Agli oltre 75 mila profughi provenienti dall’Ucraina già arrivati nel nostro Paese a causa della guerra (oltre 1.200 solo ieri) e a quelli che arriveranno, l’Italia garantirà protezione e assistenza per almeno un anno, prorogabile di altri sei mesi più sei, per un massimo di altri 12 mesi. Queste le cifre stanziate: 300 euro al mese, erogati per un massimo di 3 mesi, andranno come contributo al sostegno in favore di ciascun rifugiato ucraino in Italia. Altri 150 euro addizionali a genitori e tutori legali come aiuto per i minori. Con la firma del Dpcm da parte del premier Draghi e dell’ordinanza della Protezione Civile che fissa le modalità, prende corpo il piano del governo per garantire servizi, integrazione e assistenza agli ucraini ai quali l’Europa ha concesso per un anno la protezione temporanea. Del nuovo status di rifugiato potranno beneficiare gli sfollati dall’Ucraina, a partire dal 24 febbraio 2022, compresi anche cittadini di Paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale e i loro familiari. Il documento consentirà l’accesso al servizio sanitario nazionale, al mercato del lavoro e allo studio. Previste anche specifiche misure assistenziali, oltre alla possibilità per gli ucraini già presenti in Italia di ricongiungersi con i familiari rimasti in patria.
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Via libera, nel pomeriggio di ieri, anche al piano da 15 mila posti per l’accoglienza diffusa deciso dalla Protezione Civile. Gli ucraini che, invece, decideranno di sistemarsi in maniera autonoma – circa 72 mila quelli che hanno trovato una sistemazione da parenti o amici – , avranno diritto ad un contributo una tantum di 300 euro al mese, per un massimo di 3 mesi. A cui si aggiungeranno 150 euro per ogni figlio, senza alcun limite. Le associazioni del terzo settore godranno di un contributo fino ad un massimo di 33 euro, per ogni profugo assistito.
Intanto, scoppia il caso della presunta solidarietà ‘pelosa’ degli albergatori di Rimini. A ridosso dall’invasione, sulla riviera romagnola, molti alberghi avevanoaperto le loro porte agli ucraini, ma ora arrivano le polemiche. L’associazione Riviera sicura, che raggruppa 250 strutture e stabilimenti balneari, che poche settimane fa diceva di “essere legata a filo doppio con l’Ucraina”, querela per diffamazione la presidente di Aia-Federalberghi di Rimini, Patrizia Rinaldis: avrebbe insinuato, in tv, sull’immediata accoglienza dei profughi adombrando, come motivazione, i benefici dei rimborsi. “Lede il prestigio e il decoro degli onesti albergatori di Riviera romagnola – protesta Riviera sicura – abbiamo sacrificato soldi ed energie e invece viene fatto passare il messaggio che i nostri alberghi lavorano illecitamente e lucrano sulle disgrazie dei rifugiati”. Certo è che i numeri, sulla riviera romagnola, iniziano a pesare. Ieri erano 3.281, di cui solo 302 nella rete Cas, gli ucraini in provincia di Rimini, centinaia negli hotel. Solo 128 hanno accettato il trasferimento in altre regioni. Alcuni alberghi li hanno già messi alla porta causa per il peso economico dell’ospitalità.