Primo incontro e dibattito a cinque tra i candidati sindaci al Comune di Foggia Maria Aida Episcopo del campo largo, Raffaele Di Mauro del centrodestra e i tre civici Antonio De Sabato, Nunzio Angiola e Giuseppe Mainiero.
Ad organizzare il confronto l’associazione antimafia Giovanni Panunzio col suo presidente l’avvocato Dimitri Lioi.
L’associazione è capofila di un progetto di antimafia sociale con finanziamenti europei e regionali e ha già organizzato 60 ore di incontri cercando di riflettere su l’illegalità ambientale e il consenso mafioso.
“Chi si candida a queste elezioni amministrative dovrebbe porsi come misura di paragone il coraggio, l’onestà e il percorso di Giovanni Panunzio di cui ancora oggi non è facile parlare perché la sua persona coraggiosa costituisce un ostacolo per qualcuno. C’è una difficoltà attiva nella memoria che non significa spolverare le lapidi. Panunzio ci pone degli interrogativi, a
nessun candidato si chiede di pagare con la vita come lui scientemente ha fatto ma di averlo come riferimento”, ha detto in esordio Lioi, ricordando le tre teorizzazioni sulla mafia foggiana.
“La prima teoria riduttiva configura il fenomeno mafioso come un fenomeno legato al racket più o meno intercettato dalla procura di Foggia. Una seconda teoria mediana ravvisa una mafia in crescita che partendo dalla malavita locale starebbe per assurgere a livelli più alti con l’infiltrazione nei gangli. Una terza teoria vuole il fenomeno sofisticato che da tempo ha permeato di sé i gangli politici e pubblici nel funzionariato per permeare di sé una larga parte della città. Ci sono stati scontri molto duri tra magistratura e mass media locali. Qual è il vostro grado di percezione del fenomeno mafioso?”, ha chiesto ai candidati.
Chiara Maria Aida Episcopo: “Io c’ero quando piangemmo Giovanni Panunzio, uomo buono e coraggioso che non scese a ricatti e compromessi. La mafia esiste ed è sofisticata e pluridirezionale. Sta già escogitando nuove piste e strade di lavoro su ambiente e produzione. Per due anni e mezzo non c’è stata pressione sulla casa comunale. Io vorrei che le scale del Comune non siano più calcate da chi vuole minacciare, contaminare e marchiare la nostra dignità di cittadini. Tolleranza zero già nei piccoli segnali di malcostume e cattiva coscienza civica sin dai minori”.

“È mancato un processo di elaborazione critica del lutto che ci ha colpito – ha rilevato De Sabato -. Nessuno ha pensato di voler incontrare i cittadini. Lo Stato è arrivato colpevolmente in ritardo, noi siamo qui tutti sotto inchiesta, lo diceva don Tonino Bello, perché la nostra mentalità si è trasformata da mentalità soggiacente a mentalità compiacente. Abbiamo deciso tutti di delegare la lotta alla mafia. Non possiamo fare finta che non è successo niente. Perché la mafia primitiva e volgare ha colpito i costruttori? Perché il settore economico foggiano era l’edilizia. Oggi l’economia si basa sulla spesa pubblica, la mia lotta sarà nel fare riaprire i presidi di giustizia. Vanno in pensione 60 poliziotti, ne entreranno meno della metà. Che ci sia la mafia è ovvio, che voglia radicarsi fuori è ovvio. Dobbiamo selezionare una classe dirigente impermeabile, non basta essere onesti, serve qualcosa di più. Dobbiamo smetterla di raccontarci storielle, dobbiamo cominciare a dirci la verità. Ora posso guardare in faccia tutti, chi si è svegliato adesso ieri dov’era?”
Netto Angiola: “Noto qui a Foggia un fenomeno mafioso in crescita documentato dai dati. Abbiamo per la prima volta indagini su voto di scambio, scioglimenti che piovono, abbiamo attentati dinamitardi sempre più frequenti, omicidi, abbiamo un senso di scoramento endemico che attraversa tutta la cittadinanza a prescindere dai ceti produttivi e strati sociali. Mi appassiona meno la questione su quanto sia sofisticata. È mafia, punto e basta. Adesso si pone una questione di permeabilità della classe politica e della tecnostruttura comunale. Esistono problemi di permeabilità, tutte le volte che si verificano concussione e corruzione si possono avere anche nella burocrazia comunale. Mai abbassare i riflettori. Abbiamo una legge che si focalizza sul politico, ma non dobbiamo sottovalutare il fenomeno di infiltrazione nella tecnostruttura, l’ente comunale è bicefalo, la tecnostruttura per regolamento ha grossi poteri. I politici non devono poter essere visti neppure per sbaglio con i malavitosi perché andremmo incontro ad un nuovo scioglimento. La legge si basa su un principio di sanzione preventiva, perché chi amministra deve essere al di sopra di ogni sospetto. Oggi si pone con grande urgenza una decisione presa dai cittadini, che oggi non votano e quando votano, votano con le gambe non nella cabina elettorale. Sono annichiliti. I cittadini scappano da Foggia con le gambe”.
Raffaele Di Mauro non si è sottratto alla domanda. “Di storie ne ho sentite e lette. Il fenomeno mafioso si è evoluto molto, è reale, tangibile e feroce. È un problema dell’intera provincia e lo Stato ha voluto dare un segnale forte e chiaro sulla Quarta Mafia. Lo scioglimento è stata una secchiata di acqua fredda, noto un annichilimento, quasi una assuefazione rispetto a quello che ci circonda. Anche l’opinione pubblica nazionale non ci aiuta per niente, perché quando i nostri ragazzi imitano Gomorra non è facile combattere certi atteggiamenti. Noi abbiamo immaginato le conferenze permanenti di comunità, vogliamo coinvolgere tutti i mondi sulla legalità, parrocchie, associazioni, imprese, commercianti per far sì che la cittadinanza sia controllore in una pratica di trasparenza. Lo strumento di scioglimento è perfettibile perché essendo predittivo come se fosse Minority Report, si previene il crimine”.
Critico e aggressivo Mainiero: “Anche nel 2019 la discussione fu tutta di letteratura e di narrazioni. Ci dobbiamo chiedere perché questa narrazione è così dominante? Diventiamo la Chicago degli anni 20 d’Italia, Foggia ha una montagna di merda, mafia violenta che cerca di occupare ogni spazio della città. A noi dovete chiedere cosa dobbiamo fare per non farla infiltrare nel Comune, non qual è la nostra concezione filosofica sulla mafia. Sono straconvinto che la squadra Stato abbia fatto un lavoro straordinario e l’abbia decapitata fino alle quarte file”.
Ha proseguito poi attaccando Episcopo e Di Mauro, ritornando sul caso Cassitti: “Sapete chi sono gli ‘Angeli’ delle onoranze funebri dove lavorava Roberto Sinesi, uno dei boss delle batterie? Sono nella sentenza Osiride (blitz antimafia del 2007 sul racket dei funerali di cui l’Immediato si è occupato ampiamente nel corso degli anni, ndr). Ebbene accanto agli ‘Angeli’ ci sono due manifesti di un candidato del Movimento 5 Stelle. Mentre accanto ad una baracca abusiva ci sono manifesti di un candidato dei Fratelli d’Italia”.
Ha introdotto temi forti Lioi nella sua seconda domanda: “Questa città ha una grande paura del fenomeno mafioso. Nelle carte della sentenza si legge di Spiritoso che dice che aveva avvicinato Panunzio e gli aveva detto che se avesse pagato 2 miliardi di lire avrebbe potuto campare tutta la vita con gli appalti del Comune. Questo elemento fornisce un dato storico ossia che l’Ente comunale era permeabilissimo. Non si fa sociologia mafiosa con le sentenze ma sicuramente esiste un nesso tra il sistema deviato delle burocrazie e l’esercito della politica. Come intervenire sulla tecnostruttura? Se Episcopo punta su concorsi trasparenti per coprire le 400 scoperture della tecnostruttura, Raffaele Di Mauro crede nei protocolli di legalità sugli appalti con la Prefettura e alle costituzioni di parte civile in tutti i processi di mafia per conoscere quando comincia un processo penale. L’eterna “Stazione unica appaltante” per Mainiero.
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