Una storia di malasanità in Pronto soccorso al Policlinico “Riuniti” di Foggia. La denuncia arriva dalla figlia di un uomo di 77 anni, portato in ospedale giovedì scorso per “deperimento alimentare”. Secondo i familiari, versava in uno stato “grave” quando è stato trasportato in viale Pinto. “Avevamo una richiesta medica, mio padre camminava a malapena – racconta Anna -. Alle 18 e 30 di quel giorno gli è stato fatto il prelievo, poi è iniziata l’odissea. Prima la sala d’attesa fino alle 2 di notte, senza cena, seduto su una sedia durissima. Solo grazie alla bontà di una guardia giurata abbiamo avuto una sedia a rotelle più morbida…”.
La donna ha sottolineato più volte la disponibilità del personale medico, infermieristico e degli operatori sanitari, puntando il dito contro l’organizzazione sanitaria. “Comprendiamo la difficoltà delle tante emergenze, dei codici rossi e del periodo contrassegnato dal Covid – racconta ancora -, ma quello che ci è capitato ha dell’incredibile. Siamo stati chiamati alle 2 di notte e ci è stato detto che sarebbe stato sotto osservazione perché non c’erano posti liberi per il ricovero. Il tampone è risultato negativo. A quel punto, abbiamo atteso il giorno successivo per comprendere l’evoluzione. Nel frattempo, ci hanno detto di non mettergli il pigiama perché quello era solo un letto provvisorio. Ma il venerdì, il posto per mio padre non c’era ancora. Era lì con altre sei persone, con mille problemi, urgenze, viavai…”.
Il terzo giorno, secondo il racconto, la situazione non cambia. “Ancora senza letto lo troviamo su una barella durissima, non è stato lavato e cambiato. Solo dopo le proteste è stato sistemato, ma sente freddo, vorrebbe una coperta ma non c’è. Oggi, domenica, è arrivata la telefonata di mio padre, con la voce tremante dal freddo. La coperta non è mai arrivata. Il posto in reparto nemmeno. Mio marito lo ha raggiunto con due coperte di casa nostra. Io sono sicura di casa mia, ma se per caso fossero infette? Avrebbero fatto entrare in pronto soccorso una bomba ad orologeria? Potrebbero contagiarsi tutti, mio padre in primis. Perché? Dov’è la sanità? In un ospedale se mancano letti e coperte manca tutto”. Poi conclude: “Ringrazio comunque i medici, in particolare il dottor Marinaccio, per aver permesso di poter lavare e cambiare mio padre, gli infermieri, gli oss e le guardie giurate che fanno il loro lavoro con il cuore”.