“Universo Salute ai vertici nazionali, ad alcuni baresi questo non piace”. Vigilante respinge accuse su gestione Covid

Il manager foggiano: “Salvate molte vite. Nelle cliniche di Foggia e Bisceglie abbiamo fatto registrare i più sorprendenti e minimi livelli di mortalità e malattia grave in Italia”

“Sembra ci sia la volontà di colpire un modello di impresa trasparente e virtuosa, tutto questo forse preoccupa altri territori”. L’amministratore unico di Universo Salute, Luca Vigilante, dopo aver precisato che “non c’è stato alcun accesso delle forze dell’ordine per le verifiche sulle prestazioni erogate durante l’emergenza Covid“, in una video intervista rilasciata alla nostra testata lancia l’allarme sui “costanti attacchi di alcuni politici baresi e di alcuni media” sulle cliniche Don Uva.

Secondo l’amministratore delegato, il gruppo “non può essere paragonato a nessun’altra Rsa del territorio”, nè dal punto di vista quantitativo né, tanto meno, qualitativo: “Abbiamo in pancia tutta la filiera, riuscendo così a rispondere ad ogni bisogno di tipo assistenziale e diagnostico, senza dover ricorrere all’esterno. Questo è il punto di forza maggiore che ci ha permesso evitare le tante morti che ci sono state in aziende simili alla nostra in Italia e di supportare i punti deboli della rete nelle situazioni di crisi”.

Nelle scorse ore è stata diffusa una nota stampa. “Innanzitutto – scrivono -, la Asl Foggia non ha mai liquidato somme per 250 euro al giorno per le Rsa Covid di Universo Salute. Al momento, la Asl ha semplicemente liquidato quanto dovuto per la degenza Rsa ordinaria e cioè meno della metà delle 250 euro richieste. Ne consegue che se la Asl avesse liquidato 250 euro al giorno, non avrebbe avuto senso fare un decreto ingiuntivo“.

“Va poi evidenziato un altro aspetto in relazione alla complessità e all’estensione delle comunità sanitarie di Universo Salute ed il pericolo del virus – aggiungono -. All’indomani della sua pericolosa comparsa, le sedi di Foggia e Bisceglie di Universo Salute, cioè le due più numerose comunità sanitarie d’Italia, con persone disabili ed anziane non autosufficienti, si trovarono ex abrupto a fronteggiare gli effetti nefasti della dilagante malattia, caratterizzata da effetti diversi (sintomi lievi, medi o purtroppo gravi e/o mortali). A fronte di questa situazione, come da prassi normativa, i pazienti delle Rsa con malattia complessa da covid, presenti nelle strutture di Universo Salute, sarebbero stati destinati al trasferimento presso i nosocomi della rete ospedaliera preposta. Ma i vertici della Regione Puglia e delle Asl competenti richiesero di curare i pazienti, con i protocolli di cura ospedalieri, presso le stesse strutture di Universo Salute, in quanto il trasferimento di una pur minima parte dei pazienti affetti da covid avrebbe mandato in crisi l’intero sistema.

Universo Salute è stata inserita nella rete Covid pubblico/privato sulla base di precisi requisiti richiesti e verificati dalla Regione Puglia. Perché altri soggetti non hanno inoltrato richiesta? E questi, eventualmente, avrebbero avuto i requisiti? Verosimilmente le strutture di Universo Salute sono entrate a far parte della rete covid anche per curare persone provenienti da altre Rsa e strutture sociosanitarie delle province interessate che non potevano più essere assistite presso dette strutture per mancanza di requisiti specifici, col rischio di conseguenze irrimediabili. A tal proposito sono stati curati ed assistiti oltre 650 pazienti esterni. A ciò va aggiunto che il team di Universo Salute coi i propri medici e con il proprio personale specializzato è stato in grado di far fronte ad un’altra emergenza, operando presso 4 Rsa e case di riposo del territorio per curare i pazienti ospitati, considerando l’improvvisa mancanza di personale in quelle strutture a causa di contagi, quarantena o altre ragioni”.

“È evidente – aggiungono – che si trattava di prestazioni esclusive che solo Universo Salute poteva erogare. Pertanto risulterebbe poco etico – per differenze ontologiche e storiche enormi – paragonare ad altre, la RSA di Universo Salute, considerando il concreto contributo offerto alla Regione, all’intera collettività, nelle fasi più cruente della lotta al Covid. È notorio che la Rsa Universo Salute può, tra l’altro, avvalersi della capacità di erogare prestazioni ospedaliere di elevato livello anche presso le Rsa grazie alla radiodiagnostica in loco, alle multidisciplinarietà dei suoi specialisti medici (neurologi, pneumologi, cardiologi…), alla rete di laboratori interni di analisi e di tutta la dotazione tecnologica strumentale, volta alla migliore diagnosi e cura, utili a corroborare in tempo reale le diagnosi e le terapie necessarie. Nessuna struttura di Rsa nel territorio regionale sarebbe stata in grado di fornire, tra l’altro, TAC in tempo reale, esame di emogas, analisi, somministrazione di cicli di ossigenoterapia: prestazioni effettuate in tempo reale a tutte le persone con necessità. A fronte dell’elevato numero di persone fragili presenti, l’infrastruttura messa a disposizione da Universo Salute ha consentito di registrare i più sorprendenti e minimi livelli di mortalità e malattia grave dell’intero territorio nazionale. Le centinaia di operatrici ed operatori sanitari impegnati ad accogliere anche pazienti esterni, provenienti da altre strutture od ospedali provinciali, oltre ai pazienti interni, rappresentano il segnale di un grande impegno, emblematico dell’unicità che questa storica organizzazione rappresenta. Si tratta di fattori che avrebbero dovuto trovare riscontro in un riconoscimento professionale e funzionale rispetto alle prestazioni rese e al ruolo assolto e non in una gogna mediatica conseguente alla richiesta del giusto onorario di prestazioni regolarmente erogate e non ancora liquidate.

Va detto che provare ancora una volta ad equiparare le Rsa di Universo Salute con quelle oggi presenti sul territorio rappresenta un tentativo maldestro di confutare la verità fingendo di non conoscere affatto la reale offerta, unica ed esclusiva, che può offrire solo Universo Salute”.

Dal punto di vista economico, bisogna ricordarlo, allora non esisteva nessun parametro di valutazione per quantificare il costo dell’assitenza per ogni paziente Covid (non poteva essere stabilito, attesa la natura emergenziale della pandemia). Per questo, la società privata foggiana che ha rilevato le strutture  – dopo una gestione che ha generato un debito di 500 milioni di euro circa in 10 anni – ha chiesto a due università (quella di Bari e Catania) di valutare l’impatto economico e gli effetti sanitari delle procedure messe in campo. “La soglia è stata fissata addirittura sopra rispetto alle cifre di cui si parla in questi giorni – chiosa Vigilante -, prestazioni, è bene precisarlo, che non ci sono state ancora pagate per la quota aggiuntiva. Sulla qualità assistenziale che è stata offerta, siamo tra le realtà più virtuose del panorama nazionale”.

La società, ci viene riferito, ha sostenuto investimenti importanti anche sull’acquisto di apparecchiature per ottimizzare la gestione di tutti i setting assistenziali. “Tutto questo a Foggia, fattore che forse non viene digerito da qualcuno“, rimarca il dirigente, che dice di non soffrire di ‘foggianesimo’, ma di avere la sensazione che qualcuno voglia bloccare alcuni processi di sviluppo di un territorio dalle enormi possibilità”. “Si sta coltivando un pericoloso sospetto in seno all’opinione pubblica, con riverberi negativi prevedibili per i circa 1000 dipendenti e, sopratuttto, per i pazienti che continuano a richiederci assistenza. Abbiamo un tasso di occupazione dei posti letto che sfiora il 100 per cento, soglia molto distante da tutte le precedenti gestioni”. Sui tentativi di acquisizione sempre più frequenti in Puglia, anche con capitali esteri, afferma: “Siamo preoccupati per tutte queste aggressioni – conclude -, faremo tutte le valutazioni per garantire lo sviluppo aziendale e per continuare il trend positivo intrapreso sin dall’acquisizione. Ma è chiaro che potremmo decidere anche di adottare strategie diverse”.

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