Minacce mafiose in bar di Foggia, condannati i “Primitivi”. Nel locale “comandavano” e non volevano pagare

4 anni e 5 mesi di carcere per Giuseppe e Roberto Bruno, figli di Gianfranco detto “il primitivo”, elemento di vertice del clan Moretti-Pellegrino-Lanza. Accolta la richiesta dell’accusa

Condannati per le minacce mafiose al bar. 4 anni, 5 mesi e 10 giorni di carcere per Giuseppe Bruno 24 anni e Roberto Bruno 21 anni, figli di Gianfranco detto “il primitivo”, elemento di vertice del clan Moretti-Pellegrino-Lanza della “Società Foggiana”. In buona sostanza, i giudici hanno accolto la richiesta della pm della Dda di Bari Bruna Manganelli (aveva chiesto 4 anni e 2 mesi) secondo la quale i due imputati avrebbero manifestato la propria forza intimidatrice in un noto bar alla periferia di Foggia.

I Bruno – arrestati dai carabinieri a ottobre 2022 per questa vicenda – si sarebbero rifiutati di pagare i cocktail consumati minacciando il barista con frasi del tipo: “Diglielo al padrone tuo: qua comandiamo noi”. Stando all’impianto accusatorio, sposato in pieno dal gup di Bari dove si è svolto il processo con rito abbreviato, non si trattò di semplice arroganza ma di vera e propria manifestazione della forza intimidatrice della malavita foggiana. La pm, infatti, aveva evidenziato come si trattasse di “estorsione aggravata dalla mafiosità”.

Terrorizzato dai Bruno, il barista confidò ad un conoscente di voler chiudere il locale, cosa che fece per alcune ore. “Con quel ‘comandiamo noi’ i due imputati lasciarono intendere alla vittima che se non avesse soddisfatto le loro richieste avrebbe subito ritorsioni – recitava il capo d’imputazione -. Un’espressione che rimanda a un contesto tipicamente associativo”.

Il barista intercettato disse che i fratelli Bruno “avevano fatto casino. Si siedono, mangiano, bevono e non vogliono pagare. Ho chiuso il bar perché sfasciano tutto, ieri ci hanno buttato i fiori per terra. Quando stanno i Primitivi (dal soprannome del padre) stanno sempre le botte. Se io devo stare soggetto a loro, non mi conviene perché dopo ci vado solo a rimettere: ti distruggono il locale. Io sono a rischio della vita là dentro”. E ancora: “Che posso stare a combattere con le bombe? Il problema è che ti devi sottomettere a loro: o ti sottometti o niente”. (foto archivio)

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