135 pagine piene di “Omissis” sullo scioglimento del Comune di Foggia. Sono ora pubbliche le motivazioni alla base della decisione del Governo che ha messo fine alla gestione politica dell’ente, ormai commissariato per almeno 18 mesi. Dopo un lungo preambolo sui clan di Capitanata, dai primi processi degli anni ’90 fino alla strage di San Marco del 2017, la relazione passa in rassegna le motivazioni che hanno portato allo scioglimento per mafia del Comune di Foggia.
Particolare risalto alle recenti inchieste sulle presunte tangenti a palazzo e sul ruolo dell’ex sindaco Franco Landella e della moglie Daniela Di Donna, ritenuti al centro di un sistema corruttivo nel quale compare anche l’allora presidente del Consiglio comunale, Leonardo Iaccarino. Si parla di “un diffuso malcostume politico-amministrativo dai risvolti penali d’indubbio allarme e gravità di cui sono attori principali i massimi vertici politici dell’ente territoriale”.
Ben note le vicende di Liliana Iadarola, “compagna di Fabio Delli Carri, ritenuto contiguo ad una batteria mafiosa della città” ed Erminia Roberto, entrambe ex consigliere comunali. Per Iadarola si parla apertamente della volontà della malavita, attraverso la consigliera, di incidere sulle scelte dell’amministrazione in materia di videosorveglianza.
Ombre anche su Antonio Capotosto, arrestato nello scandalo tangenti, e ritenuto vicino agli ambienti della criminalità organizzata locale. “Definito un monaco cercante, con locuzione icasticamente espressiva della sua capacità di chiedere utilità, così come facevano una volta i frati cercatori”.
Non manca Bruno Longo, l’ex consigliere comunale di destra arrestato nell’operazione Nuvola d’Oro. “Il consigliere Omissis – si legge – risulta deferito all’A.G. nel 1976 per porto abusivo e detenzione di arma e, nel 2003, per associazione di tipo mafioso. Il consigliere è stato arrestato (nel 2021, ndr) nell’ambito del procedimento penale n.Omissis della Procura di Foggia (operazione Nuvola d’Oro)”. E ancora: “Nel corso delle indagini è stato accertato che gli indagati (tra cui anche un funzionario del Comune, ndr) hanno indotto il rappresentante legale di una società a consegnare loro denaro, a titolo di tangente, per un importo accertato di circa 35mila euro, al fine di ottenere la liquidazione di 3 fatture emesse dalla società stessa nei confronti del Comune di Foggia, in relazione ad un appalto del valore di 371mila euro. La Commissione ha esaminato gli atti del sopra citato procedimento penale da cui sono emerse cointeressenze del consigliere Omissis (Longo, ndr) con soggetti vicini ad elementi di spicco della criminalità mafiosa”.
Poi si spiega che “nei colloqui intercettati il consigliere oltre a dimostrare un ruolo dominante nel sistema tangentizio evidenziato dalle indagini, manifesta espressamente il forte disappunto per l’attività di prevenzione antimafia, condotto dal prefetto: ‘queste interdittive ci hanno rotto un poco il cazzo’…“.
Come anticipato, c’è anche il caso dell’ex assessora Erminia Roberto beccata col pregiudicato Leonardo Francavilla, cugino dei boss del clan Sinesi-Francavilla. Francavilla era “tra i destinatari di un Omissis pari a 250 euro. L’erogazione è stata oggetto di indagine da parte della procura nell’ambito del procedimento penale n.Omissis, Omissis per le ipotesi di reato di Omissis, definito con decreto di archiviazione del gip di Foggia in data Omissis“.
“Emerge che l’assessora aveva consegnato ‘pro manibus’ il denaro contante, un atto di natura gestionale di esclusiva competenza del dirigente. Appaiono peraltro completamente stravolte nel caso di specie le procedure per la Omissis effettuata dall’assessora con denaro in contanti (‘estraendoli dal cassetto della propria scrivania’): il maneggio del denaro della pubblica amministrazione, infatti, è riservato agli agenti contabili interni tenuti all’osservanza di precise regole di contabilizzazione e di rendicontazione”.
Nella lunga relazione si parla anche di voto di scambio per un consigliere Omissis: “l’elettore inviava su WhatsApp ad una persona la foto della scheda elettorale in cambio di 40 euro, soldi che venivano elargiti presso un esercizio pubblico di Foggia”.
Alloggi popolari, semafori, servizi cimiteriali, servizi di bidellaggio sono solo alcuni dei settori infiltrati dalla mafia: per ognuno la commissione ha fornito una serie di motivazioni che hanno evidenziato un contesto politico-amministrativo “in cui si assiste ad una vera e propria ‘decomposizione’ del munus pubblico, attraverso fenomeni corruttivi, di cui sono stati protagonisti sindaco e consiglieri comunali. Il Comune non appare in grado di costituire un filtro efficace alle inevitabili pressioni che derivano da un difficile contesto”. (In alto, Landella e Di Donna; sullo sfondo, Foggia)