“Mi devi dire tu! Mi devi dire tu, i dati sensibili delle famiglie foggiane bisognose nome cognome indirizzo data di nascita e numero di telefono, perché sono nelle mani della signora Daniela e Michaela Di Donna le quali contattano direttamente le famiglie cioè io devo contattare… contatto a te… signor Luca Azzariti? Si sono io! È lei, deve ritirare il buono spesa! Può venirlo a ritirare, non ai servizi sociali, all’ufficio gabinetto del Comune vanno là e oh ricordati! Ma che siamo pazzi! Ma di che stiamo parlando! E secondo Landella tutto questo è legittimo! Pensa che il mondo gira tutto intorno a lui!”. Parlava così l’ex presidente del Consiglio comunale di Foggia, Leonardo Iaccarino intercettato nell’inchiesta sul presunto giro di tangenti a Palazzo di Città. Interlocutore il suo amico e giovane manager Luca Azzariti, ritenuto dagli inquirenti parte offesa della tentata concussione dell’ex sindaco Franco Landella per l’appalto della pubblica illuminazione. Varie le questioni trattate, dai servizi sociali – con il presunto ruolo di moglie e cognata di Landella – fino alla pubblica illuminazione passando per la “gestione” dei consigliere comunali definiti “polli”.
Ancora Iaccarino: “Luca, pure io vengo da una famiglia modesta, sono una persona modesta e in 16 anni di politica la mia vita non è cambiata perché se a me non arriva lo stipendio dei pompieri (Iaccarino è un vigile del fuoco, ndr)… mi attacco al cazzo… detto questo non mi sono mai sognato di farmi una posizione con la politica… perché non me lo sono mai sognato, Luca… come fa lui… ormai lui è talmente forte che dice, va dicendo in giro, mi arrestano, dopo tre giorni io sto fuori! Metto i migliori avvocati, ok ormai si è fatto una posizione economica impressionante“.
“Una serie di porcherie”
Numerose le registrazioni riguardanti l’ex sindaco di Foggia. Parlando con Azzariti, Landella si premura affinché il manager tenga riservata la vicenda della pubblica illuminazione, un appalto milionario fermo da anni: “No… allora Luca, ci teniamo lontani… la bomba… (incomprensibile)… io devo pensare anche a questi pazzi scatenati con una certa serenità… (incomprensibile)… con la preghiera che tu non devi parlare con nessuno né Iaccarino che è un amico… io l’unica… è vero non è vero… pare che ti sei incontrato tu e lui”.
Azzariti: “…Si…”
Landella: “…Tu… e lui…”
Azzariti: “…Allora io… Leo lo vedo spesso perché io e Leo siamo amici da 20 anni ma non per discutere di temi di questo tipo!”
Landella: “Apposto… no perché… non per… in questo momento… Leonardo io non lo capisco… ma è un tipo che si espone e si agita troppo... si espone e si agita troppo… e con un’altra compagnia, che si chiama Bruno Longo… che sono tutti e due mentre loro non lo sanno… hanno troppe… (incomprensibile)… gli altri motivi… (incomprensibile)… che qualcuno dice che stavano che che… che stavano… te lo voglio dire… lo raccomando… lo raccomando… durante la campagna elettorale… ambiente… bu bu ba ba… queste sono tutte una serie di porcherie che a me non mi… (incomprensibile)…. capito… dalle primarie hanno continuato a coinvolgerlo anche durante la campagna elettorale, lui e qualcun altro sono soggetti molto attenzionati… sono nuovi… Massimo Di Fonzo che anche qualcuno lo associa… con una famiglia…”.
“Sindaco sapeva che prima o poi qualche bomba scoppiava”
Ad appesantire il clima attorno all’ultima amministrazione ci sono le parole di Iaccarino riferite nelle scorse settimane ai magistrati, i pm Roberta Bray ed Enrico Infante. Nel mirino dell’ex presidente del Consiglio, sempre Landella: “Io avevo questa sensazione: che il sindaco sapeva che prima o poi qualche bomba scoppiava, anche perché diceva in giro: ‘Qualche giorno me lo posso pure andare a fare – come se lo sta facendo Leonardo Iaccarino – ma tanto io esco’. Questo era quello che diceva il sindaco e gliel’ha riferito a Bruno Longo e a qualche altro consigliere comunale. Però, io mi auguro che lui non ci metta mai piede qui dentro perché chi soffre non è lui ma è la sua famiglia. Detto questo, questo è l’episodio della pubblica illuminazione, dove io ho inteso registrare una conversazione tra me e l ‘Azzariti proprio perché io non risultassi il pazzo di turno che ha ascoltato queste cose, le venisse a riportare alla Illustrissima rappresentanza qui da voi della Procura e dice: Iaccarino si sta inventando queste cose qui. È venuto Azzariti a casa, sono stato scorretto, sono stato un vigliacco ma l’ho registrato perché avevo intenzione di far male il sindaco prima o poi, ma non per cattiveria personale, proprio perché avevo capito che quella è una persona disgustosa e dove c’era l’affare c’era lui, se capiva poco poco che ci poteva essere l’intromissione o l’interessamento da parte di qualcun altro, saltava tutto perché secondo il principio del Landella: ‘Sono io che ti devo dare il mangime, non sei tu che devi procurarlo per te e per gli altri o magari farlo arrivare a me’. Quello era il messaggio chiaro, il punto cardine dell’amministrazione Landella: ‘Non vi permettete di scavalcarmi, perché tutto quello che poi vengo a conoscenza non passa’ e così funzionava, non doveva passare cioè; ecco il motivo per il quale è saltata la questione della pubblica illuminazione”.
“Mangime al pollaio”
A proposito di mangime, Iaccarino ha evidenziato ai pm un’altra questione, ora al vaglio: “Sempre il sindaco che riscuote per noi, allora noi non sappiamo se questo ha riscosso effettivamente X o X al quadrato o X al cubo. Però la terminologia che usava il sindaco con gli imprenditori era proprio questa: ‘Dobbiamo dare un po’ di mangime al pollaio’; il pollaio era il consiglio comunale compreso il presidente del Consiglio, il mangime era il denaro per far sì che passasse qualcosa d’interesse privatistico, e poi il resto te la vedi con me. Il sindaco, quindi, era addetto ad andare a prendere per distribuire ai polli“.