“Purtroppo i rinvii a giudizio sono pietre, non sarà una questione di norma a determinare le scelte sugli OO.RR, ma di opportunità”. Queste parole sono state profferite, nel 2017, dal governatore Michele Emiliano. Una “sentenza” per l’allora direttore generale dell’ospedale foggiano, Antonio Pedota, che di lì a qualche giorno venne accompagnato alla porta perché imputato in una inchiesta sulla presunta gestione illecita degli appalti al San Carlo di Potenza.
Qualche settimana fa, il direttore generale dell’Asl, Vito Piazzolla, è stato rinviato a giudizio nell’ambito dell’indagine “C’era una volta”, incentrata sui due politici sammarchesi Angelo e Napoleone Cera. Vicende simili, che stanno tuttavia dispiegando effetti politici differenti. Dalla Regione, al momento, non è arrivato alcun segnale sul manager riconfermato al vertice dell’azienda sanitaria locale della Capitanata. Peraltro, poco prima che arrivasse la pandemia Covid, ci sono stati altri casi illustri nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità lucana che ha travolto l’ex presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella (Pd): a processo sono finiti l’attuale direttore del dipartimento salute della Puglia, Vito Montanaro, e Pietro Quinto, recentemente chiamato come consulente nel percorso di accreditamento ad Irccs del D’Avanzo fortemente voluto dal dg Vitangelo Dattoli e da Mario Morlacco.
Nessuno ha subito alcuna ripercussione nella propria carriera (anzi), ad esclusione dell’ex manager degli OO.RR, che ora è direttore dell’area strategica dell’Asp Basilicata. “Quelle parole mi diedero molto fastidio – ammette Pedota –, il presidente era stato ampiamente informato della mia posizione e del fatto che avevo fatto risparmiare 800mila euro al San Carlo in un triennio. Ma non è bastato. Il giorno successivo al rinvio a giudizio, anche per una questione di garbo istituzionale, ho consegnato il mio mandato nelle sue mani. Non ho ricevuto nemmeno una telefonata fino al giorno in cui c’è stata la prima riunione di Giunta utile per porre termine al mio incarico. Anche in quella circostanza, la notizia mi è stata riferita da persone terze. Ho sempre pensato che se diventi indesiderato ci possono essere ripercussioni negative sulle aziende, e questo andava evitato. Per questo ho cercato in ogni modo di rappresentare al meglio ogni aspetto. Ripenso a quelle parole – dice -, non dico nulla su alcuni colleghi che stimo, ma è spiazzante vedere la diversità di approccio rispetto a certe situazioni”.
Intanto, il processo che ha determinato la fine dell’esperienza di Pedota a Foggia è ancora in alto mare, non ci sono state nemmeno udienze. I fatti lucani sembrano lontani anni luce, ma continuano ad incrociare le sorti delle carriere in Puglia. Mentre i silenzi di Emiliano questa volta pesano tanto. Forse più delle pietre.