Procede a ritmi spediti il processo a Giuseppe La Piccirella detto “il professore” o “Pinuccio il ragioniere”, boss di San Severo, già condannato in via definitiva per mafia negli anni ’90. A parere degli inquirenti, La Piccirella – un tempo sodale del Mammasantissima foggiano, Rocco Moretti – sarebbe a capo dell’organizzazione criminale sanseverese, ormai ritenuta autonoma e indipendente rispetto alla “Società”.
L’uomo venne arrestato nel blitz “Ares” del 2019 ma rispetto agli altri indagati – già condannati in abbreviato – scelse il rito ordinario, tuttora in corso nel Tribunale di Foggia. Con lui a processo, ma con posizione marginale, c’è il foggiano Giuseppe Spiritoso detto “Papanonno”. Oggi, di comune accordo tra le parti, sono stati acquisiti i verbali dell’interrogatorio del pentito Carmine Palumbo. Le difese hanno avuto l’ok ad effettuare il controesame sul collaboratore di giustizia che si terrà a giugno.
A luglio, invece, è prevista un’udienza cruciale, sarà infatti ascoltato lo stesso La Piccirella, su precisa richiesta dell’imputato. Inoltre verrà sentito, tra i testi della difesa, Claudio Guerrieri, scampato ad un agguato mentre era in compagnia del suocero Michele Russi detto “Lillino Coccione”, quest’ultimo bersaglio principale dell’azione di fuoco. Per l’accusa, La Piccirella prese parte in prima persona al tentato duplice omicidio. Russi, salvo per miracolo, venne poi ucciso qualche anno più tardi nel salone di un barbiere.
La Piccirella è accusato di mafia, traffico di droga, 5 imputazioni di spaccio, duplice tentato omicidio, 3 estorsioni, 4 tentativi di estorsione, gambizzazione, 9 imputazioni di armi, 3 di ricettazione e una di furto. L’imputato segue il processo dal carcere di Teramo dove è detenuto in regime di Alta Sicurezza. (In alto, La Piccirella e Spiritoso)