Si avvicina lentamente alla conclusione il processo “Ariete” a carico del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano. Alla sbarra anche alcuni elementi apicali tra cui il 40enne mattinatese Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, già detenuto nel carcere di Fossombrone per altre vicende e il 53enne sammarchese Luigi Ferro alias “Gino di Brancia”, anche lui ristretto. Oggi udienza interlocutoria in attesa di sentire gli ultimi due testi dell’accusa previsti in tribunale a luglio. Nel frattempo, ok dei giudici all’esame di alcuni imputati e dei collaboratori di giustizia Quitadamo e Della Malva che negli ultimi mesi, insieme ad altri, hanno squarciato il velo di omertà all’interno del clan in questione e che ora potrebbero far vacillare Scirpoli e soci anche in questo procedimento.
“Ariete”, dal nome dell’operazione antimafia del 2015, vede gli imputati accusati di aver organizzato e preso parte al tentato assalto ad un furgone portavalori tra Mattinata e Vieste. I mattinatesi Francesco Scirpoli e Antonio Quitadamo detto “Baffino” (oggi pentito) avrebbero pianificato, insieme al boss Mario Luciano Romito ucciso nella strage di San Marco del 2017, una complessa rapina ai danni di un furgone “Ivri”. Stando all’inchiesta i banditi avrebbero effettuato l’assalto sulla SS89 nei pressi di Vignanotica utilizzando diverse autovetture e posizionando un camion sulla carreggiata. In seguito avrebbero tagliato il blindato con una motosega dopo averlo capovolto con una pala meccanica modificata a mo’ di ariete, da qui il nome dell’operazione dei carabinieri. Nell’ambito della stessa inchiesta, gli inquirenti scovarono i presunti responsabili di una rapina al Simply Market di Vieste.
I nomi
“Ariete” fu una delle operazioni più imponenti contro la criminalità garganica. Nonostante i tempi biblici del processo, la prescrizione è comunque lontana, fissata a 12 anni e mezzo dai reati avvenuti nel 2015. Alla sbarra Antonio “Baffino” Quitadamo, Michele Silvestri “U’ russ”, Luigi Ferro detto “Gino Di Brancia”, Francesco Scirpoli alias “Il lungo”, Matteo Della Malva, Giuseppe Caposeno, Giovanni Iannoli “Smigol”, Cataldo Coccia, Antonio Guerra, Andrea “Baffino junior” Quitadamo (pentito), Fatima Hadiouch, Gerardo Curci, Antonio Ferrazzano, Danilo Della Malva “U’ Meticcio” (pentito), Antonio Del Nobile detto “Riccardo”, Giuseppe Trimigno “U’ biond”, Pietro La Torre detto “U’ Muntaner” o “U’ figlie du poliziot” e Hadiouc Hechmi. Tra gli imputati c’erano anche i boss Mario Luciano Romito e Francesco Pio Gentile alias “Passaguai”, il primo ucciso nella strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017, il secondo vittima di agguato il 21 marzo 2019.

L’assalto al portavalori e gli altri reati contestati
In manette ci finì anche un agente di polizia penitenziaria (Coccia), sospeso dall’impiego, accusato di aver introdotto un telefono cellulare in carcere in cambio di denaro. Vicenda finita anche nelle carte della recente inchiesta antimafia “Omnia Nostra” per cui non risulta indagato. A parere degli inquirenti, al vertice dell’organizzazione c’erano Mario Luciano Romito e Francesco Scirpoli, esponenti di vertice dell’organizzazione criminale mafiosa garganica oggi capeggiata dalla famiglia Lombardi rivale dei montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone.
L’assalto non fu portato a termine soltanto per cause indipendenti dalla volontà degli indagati ed in particolare grazie ad un energico spiegamento di forze, anche con l’ausilio dell’elicottero, messo in campo dall’Arma che presidiò nella circostanza il tratto individuato quale teatro dell’evento. Nel corso delle attività, vennero sequestrati numerosi veicoli provento di furto nonché diverse armi da sparo con relativo munizionamento. Recuperate anche delle maschere, proprio come in un film, che i malviventi avrebbero utilizzato per il colpo.
A carico di alcuni arrestati, emersero responsabilità penali per violazioni della sorveglianza speciale, ricettazioni, furti, detenzione illegale di un’arma clandestina e del relativo munizionamento. Quest’ultima rinvenuta durante una perquisizione posta in essere dai carabinieri il 22 gennaio 2016 a Manfredonia. Venne contestato anche il furto aggravato in concorso commesso a Manfredonia il 14 marzo 2013 quando si impossessarono di 300 litri di gasolio sottraendoli alla cisterna servente il distributore Agip sito sul molo di levante di Manfredonia, previa effrazione del lucchetto posto sulla cisterna medesima.
Guai per l’assistente della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Foggia, gravato da un’ipotesi di corruzione poiché, dietro promessa di una somma imprecisata di denaro, si sarebbe adoperato per l’illecita introduzione all’interno dell’istituto penitenziario di un telefono cellulare, da consegnare al viestano Danilo Della Malva, finito in carcere durante le indagini per altro reato. Nella circostanza, a carico dell’agente emersero anche responsabilità per gli accessi abusivi ai sistemi informatici e a condotte di rivelazione di segreto d’ufficio.
Curioso, infine, il caso del 50enne Antonio Del Nobile detto “Riccardo”. Durante le indagini emerse che l’uomo avrebbe avuto il controllo dei furti d’auto nel territorio di Manfredonia. Avrebbe persino fatto stampare degli adesivi con scritto “Ricky ti guarda”, come fossero una garanzia di sicurezza. Chi poneva l’adesivo sulla propria autovettura era certo di non subire danni o rapine. (In foto, gli imputati Scirpoli e Ferro)
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