“Questa mattina ho deciso di fare una protesta per il lago di Varano contro un’amministrazione regionale sorda e quelle persone che il lago non sia importante o lo sia solo per il comune di Cagnano: mi incatenerò in mezzo al lago, sino a quando qualcuno non verrà qui a darci risposte alle problematiche sul ciclo biologico, le attività produttive e turistiche”, ha detto il sindaco Cagnano Varano (Foggia), Michele Di Pumpo nella diretta sulla sua pagina Facebook, con la fascia tricolore, ricordando che si tratta del settimo lago più grande in Italia. “È ora di finirla. Io non starò fermo e immobile a vedere il lago morire”, ha detto.
“Questa laguna ormai è diventata un deserto: stiamo cercando di capire grazie al Parco nazionale del Gargano, unico ente che si è messo a disposizione. Servono nuove leggi e nuova linfa”, ha aggiunto. “Non c’è più niente, non ci sono attività. Alla Regione stiamo chiedendo da anni un dragaggio perché è l’unica cosa che potrebbe dare vitalità alla nostra laguna, assieme a un contratto per il lago”, ha spiegato. “Come può il Comune di Cagnano fare il dragaggio? Il Gargano ha bisogno di risposte, non esiste soltanto il Salento, non esiste solo Bari. Sono disposto a tutto sino a quando non verrà qualcuno a dare risposte, io non mi muoverò”. (LaPresse)
“Vogliamo esprimere la nostra vicinanza e solidarietà al sindaco di Cagnano, Michele Di Pumpo, che ha denunciato l’inerzia della Regione Puglia rispetto alle gravissime criticità che affliggono il lago di Varano”. Affermano l’onorevole Giandiego Gatta e il consigliere regionale Napoleone Cera di Forza Italia. “Il sindaco oggi ha deciso, in segno di protesta, di incatenarsi in prossimità del lago per il silenzio inquietante intorno ad una laguna così importante. Cagnano, Carpino e Ischitella non lo meritano. Non ci sono più attività produttive e non c’è possibilità di esercitare alcuna attività. Il settimo lago d’Italia ed il più grande del Mezzogiorno è abbandonato a se stesso, senza che si realizzino i necessari interventi di dragaggio e quelli per frenare il fenomeno dell’insabbiamento: quest’ultimo, come è noto, determina il deterioramento della qualità delle acque, la diminuzione della biodiversità, l’aumento dell’inquinamento e tanto altro. È evidente, quindi, che manchi del tutto un programma di riqualificazione per rimettere in moto anche l’economia che ruotava attorno alla risorsa naturalistica. Un patrimonio che il territorio merita di riavere e che per colpa della Regione resta ai margini”.