Nel 2021 Istat rileva che sono 96.197 i senzatetto e senza fissa dimora iscritti all’anagrafe. Di questi, solo il 38% è rappresentato da stranieri provenienti in oltre la metà dei casi dall’Africa. Si tratta perlopiù di uomini e con un’età media di 41,6 anni, che si innalza a 45,5 anni per i soli italiani. “L’inclusione nella rilevazione dei senza tetto e senza fissa dimora è segnale positivo, volto a dare visibilità e riconoscimento anche a segmenti di popolazioni che tendono ad essere difficilmente statisticamente”, spiega Fio.psd, federazione organismi per i senza fissa dimora.
I dati, spiega Fio.psd (Federazione Italiana degli Organismi per le Persone Senza Dimora), mostrano inoltre che le persone senza tetto e senza fissa dimora censite sono residenti in 2.198 comuni italiani ma concentrati per il 50% in 6 comuni: Roma con il 23% delle iscrizioni anagrafiche pari a oltre 22 mila persone, seguita da Milano (9%), Napoli (7%), Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%). Quest’ultimo è l’unico Comune di piccole dimensioni a riportare una quota significativa di persone senza tetto e senza fissa dimora. Altre peculiarità territoriali emergono rispetto al Comune di Napoli in cui la quota di donne è particolarmente elevata (10% delle donne totali censite) e la presenza di stranieri molto più circoscritta rispetto ad altri grandi Comuni (8,6% contro circa il 60% di Roma, Milano e Firenze), e al Comune calabrese di San Ferdinando dove le persone, per lo più di origine straniera, rappresentano circa il 10% dell’intera popolazione censita nel Comune. Altri Comuni in cui la presenza di senza tetto e senza fissa dimora stranieri è significativa sono Trieste, Reggio nell’Emilia, Bologna, Alessandria, Como, Savona, Venezia e Brescia, oltre che Marsala, Catania, Sassari e Cagliari.
I senzatetto e i senza fissa dimora sono coloro che sono iscritti all’anagrafe in un indirizzo di residenza fittizio e presso l’indirizzo delle associazioni che operano in loro sostegno (senzatetto), e coloro che, pur non avendo un luogo di dimora abituale, eleggono il proprio domicilio presso il Comune dove dimorano abitualmente (senza fissa dimora). Fio.psd avverte che “tuttavia è doveroso specificare che tali dati presentano una fotografia parziale dell’estensione e dalla caratterizzazione del fenomeno della grave marginalità nel nostro Paese. Da un punto di vista quantitativo la rilevazione censuaria, adottando come fonte i soli dati anagrafici, rischia da una parte di sottostimare il numero di persone che possono più propriamente considerarsi senza dimora. Come già rilevato dall’indagine campionaria del 2014, infatti, un terzo dei senza dimora dichiarava di non essere iscritto in anagrafe presso un comune italiano. Si tratta in particolare, di stranieri irregolari che dalla rilevazione censuaria rimangono pertanto esclusi”.
Non solo, si chiede la Federazione, “in che misura le persone che risiedono in centri di accoglienza per migranti, alberghi o altri istituti assistenziali possono esprimere un bisogno sociale tale da poter essere considerate persone senza dimora? Con queste e altre riflessioni, ci poniamo in una logica di confronto aperto e costruttivo con Istat, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e le altre reti nazionali per approfondire i dati presentati e rilanciare sulla opportunità di costruire un solido sistema nazionale di rilevazione dei dati al fine di poter conoscere ed esaminare con quanta più accuratezza possibile il fenomeno della grave marginalità adulta”. (Ansa).