Zanasi lascia il Riuniti per Salatto: “10 medici dovevano garantire un ospedale intero. Io sindaco? Prima i temi, poi i nomi”

Il geriatra ha contribuito a fondare l’ospedale di Foggia, ma ora ammette che “il sistema pubblico non riesce più a garantire prestazioni adeguate a tutti”. Voci di una sua candidatura alle Comunali

“Mi sono dimesso dal Riuniti di Foggia perché ho percepito che il modello Lucera non era più utile”. A parlare è Massimo Zanasi, ex direttore del dipartimento medico-geriatrico-riabilitativo del Lastaria. Dopo 43 anni ha lasciato “la creatura che ha contribuito a creare”, nel lontano 1981 in via Arpi, a Foggia, al secondo piano di una struttura senza ascensore. Un’altra epoca, dove i “vecchi” ricoverati avevano al più settant’anni. Ora, invece, lo scenario è mutato completamente. In 40 anni l’asticella si è innalzata fino a cent’anni, fattore che ha aumentato il ‘peso’ dei “grandi vecchi” e delle lungodegenze anche in Capitanata.

“Bisogna dare risposte di salute concrete, non potevamo farlo con soli 10 medici per 3 reparti più il pronto soccorso a Lucera – racconta il medico a l’Immediato -, la situazione era diventata insostenibile, con lamentele continue e con il rischio concreto di non poter prestare assistenza. Eppure, con Dattoli, erano state poste le basi per un polo d’avanguardia che avrebbe fatto invidia a molti centri del Mezzogiorno. Anzi, con la riabilitazione avremmo replicato l’Inrca di Ancona. Negli ultimi anni abbiamo avuto una buona mobilità attiva, con diversi pazienti provenienti dalle altre province, e moltissimi encomi. La mia è stata una decisione sofferta, perché ho contribuito a fondarlo l’ospedale di Foggia, ma dovevo dimettermi per non reiterare oltremodo una situazione diventata pesante”.

Durante la pandemia Covid, che ha colpito con particolare vigore gli anziani negli ospedali e nelle Rsa, sono state portate avanti attività interessanti nel campo dell’umanizzazione delle cure, con una delle prime “stanze degli abbracci” e con la dotazione di tende ignifughe per tutelare la privacy dei degenti. “Ero fiero di ciò che stavamo portando avanti, con una governance che ci sosteneva nel miglioramento dei servizi e del comfort alberghiero – aggiunge -, quando sono arrivano mancavano persino le maniglie ad alcune porte. Poi è cambiato tutto, il Lastaria è diventato un gioiellino”. Prima di andar via, Zanasi aveva chiesto la disponibilità di “camici bianchi da selezionare a rotazione tra le migliaia di dipendenti dei reparti al Policlinico per rimpinguare l’organico di Lucera, ma l’ipotesi non è mai stata presa in considerazione”. Forse perché, nonostante i 54 posti letto, il presidio è sempre stato considerato una sorta di dépendance del secondo ospedale della Puglia. “Non era ammissibile”, dice. Secondo il geriatra, infatti, qualcosa si è incrinato nel Sistema sanitario pubblico. “Non si riescono più ad offrire standard assistenziali dignitosi a tutti i pazienti, non è più garantita l’universalità dell’accesso alle cure per diverse ragioni – commenta -, dall’aspetto meramente economico-finanziario (la stessa prestazione può costare un terzo nel privato) a quello del percorso di cura ideale per ogni bisogno di salute. In Lombardia ci sono 12 centri di eccellenza nei quali si trovano risposte, a Foggia il privato sta lavorando molto per elevare la qualità delle prestazioni. Ecco, questo è un aspetto positivo capace di aumentare la competizione e migliorare i servizi – anche del pubblico – per i cittadini”.

Per questo, nei giorni scorsi ha annunciato il passaggio al privato, nel Gruppo Salatto. “Potito Salatto ha accolto senza indugi il progetto – spiega -, qui ho trovato le condizioni ideali per operare, in particolar modo per l’area chirurgica e oncologica: il paziente può essere assistito a 360 gradi all’interno della struttura, non proprio un aspetto secondario per la sanità privata”.  Negli ultimi tempi il nome di Zanasi – fratello di Eliseo, appena riconfermato alla guida di Confindustria -, circola come possibile candidato nella corsa a Palazzo di Città. “Non dovrebbe essere la scelta del candidato sindaco l’interesse prioritario per una città il cui stato sociale è disperso da decenni – ammette -, piuttosto bisognerebbe capire qual è la scaletta delle urgenze sui temi, per farla ripartire. Moltissimi foggiani in seria difficoltà sono sconosciuti persino agli uffici delle Politiche sociali, alcune storie me le sono ritrovate nella mia attività in corsia. Certamente, le due aziende più importanti sono l’università e la sanità. Ma mi pare si continui a considerare solo il mattone, in una città dormitorio finora condannata a veder fuggire le risorse migliori. Abbiamo espresso tante personalità importanti, che oggi guidano realtà di primo livello al Nord. I foggiani devono avere un’occasione di riscatto e dimostrare che possono essere artefici del proprio futuro. Forse ripartendo dagli errori degli anni Novanta, dagli insegnamenti dell’epoca d’oro di Casillo finita per la nostra grande miopia. Dovremmo imparare dai nostri errori, provando a riprenderci in mano le sorti della nostra terra. L’elezione di un rettore del territorio può essere un buon punto di partenza. Il Comune, la prova di maturità di una intera comunità”.

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