“Disgusto”. “Senza parole”. Sono alcuni dei commenti sull’iniziativa antiabortista promossa a Manfredonia e in altri Comuni d’Italia. “Un cuore che batte” è il nome del piano pubblicizzato in queste ore anche dal sindaco sipontino Gianni Rotice.
“Si informano i cittadini – si legge in un post comparso sulla pagina social ufficiale del primo cittadino – che presso gli uffici comunali sono depositati i moduli per la raccolta delle firme per la seguente iniziativa Progetto di Legge di iniziativa popolare ‘Un cuore che batte’ (Introduzione del comma 1-bis nell’art.14 Legge 22 maggio1978, n.194): ‘Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso’“.
Rotice fa sapere che “la raccolta firme avverrà sino al 7 novembre pv presso la Segreteria Generale del Comune di Manfredonia, Piazza del Popolo n. 8, dalle ore 9 alle ore 12, dal lunedì al venerdì, muniti di documento d’identità valido”.
“Non ho parole per esprimere il disgusto”, scrive una utente. Un altro: “Obbligare qualcuno a fare qualcosa e sinonimo di dittatura….lasciate a tutti la libertà di scegliere anche se è una cosa poco accettabile”. E ancora: “L’aborto, a prescindere se terapeutico o volontario, nn è mai una scelta semplice. Dietro questo gesto ci sono sensi di colpa che solo chi lo affronta può capire. Al danno fisico si aggiunge quello psicologico. L’aborto è un lutto per la donna”.