindici caramelle a testa che ne so per fare vedere che ne so io eh! Noi mo… questo è… però… se ci dà”. A parere degli inquirenti, termini come “caramelle”, “ossigeno”, “polizze” e “documenti” si riferirebbero a “dazioni corruttive”.
Gli inquirenti hanno documentato incontri a Roma e Bari tra Di Carlo, Sannicandro e Schiavone “in concomitanza con lo svolgimento delle procedure ad evidenza pubblica bandite nel dicembre 2019 dall’Ufficio del Commissario Straordinario delegato per l’attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia”.
Schiavone, sospettato di aver avuto un ruolo di mediatore, avrebbe rassicurato Di Carlo “sul buon esito dell’incontro dicendogli espressamente che il Sannicandro si era ‘innamorato’ di lui, esortandolo ad evitare di continuare a parlare al telefono”.
Ma i piani dell’imprenditore lucerino non sarebbero andati sempre come previsto. Con una sua dipendente, Di Carlo si sarebbe lamentato di Sannicandro: “Ha fregato ‘cavallina’ (Schiavone, ndr) e pure loro. Sono stati investiti 60mila euro e quindi dice che il commissario ha fatto così per tre gare e che ha fregato tutti. Avrebbero dovuto prendere tre gare con il dissesto, ma a malapena ne hanno presa una (trattasi della gara “Picone-Lamasinata”) e ‘cavallina’ (Schiavone) neppure una”. Secondo chi indaga, questa gara sarebbe stata vinta interessando non solo Sannicandro ma anche il funzionario Panettieri destinatario della dazione di 5mila euro.
Queste alcune frasi intercettate: “Nu creaturo – con probabile riferimento a Sannicandro -, alla fine poi, boh… Mah! È inutile prendersi veleno perché non serve. Comunque la gente è matta! Noi a volte ci fissiamo, boh! La gente non se ne frega più di niente, cioè… la parola, la cosa… non serve più niente. La gente per soldi boh? Cioè tu ti vedi, ti vedi oggi, la mattina, la sera è cambiato! E vabbè! Dice che ne dovevamo prendere tre! A mala pena ne abbiamo presa una! Noi! ‘Cavallina’ non ne ha presa neanche una”.
Interessi dell’imprenditore anche sui lavori di dragaggio del Porto turistico di Rodi Garganico: “Assume rilievo la circostanza che il verbale di individuazione degli operatori economici da invitare è stato redatto il 26 luglio 2020 – si legge ancora nell’ordinanza -, laddove il seggio di gara si era riunito il 3 luglio 2020, con affidamento dell’appalto alla F.lli Di Carlo srl. La ripetizione di tale data nel corpo del verbale e l’indicazione precisa dell’orario di chiusura delle operazioni inducono a ritenere che non si sia trattato di un refuso – scrive sempre il gip – e, dunque, che l’individuazione delle imprese da invitare sia stata inquinata dalla preventiva opzione da parte del Di Carlo”.
Cruciale sarebbe stato il ruolo del funzionario regionale interdetto Michele Tamborra: “La prova della collusione e della partecipazione ad essa del Tamborra – riportano le carte del giudice Battista – si ricava dal messaggio inviato da quest’ultimo al Di Carlo già il 12 giugno 2020: ‘In programma gara X nuovo dragaggio porto di Rodi. Io non ti ho detto niente’, contenente un’informazione che non poteva essere divulgata, ma alla quale l’imprenditore lucerino prontamente rispondeva: ‘Si stanno facendo. Siamo in tre’. La conclusione del dirigente regionale: ‘Ok allora procediamo’ dimostra che egli sia a disposizione dei desiderata del Di Carlo Antonio, vero dominus dei lavori sui bacini idrici”.
Nell’ambito dell’inchiesta c’è stato il sequestro probatorio della somma di 8.500 euro disposto nei confronti di Sannicandro. Colpiti anche i conti correnti dello stesso Sannicandro e del funzionario della Regione Puglia, sezione Lavori Pubblici, Tamborra al quale sono state sequestrate una Jaguar, una 500 e un immobile.
Il sistema
“Dalle indagini – riportano ancora le carte dell’ordinanza – sono emerse una serie di conversazioni tra Antonio Di Carlo, Carmelisa Di Carlo e Antonio Ferrara dalle quale si desumeva che i tre imprenditori pianificavano le gare per lavori pubblici alle quali partecipare, ‘spartendosi’ preventivamente le relative aggiudicazioni e decidendo i nomi delle ditte da far invitare agli incanti, individuandole tra quelle amiche disponibili a non partecipare o a formulare offerte di comodo. Dai dialoghi oggetto di intercettazioni e dalle indagini svolte, emergeva la capacità dei tre indagati di influire sull’attività dei responsabili degli uffici appalti dei Comuni della Provincia di Foggia che indicevano le gare di appalto, in modo che venissero invitate a partecipare alle gare proprio le imprese volute dagli indagati. Si trattava, in genere, di lavori rientranti nella fascia di importo tra 40mila e 150mila euro, gare che quindi potevano essere assegnate mediante affidamento diretto”.
Il procuratore Coccioli: “Condotte spregiudicate”
“Ciò che ci lascia perplessi è la spregiudicatezza delle condotte. Qui ci troviamo di fronte a diversi comuni interessati, non un singolo comune e anche per lavori di una certa delicatezza, volti a scongiurare rischi di natura sismica, geologica. Quindi un fenomeno allarmante, molto allarmante”. Lo ha detto Alessio Coccioli, procuratore aggiunto della Procura di Bari, a margine della conferenza stampa dopo le misure cautelari eseguite dalla guardia di finanza nei confronti di undici persone tra Puglia, Campania, Molise e Lazio. Tutti sono indagati, a vario titolo, per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti, per fatti commessi nelle province di Bari e Foggia tra il mese di settembre 2019 e il febbraio 2021.
Le persone coinvolte
In carcere Antonio Di Carlo, 62 anni, di Lucera, imprenditore. Ai domiciliari la figlia Carmelisa Di Carlo, 32 anni, di Foggia e Sergio Schiavone, 60 anni, di Benevento, dirigente del Coni. Interdizione per il direttore dell’Asset Elio Sannicandro, Leonardo Panettieri (funzionario della Regione Puglia), Michele Tamborra (funzionario Regione Puglia), Luigi Troso (funzionario del Comune di Casalvecchio di Puglia), Bruno Maria Gregoretti (legale rappresentante della Adriatiche Strade – A.Stra), Antonio Pacifico (funzionario del Comune di Volturara Appula), Antonio Ferrara (rappresentante della Antonio Ferrara srl) e Michele Camanzo (impiegato dell’ufficio tecnico del Comune di Monteleone di Puglia). Per altre 12 persone indagate non sono state spiccate misure cautelari.
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