Una recente determinazione dirigenziale del Comune di San Giovanni Rotondo ha disposto la liquidazione di una fattura dell’1 agosto 2023 (dirigente Bramante) a favore della ditta “Segnaletica Meridionale s.a.s. di C.V. e C.” relativa “all’esecuzione dei lavori di ripristino della funzionalità dell’impianto semaforico di via Turbacci intersezione con viale della Gioventù”. Nella città di San Pio, la società avrebbe ottenuto un appalto triennale una decina di anni fa per poi andare avanti di proroga in proroga e con affidamenti diretti. Inoltre, si occupò della segnaletica in occasione del passaggio del Giro d’Italia.
Tra gli ultimi interventi svolti anche “il tracciamento e la realizzazione di segnaletica verticale, orizzontale ed accessori, necessaria in occasione della nuova istituzione della ztl in zona internazionale, al fine di disciplinare e garantire la sicurezza degli utenti“. Fin qui non sembra esserci nulla di strano e invece il nome della società è di quelli da sussultare sulla sedia.
La “Segnaletica Meridionale” venne infatti citata nella relazione di scioglimento per mafia del Comune di Foggia nel 2021. Stando al documento dell’allora prefetto Carmine Esposito, la società avrebbe svolto per anni lavori e servizi relativi ai semafori cittadini. Ma stando al dossier, si tratterebbe di un’impresa adiacente alla batteria Moretti-Pellegrino-Lanza della mafia foggiana, una delle più potenti di tutta la Capitanata.
Il paradosso foggiano è che la società fu colpita da interdittiva antimafia nel 2017 (prefetto Grassi) per “concreti elementi da cui risulta che l’attività di impresa possa, anche in modo indiretto, agevolare le attività criminose e esserne in qualche modo condizionata”. Venne fuori che “il socio accomandatario (cioè con potere di amministrazione della società, ndr) era Veronica Colecchia, compagna convivente di Pasquale Moretti, elemento di spicco della batteria omonima, una delle tre che compongono la ‘Società Foggiana’, il cuore della ‘Quarta Mafia’. Pasquale Moretti è il figlio maschio primogenito del capo dell’omonima batteria, Rocco Moretti, attualmente detenuto (come il figlio Pasquale, ndr) in regime di 41 bis, carcere duro”.
Avanti nonostante l’interdittiva
Non contento, il Comune di Foggia, nonostante l’interdittiva, avrebbe continuato ad agevolare la società: “In una determinazione – riportò la relazione – il dirigente conferma la risoluzione del contratto stipulato con l’impresa e dispone la prosecuzione del servizio, ritenuto ‘servizio pubblico essenziale’ a cura della stessa per tutto il periodo necessario al formale affidamento del servizio al secondo classificato nella procedura di gara che, come afferma lo stesso dirigente, aveva già dichiarato la propria disponibilità. Appare anzitutto singolare che, a distanza di due giorni, si susseguano due atti amministrativi a firma dello stesso dirigente, in cui si conferma per due volte la risoluzione del contratto con l’impresa interdetta ma si conferma contemporaneamente la prosecuzione del servizio da parte della società stessa: è ben noto, infatti, che la risoluzione del contratto comporta la cessazione di ogni tipo di rapporto tra la società interdetta e la stazione appaltante”.
Tizzano tra i dipendenti
Ma non è tutto, “tra i dipendenti della società, nell’anno 2015-2016 risultava esserci Francesco Tizzano, cognato dell’amministratrice in quanto aveva sposato la sorella”. Su Tizzano il prefetto scrisse: “Noto esponente di rilievo della batteria mafiosa Moretti. La caratura criminale dell’uomo è confermata dalla recente sentenza di primo grado relativa all’operazione ‘Decima Azione’ con la quale il Tribunale di Bari ha condannato il pregiudicato alla pena di 18 anni di reclusione (la condanna più lunga tra quelle inflitte nel processo, ndr) per associazione di stampo mafioso, in quanto ritenuto responsabile di numerose estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti foggiani”.
White List
Inizialmente l’impresa aveva un’altra denominazione ma, secondo il prefetto, avrebbe sempre presentato “una sostanziale identità soggettiva, pur nella variazione delle cariche sociali al loro interno”. Alla scadenza del primo contratto, la giunta comunale foggiana approvò “il progetto dei lavori di installazione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti semaforici e del sistema automatico centralizzato di segnaletica verticale ed orizzontale, per una spesa complessiva di 2.520.721,40 euro, autorizzando il Servizio Omissis ad avviare le procedure di gara”. La giunta, sempre stando alla relazione prefettizia, avrebbe avviato una “procedura ristretta accelerata”, entrando anche nel merito della procedura stessa di gara, indicando tipologia, durata e criterio di aggiudicazione, nonostante fossero decisioni di competenza dell’organo gestione e non nei poteri di indirizzo dell’amministrazione comunale.
Del tutto assenti i controlli antimafia. L’impresa non chiese l’iscrizione nell’elenco delle “White List”, “evidentemente – rimarcò il prefetto in relazione – perché il Comune di Foggia non l’ha mai pretesa”.
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